Il killer per vendetta ha ucciso 2 innocenti
Il killer per vendetta ha ucciso 2 innocenti Voleva eliminare chi ha stuprato la convivente Il killer per vendetta ha ucciso 2 innocenti BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ha aspettato due anni per vendicarsi e alla line ha ucciso le persone sbagliate. Sohel Rana, 20 anni, e Ataur Rahaman, 17 tra pochi giorni, sarebbero stati uccisi per un tragico errore. L'ex pentito Giuseppe Calabro, il pluripregiudicato calabrese che ha fatto fuoco ieri pomeriggio a Bologna contro i due giovani, in una strada affollata della prima periferia, ha scambiato infatti una delle due vittime per il violentatore della sua convivente. Se l'era fatto indicare giorni fa dal figlio di 8 anni della sua donna: «E' lui che ha violentato la mamma», gli aveva detto il bambino. E Calabro, pochi sci i.poli e molti omicidi alle spalle (almeno sette-otto), nonostante i ventisei anni e l'aria da ragazzino, ha preparato la sua vendetta, tendendo un agguato al presunto strupratore e all'amico che lo accompagnava. «Ho ucciso la persona giusta», ha detto ieri mattina Calabro agli investigatori, con la stessa aria sicura mostrata venerdì sera al momento dell'arresto, spavaldo e provocatorio verso i fotografi ha tenuto la testa ben alta verso gli obiettivi chiedendo ironico: «Sono bello?, sono bello?». Ma i riscontri degli inquirenti fanno propendere sempre più per uno scambio di persona. I due ragazzi ammazzati erano clandestini e si guadagnavano da vivere vendendo fiori ai semafori. Due anni fa, all'epoca dello stupro, non erano nemmeno in Italia. Alla piccola comunità bangladese che vive a Bologna (circa 600 cittadini) non hanno dubbi: «E' stato sicuramente uno scambio di persone: è im- Una delle due v time di Bologna possibile che Sohel e Ataur abbiano violentato una donna in Italia due anni e mezzo fa. Basta analizzare i fatti per capirlo». Spiega un parente delle vittime: «Uno era arrivato in Italia da un anno, l'altro da appena due mesi. Non sapevano che poche parole d'italiano e senza di me si sentivano persi, non si muovevano neppure da casa». Nella casa dove vivevano le due vittime, in via Del Greto, dove è avvenuta la sparatoria, sul letto di uno dei due ragazzi c'è ancora un libro di grammatica: «Il maestro della lingua italiana». Aggiunge il parente: «La loro speranza era quella di trovare un lavoro pulito. In questi primi mesi a Bologna si guadagnavano da vivere vendendo fiori ai semafori, ma speravano in qualcosa di migliore». Il destino ha deciso diversamente: Sohel è stato raggiunto dai colpi sparati da Calabro in mezzo ad una strada, l'amico Ataur mentre era in una cabina telefonica. Ad ingenerare l'equivoco, un nomignolo, «Tota», fornito dalla convivente dell'assassino per indicare il suo stupratore, simile ad uno dei nomi delle sue vittime. Quel nomignolo in realtà corrisponderebbe ad un altro componente della comunità del Bangladesh a Bologna. Un giovane che risiede da tempo in città, frequentatore abituale di discoteche e locali, che ieri pomeriggio è stato sentito dal magistrato. Lo stupro avvenne due anni fa dopo una serata trascorsa in pizzeria: l'uomo si fece invitare nella casa della donna dove le usò violenza. Lo stupro non venne mai denunciato. Marisa Ostolani Una delle due vittime di Bologna
Persone citate: Calabro, Giuseppe Calabro, Marisa Ostolani, Tota
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