Kokkos: «Farò trionfare l'innocenza della natura»
Kokkos: «Farò trionfare l'innocenza della natura» IL REGISTA DELLA PRIMA Kokkos: «Farò trionfare l'innocenza della natura» LMILANO A forza del mito sta nella sua capacità di rappresentare la nostra coscienza collettiva, di essere la voce più credibile che parla della comunità degli uomini. Il mito persiste ancora, intatto». Yannis Kokkos racconta l'idea guida, un autentico leitmotiv, che ha voluto seguire per il suo allestimento del «Crepuscolo degli dei» alla Scala: «La mia orchestra è la scena: i protagonisti stanno al centro di una forma circolare, che certamente si riferisce al motivo wagneriano dell'anello, ma vuole anche ricordare la struttura dei teatri greci classici. L'intera storia europea si può rintracciare nel continuo specchiarsi dei miti del Sud in quelli del Nord». Nato ad Atene, Jannis Kokkos risiede in Francia dal 1963; alla Scala aveva esordito come scenografo per il «Pelléas et Mélisande» diretto da Claudio Abbado, ora ritorna per firmare regia, scene e costumi: una mano unica, e si riconosce. Una grande esperienza. «Quando ha costruito il nuovo teatro di Bayreuth, disegnato come un anfiteatro greco, Richard Wagner pensava alla celebrazione di un rito. Sigfrido è come Oreste, le Nome ricordano le profezie della Pizia, e il nostro spettacolo rispetta l'idea dell'unità di luogo della tragedia greca classica. Un'unità simbolica, ribadita dal continuo ritornare, nella musica, di alcuni motivi chiave». Lei dice: «Un nostro spettacolo». Per chiudere la Tetralogia della Scala, Riccardo Muti ha scelto lei dopo la non felice esperienza con André Engel. E ha dichiarato di voler prosegui¬ re, ancora con Wagner, questa vostra lunga collaborazione. «Ne sono felice. Muti ha molto insistito, nelle nostre conversazioni preliminari, sulla presenza della natura nel "Crepuscolo". L'ingenuità di Sigfrido che parla con gli uccelli, la contrapposizione tra il suo carattere ignaro, innocente e la cultura del possesso, la bramosia di Hagen e di suo padre Alberich. La natura, così protagonista nella musica e in questo spettacolo, è una risorsa contro la prepotenza del materialismo. E' un aspetto centrale nella poetica di Wagner, che abbiamo posto in rilievo, che abbiamo sottolineato con forza». Hagen, Alberich, il possesso da cui bisogna redimersi. Oltre che, nettissima, nei suoi scritti, lei avverte anche nella musica di Wagner una polemica anti¬ semita? «L'antisemitismo è violentemente diffuso nell'Europa del secondo Ottocento e Wagner aderisce a questa cultura. Ma in tutta la Tetralogia, come nelle altre opere, non avverto la minima riflessione in questo senso, e Wagner è Wagner per la sua musica». Le risorse tecnologiche della Scala sono degne di un teatro moderno? «I meccanismi teatrali sono collaudati e affidabili, la qualità del personale tecnico è alta, la disponibilità dei singoli notevole, non formale. Rimane - vorrei capirlo, prima o poi - un tipico mistero italiano: qui da voi le cose facili si complicano moltissimo, quelle impossibili si riescono sempre a fare. Molto divertente, qualche volta un po' preoccupante». Sandro Cappelletto li regista Yannis Kokkos elio ha allestito il «Crepuscolo»
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