«Guariniello, indagini giuste»

«Guariniello, indagini giuste» L'ex calciatore del Perugia: non si può dimostrare da cosa dipende una morte per tumore «Guariniello, indagini giuste» Sollier: ma sarà difficile provare qualcosa VERCELLI DAL NOSTRO INVIATO A raccontarlo adesso, il suo mondo sembra un'epoca fa, il mondo del suo libro, «Calci, sputi e colpi di testa», il mondo di Helenio Herrera che chiamavano mago anche quando non vinceva più, della Juve del Trap c del Perugia di Castagner, il mondo di Paolo Sollier che alzava il pugno chiuso per festeggiare i gol, ma anche il mondo di Picchi ucciso da un tumore, o di Curi che crollava in un campo di calcio con il cuore massacrato. Paolo Sollier giocava assieme a Curi, in quel Perugia. Adesso allena il San Colombano, campionato dilettanti, il calcio lo vive dalla periferia. C'è rimasto dentro così. Allora, lo frequentò dalla serie C alla serie A. Dice: «Era tutto diverso». Quand'è cambiato? «A metà degli Anni Ottanta». Con il Milan di Sacchi? «Sì, con le televisioni, con le partite ogni tre giorni. C'è da diventare matti a giocare così tanto». E il doping? «Allora non ci pensavamo». Però, adesso ci pensa Guariniello, 45 morti sospetto che vengono anche da quegli anni, da quel calcio, da quel mondo, come un'ombra che s'allunga sul nostro passato. Vogliamo parlarne? «Beh, io rispondo di cose di cui sono venuto a contatto. So che Zeman ha ragione al cento per cento. E che Guariniello la bene. Ma ai miei tempi, il doping non esisteva come problematica». Cosa facevate? «Prendevi lo vitamine a primavera, quelle che adesso chiamano integratori. Tutto lì Io ricordo che l'unica cosa un po' strana ce la propose Helenio Herrera a Rimini, quando ci fece prendere dell'aspirina masticata con un po' di caffè. Mi sembra che questo spieghi bene l'innocenza di quella situazione». Era la droga dei ciclisti, però. Anquetil prendeva aspirine e champagne, no? E Anquetil è morto di tumore. «Non lo so. Herrera ci parlava di effetti miracolosi». Oriali una volta disse che era normale farsi le flebo negli intervalli, che tutti le hanno sempre fatte nel calcio. Non è vero? «Queste sì, le ha fatte qualcuno. Il problema è cosa c'è nelle flebo». Però le facevate? «Nelle squadre dove ho giocato io, mai. Ma qualcuno sì, le faceva. A Perugia, noi usavamo le maschere di ossigeno con le bombolette, nell'intervallo, perché sembrava che ti facessero recuperare se andavi in debito di ossigeno, cioè se ti affaticavi troppo». E servivano? «Io dopo mi sentivo come prima. Il meccanismo dell'affaticamento è complesso. Se io ho prodotto acido lattico ci vogliono giorni per recuperare. A meno che non fai come oggi, nel ciclismo, con la creatina e l'epo. Se anche nel calcio usano l'epo è preoccupante davvero». Secondo te? «Nel ciclismo i casi sono acclarati. Nel calcio non si può dire, perché abbiamo scoperto che i controlli non li facevano». Adesso Guariniello ha spostato le indagini anche indietro nel tempo. Che ne pensi? «Che fa bene. Ma non sono convinto che trovi qualcosa». E perché? «Perché non puoi dimostrare da che cosa dipende una morte di tumore». Curi non morì di tumore. Che ricordi di lui? «Aveva un problema cardiaco. Non so dirne i confini. Però, scoprimmo che per due volte, durante i cuoi trasferimenti da una squadra all'altra, fu mandato alla visita fiscale. Era una visita che non facevano a nessuno. A lui la fecero perché qualcosa nel suo cardiogramma non funzionava. Nei due anni che restammo insieme, non ci fu alcun problema. Ma nelle squadre le voci corrono». Cioè? Quando morì, cosa successe? «Noi come associazione calciatori prendemmo una posizione molto dura, poi furono offerti dei soldi alla vedova con l'accordo che le parti civili si ritirassero. Mi telefonò Pasqualin, che allora era il legale dell'associazione: "Che facciamo?" Gli dissi: "Io credo che la cosa più importante sia salvaguardare il futuro della vedova e dei figli". Perciò ci ritirammo». Anche allora i calciatori erano degli strumenti, dunque «Beh sì». E Picchi? Cosa pensaste della morte di Picchi? «Quello fu un tumore. Non c'entra». E Ferrini? «Cirrosi». Come fa una persona sana che non beve a morire di cirrosi? «Non so se non beveva. Ma bisogna stare attenti. Chi si occupa di queste cose, deve pensare che il calcio è molto cambiato, quello di ieri è un'era geologica fa. Non c'era questa pressione, questo fanatismo. Si diceva solo che si bombavano nelle partite internazionali». Ed era vero? «Non lo so. Credo però che l'Olanda abbia fatto giustizia di queste cose. Cruyff, Neeskens e gli altri si allenavano meglio e di più. Invece, non giurerei su quello che succedeva nei Paesi dell'Est. Guardate, il calcio è un mondo strano: c'è un tam tam che non perdona». E il tam tam cosa diceva? «Quasi tutto». La droga, la cocaina? «No, quella era ancora una roba da ricchi». E le altre droghe? «Ricordo che una volta nello spogliatoio parlammo di canne. Era un periodo che eravamo troppo nervosi e giocavamo male: per questo pensammo di farci le canne, per calmarci. Magari se le facciamo al sabato, domenica rendiamo di più. E allora si chiedeva a quelli che le avevano provate gli effetti che davano». Erano molti quelli che le avevano provate? «Quasi nessuno sapeva che cosa volesse dire. E questo vale per tutto. Allora, se uno si dopava o pensava di drogarsi, non era un comportamento di massa». E oggi? «Oggi è evidente che se c'è un laboratorio che non fa le analisi, drizzi le orecchie». E dunque Zeman ha ragione? «Io la penso come lui. Bisogna arrivare a una legge: tutto ciò che non è chiaramente ammesso, è proibito. Dubito che si arriverà a farla». Perché? «Perché ci sono troppi interessi ormai, troppi guadagni. Anche delle case farmaceutiche. Agli allenatori arrivano certi opuscoli che sono perlomeno sospetti. L'ultimo, peccato che l'ho buttato via. C'era la foto dell'allenatore di una squadra giovanile, non ricordo quale, abbastanza famosa, che diceva: ho fatto prendere queste sostanze ai miei ragazzi e il rendimento è aumentato del 30 per cento. E giù un elenco di farmaci. Ma è lecita una cosa così?». Guariniello fa bene, allora? «Fa bene ad andare fino in fondo». E il calcio? Cos'è diventato? «Io dò un giudizio molto positivo su quello che succede in campo. E' diventato un linguaggio universale che capiscono tutti, una delle poche cose per cui la gente si emoziona, oggi che non c'è più passione politica, che c'è poca partecipazione sociale e troppo disincanto. Almeno c'è questo valore che lo sport ti lascia dentro: è un confronto aperto, dove ci sono regole, dove impari a vincere o a perdere. E' un codice». Ma vent'anni fa avresti parlato così? «No. Non ci avrei mai pensato. Lo vedi com'è il mondo? Come una partita di calcio. Non puoi mai sapere come finisce». Pierangelo Sapegno UN TESTIMONE SCOMODO fi fi A Perugia usavano l'ossigeno nella pausa per recuperare fiato p j fi fi La preistoria del doping? Caffè e aspirina: ce li ordinò Herrera p ap fi fi// calcio è cambiato col Milan di Sacchi e le gare ogni tre giorni per esigenze tv ■■ Accanto: il procuratore Guariniello. A sinistra: Renato Curi in barella. A destra: Paolo Sollier wIllF®

Luoghi citati: Olanda, Perugia, Rimini, San Colombano, Vercelli