LEOPARDI lettere dall' infinito

LEOPARDI lettere dall' infinito LEOPARDI lettere dall' infinito V edizione integrale dell * epistolario da Bollati Boringhieri Domani mattina, venerdì 4 dicembre, alle ore 10,30, sarà presentato alla Biblioteca Braidense di Milano l'Epistolario di Giacomo Leopardi curato per Bollati Boringhieri da Franco Brioschi e Patrizia Landi (pp. 2800, lire 280.000). Oggi giornata di studi (in via Mercanti 2) su Leopardi e l'editoria. Sui rapporti tra il poeta e la città è aperta una mostra alla Biblioteca Trivulziana. NOI non sappiamo più che cosa sia una lettera: di quale dismisura e confidenza e tensione di verità si carichi, rispetto alla comunicazione orale. Né lo sapranno i filologi del futuro, forse del tutto oziosi in mancanza di epistolari (e varianti). Né i nostri figli, che già guardano a una penna e a un foglio di carta con stupore e magnanima sufficienza. La lettera, non di rado essa stessa letteratura, sempre è un'allegazione utile o indispensabile all'interpretazione; a volte è sostitutiva da un testo che non c'è (chi sarebbe Santa Caterina da Siena senza le sue Lettere?); altre volte è una specie di vortice dove la vita si trasfonde così com'è, priva di mediazioni, distinzioni, finzioni, nascondigb. Giovanni Getto era solito ricordarci, con un sorriso enigmatico, un'ultima «specie» (privilegiata?) di lettere: quelle indirizzate oltre, o più, che al destinatario, ai posteri; scritte per l'immortalità propria e a edificazione dell'umanità. Quando scrive una lettera, Leopardi al contrario non pensa che all'esperienza vissuta, all'intrico non solubile di nodi («gliommero», per Gadda) cui sovente si riduce l'umana avventura. La nuova, benvenuta, fondamentale edizione dell'Epistolario a cura di Franco Brioschi e Patrizia Landi, affiancabile ora all'edizione Pacella-Damiani dello Zibaldone per ineccepibilità e vastità dei riscontri, e per lo scrupoloso esame dei testimoni ma- Giorgio Picara CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA DI tuttavia non sì potesse ella he cosa, come stenerla senza nni così acerbi, r che mi possa ntuttociò non anche di più: uto il mondo, e rò, e sperimenerto mi dovrò ramente in me er le disgrazie dere a me, per essere armato gagliarda nonper quelle infi offenderanno rché io sono rii certo che non a persona del ia vita sarà un o di disprezzi sioni ' ha in data no ch'io l'anrissi la prima que un anno zia, che se noi tura affatto, ere sciolta o che tutto mo Leopardi

Luoghi citati: Milano, Siena