Ma le ideologie non sono affatto scomparse

Ma le ideologie non sono affatto scomparse LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Ma le ideologie non sono affatto scomparse Il caso Ocalan e le scuole private Egr. Sig. Del buc^o, e poi dicono che le ideologie so:io sparite dalla politica! Non paro ancrvj a ;ei che basti grattare un pochino sulla crosta della omogeneizzazione impelante e interessata per accorgersene? Prendiamo solo due casi che Ir cronaca recente ha posto alla comune attenzione. Caso Oc2!ar,-K't di. Non è forse una comune affinità Heologica quella che ha spinto ur?. p-irte dt'''establishment dell'attuale governo ad offrire ospitalità e protezione a un soggetto ripudiato e respinto da almeno mezza dozzina di governi europei ed extra per le sue sospette attività? Scuole private e non. A parto ;' sottile calcolo politico di alcuni, chi se non i movimenti di ispirazione cattolica per un verso o liberale per un altro, stimolano e sostengono una qualche forma di finanziamento per le scuole private? Ma allora, se le ideologie riemergono su ogni questione essenziale, bando ai discorsi di riforme elettorali vieppiù maggioritarie che tendono a polarizzare formazioni politiche poco omogenee (con i risultati che tutti sappiamo) e teniamoci uno schietto sistema proporzionale dove ognuno si schiera secondo le proprie convizioni e i propri interessi. Del resto, i poteri forti sono a Bruxelles e non fra le aggregazioni caotiche e contraddittorie di Roma. Mario Colè, Cuneo Gentile Signor Colè, la ringrazio per l'intervento. Sono del suo stesso parere. Si gioca troppo con le parole e con l'ipocrisia. E' sempre meglio parlar chiaro. [o. d. b.] Contro la Beatificazione di Edith Stein Gentile Signor Del Buono, le invio questa lettera contro la beatificazione di Edith Stein sperando in una sua pubblicazione. Tra le operazioni di massa che cercano di rimuovere o modificare la fisionomia della Shoà (data dai racconti dei sopravvissuti) si è inserita la beatificazione di Edith Stein nata ebrea, con¬ vertita e catturata dai nazisti in convento cattolico, deportata e uccisa ad Auschwitz in Polonia. Nessuna voce si alzò allora per la sua salvezza fisica: né quella del Pontefice (Pio XII) che vedeva violare un convento tutelato da leggi di extraterritorialità, né quelle di chi condividendone l'esistenza (tutte le sue correligionarie) offrisse la propria vita in sostituzione perché l'amica continuasse in ciò che di nuovo aveva abbracciato o forse chissà... ritornasse tra il suo popolo come fecero molti ebrei alla fine della guerra. Edith Stein, illusa di aver salva la vita fisica al riparo delle spesse mura di un convento o per l'abito che indossava e che, forse, la faceva credere invincibile e inviolabile... schiacciata tra gerarchie che furono assenti quando la portarono via: è stata presa a simbolo della Shoà dal mondo cattolico in quanto ebrea convertita e uccisa. Wojtyla, polacco, cresciuto in una terra di collaborazionisti dove furono compiuti i peggiori massacri nell'indifferenza e nella complicità della popolazione, ha avvertito forse per la prima volta l'interruzione della storia tra un prima e un dopo Auschwitz e ha sentito che in un mondo che non è più lo stesso neppure la secolarità della Chiesa cattolica di cui è il rappresentante principale può ancora essere... Ma, invece di assumere il dolore e la sofferenza, di elaborare la malinconia attraverso il lutto e nello specifico attraverso il suo personale e silenzioso lutto per Edith Stein, lo ha semplicemente negato, o lo ha fatto chi ha preparato gli atti beatificatori... in questa nuova e brutta operazione superficiale dove non si è vista alcuna capacità di consapevolezza secolare e assunzione delle sofferenze impartite alla fede e al popolo ebraico. Le encicliche che hanno percorso gli ultimi 50 anni hanno allentato un po' la tensione, come pure la visita di Wojtyla alla Sinagoga di Roma, ma di fatto queste cose sono rimaste al vertice del mondo religioso. Si illude forse che per spiegare e far conoscere la Shoà sia sufficiente editare una semplice figurina di donna dall'aria sofferente (chissà poi perché, se aveva trovato la pace nel mondo nuovo) abbigliata come si è detto, rendendola celebre per la sua conversione durante una terribile persecuzione ebraica, assassinata infine perché ebrea e non cattolica? Giungerà alla base del mondo cattolico il dubbio che chi l'assassinò quel giorno fosse stato proprio un cattolico... mai scomunicato...? Questa non è, forse, la nuova e triste storia di sempre? Edith Stein non è santificabile perché non separabile da un più vasto universo di migliaia di vittime innocenti ebree assassinate in quanto ebree in una dinamica di ideologie razziste e non in quanto detentori di una fede; Anche gli atei, i non credenti, gli assimilati come i religiosi e gli ortodossi e i convertiti furono assassinati. Ai nazisti non interessava la fede o l'abitobensì la genealogia e per distruggere questa fu creata la macchina di morte. Edith Stein avrebbe meritato di essere lasciata riposare in pace per tutti i secoli futuri. Lo meritano le vittime della ferocia nazista, riposo e memoria affinché queste cose non accadano più. Sapienza sarebbe stata respingere questa celebrazione se di una proposta esterna si è trattato, rigettarne il principio riduttivista o, peggio ancora, risarcitorio o consolatorio delle sofferenze ebraiche attraverso la morte celebrazione di un essere umano. Non avrebbe mai dovuto dimenticare, Wojtyla, che chi accolse Edith Stein non fu in grado di proteggerne la vita fisica e che questa è inseparabile da quella spirituale!... Roberto David Zunino (?) Gentile Signor Zunino, mi ha chiesto di pubblicare la sua lettera, e io la pubblico. Non mi permetto di prendere in consi¬ derazione la questione della beatificazione, ma le confesso, invece, una cosa, premettendo che io sbaglio spesso sebbene non volentieri. Leggendo la sua lettera per trascriverla ai lettori ho avvertito crescere un disagio via via più imbarazzante. Il titolo da lei proposto per il suo intervento e da me accettato Contro la beatificazione di Edith Stein mi è parso trasformarsi in un Contro Edith Stein. Il disagio mi veniva, infatti, dal tono di sufficienza, di compatimento quasi sprezzante che lei aveva nel parlare di Edith Stein, nell'accusarla, in pratica, di essersi convertita in un periodo di feroci persecuzioni degli ebrei e, contemporaneamente, di avere sbagliato protettore. Di essersi illusa, come lei dice gentile Signor Zunino, di essere in salvo. Non trovo generoso parlare così dei morti e soprattutto di interpretarne i pensieri. Ma le ripeto, io sbagUo spesso e forse ho letto male la sua lettera. [o. d. b.]

Luoghi citati: Bruxelles, Polonia, Roma