Le vedute di Corot e Manet amate da «Le Charbonnier»

Le vedute di Corot e Manet amate da «Le Charbonnier» A Brescia le sorprese d'una collezione Le vedute di Corot e Manet amate da «Le Charbonnier» JBRESCIA EL 1883 Gustave Caillebotte, collezionista mecenate e pittore realista impressionista di ottimo rango egli stesso, propose in legato al Louvre la sua grande collezione. Solo dopo tre anni e roventi polemiche lo Stato francese ne accettò la metà, fra cui il Moulin de la Gaiette di Renoir, l'Estaque di Cézanne e la Gare Saint-Lazare di Monet. Con il doveroso ritardo fra il centro e la grande provincia francese, anche il Musée des Beaux Arts di Rouen conobbe nei primi del '900 il suo piccolo «scandalo Caillebotte», con il rifiuto nel 1903, da parte della direzione tradizionalista, della donazione d'una ricca raccolta di Impressionisti da parte di Frahgois Depeaux detto «Le Charbonnier», perché mercante di carbone inglese, accettata solo nel 1909 ma già depauperata per sfortune economiche del donatore che era stato il primo committente delle Cattedrali di Monet. Il legato Depeaux rimase comunque il nucleo e la base di partenza della sezione del museo arricchita in questo secolo, che è a sua volta l'asse portante di questa mostra nata dalla collaborazione fra il museo e Brescia Mostre, con catalogo Skira. Da Rouen proviene come molti altri dei 70 dipinti (oltre a tutta la bellissima sezione grafica con i suoi Huet, Corot, Decampa Théodore Rousseau, Degas, assurdamente non pubblicata in catalogo) il capolavoro ad apertura dell'estremo Corot, Un mattino a Ville d'Avray. Quando il quadro fu esposto al Salon nel 1868, Zola, che un anno prima aveva pubblicato la sua fondamentale difesa di Manet rifiutato ai Salon, ne scrisse: «E' un semplice filare d'alberi, i cui tronchi affondano in un'acqua dormiente e" le cui cime si perdono nei vapori biancastri dell'alba. Si direbbe una natura elisia e tuttavia non è che realtà». E sempre da Rouen provengono la straordinaria Veduta panoramica della città dipinta da Monet al momento e in parallelo con le famose Cattedrali, fantasmagoria pittorica «senza tempo» degna di Turner quanto di qualsiasi maggior pittore informale, e la coppia di Ritratti di fanciulle dello stesso Monet e di Renoir, esemplare e addirittura didascalica per un discorso sull'impressionismo, con la vicinanza della dissoluzione luministica nello spazio cromatico dei limiti della forma e l'affinità somatica delle due teste, da un lato, e l'antagonismo fra il velo acidulo rosaviola che avvolge il ritratto di Bianche Hoshedé, futura figliastra e nuora di Monet, della quale sono esposti alcuni quadri, e l'accalorata densità aranciata di Renoir. Il Porto di Rouen di Pissarro e la sequenza ammirevole dei quattro Sisley, fra 1882 e 1892, sono degne di qualsiasi rassegna ad alto livello. Il visitatore scoprirà la qualità di paesaggisti «collaterali» della Senna, Luigi Boir, Emile-Antoine Guillier, l'olandese-parigino Johannes Ten Cate. Ammirerà due veri gioielli neoimpressionisti, La Loire à Orléans dipinta la mattina dell'11 ottobre 1895 da un misterioso Louis Bougler, e il Ritratto di famiglia di Denis del 1899, accanto alle pagine aperte della loro Bibbia scientifica, De la loi du contraste simultané des couleurs di Chevreul del 1830, di lunga fortuna fino ai futuristi. Significativa presenza bibliografica alcuni numeri del mensile «Le Japon artistique» del tedesco parigino Siegfried Bing, profeta del «giapponismo» e poi dell'Art Nouveau, erroneamente schedati in catalogo come «libro illustrato». Marco Rosei Impressionisti da Corot a Renoir Brescia, Palazzo Martinengo Fino ai 18 aprile, da martedì a domenica 9,30-19,30

Luoghi citati: Brescia