«Grazie per le lettere, non sono più solo»

«Grazie per le lettere, non sono più solo» Parma: per il giovane gli scritti di tre donne rappresentano i primi contatti dopo 9 anni di solitudine «Grazie per le lettere, non sono più solo» Carretta: risponderò, finalmente adesso ho degli amici PARMA DAL NOSTRO INVIATO «Adesso mi scrivono tutti...», c'è sorpresa nella voce di Ferdinando Carretta, nove anni come un latitante anche senza essere ricercato. Nove anni a Londra senza amici, una ragazza o anche solo un messaggio nella segreteria telefonica del suo monolocale di Chadwell Heats, poche note di Per Elisa di Beethoven prima del bip e poi basta. Per ora ha ricevuto tre lettere, senza contare il telegramma del suo legale. Se altre gli hanno scritto, le lettere saranno consegnate oggi. Sono tre donne sconosciute che con carta e penna gettano un ponte, verso quel volto incontrato fino ad allora solo alla televisione o nelle foto sui giornali. Tre donne che gli sono vicine, che si firmano per esteso e mettono pure l'indirizzo. «Risponderò, proverò a rispondere, mi fa piacere che ci sia qualcuno che mi pensi, che preghi per me, che mi guardi non solo per quello che ho fatto», si stupisce Ferdinando Carretta, chiuso nella cella del carcere di via della Burla, branda, tavolino con sopra due romanzi da niente, arrivati direttamente dalla biblioteca della prigione e un mucchietto di. giornali. Dove si parla ancora della sua confessione, del massacro di nove anni fa, delle ricerche nella ex discarica di Viarolo. <d?erdinando sta scoprendo la natura umana, cosa voglia dire avere delle relazioni. Quelle lettere possono anche essere un riempitivo a una giornata sempre uguale», racconta l'avvocato Filippo Dinacci. «Ma io temo che possano arrivargli anche minacce, che potrebbero colpire ancora di più la sua psiche malata. Forse ci vorrebbe una qualche forma di controllo», si augura il difensore di Ferdinando Carretta. E invece nessuno, può leggere la posta in arrivo in via Burla. Ogni lettera, per la legge sulla privacy, viene consegnata chiusa al detenuto, in isolamento ventiquattro ore al giorno, gli agenti davanti alle sbarre che non lo mollano per un minuto, come ha stabilito il giudice Vittorio Zanichelli. Nessuno, conosce cosa scrivano nei dettagli queste tre donne, che a un foglio di carta regalano le loro riflessioni sulla solitudine, il senso di colpa, la liberazione che deve aver provato Ferdinando Carretta dopo aver tenuto dentro di séper nove anni, ciò che è successo quella notte in via Rimini, quando lui ha preso la pistola e per sei volte ha sparato. ' «Ferdinando ha saputo che alcune zie che abitano ancora qui a Parma, attraverso i giornali gli fanno sapere di essergli vicine. Mi è sembrato molto contento, di tutte queste attenzioni», racconta ancora il legale. «Ci fa pia- cere che sia sereno per le nostre parole, ma noi vorremmo che magistrati, giudici e carabinieri ci dicessero cosa è accaduto quella notte. Non invidio quegli psichiatri che devono capire cosa c'è nella mente di Ferdinando», vive in attesa lo zio Francesco, il primo a tirare un sospiro di sollievo per la ricomparsa a Londra di suo nipote, il primo a volere una verità certa, fosse anche solo per un funerale da celebrare nove anni dopo. «Delle lettere ne parleremo nel prossimo incontro, la vigilia di Natale. Ma non mi stupisce che ci sia chi gli scrive. C'è sempre chi per sensibilità, senso materno o perché si lascia guidare da tratti isterici, scrive a protagonisti della cronaca», commenta Cesare Piccinini, lo psichiatra che per primo ha visitato il giovane Carretta e subito dopo ne ha consigliato il ricovero in una struttura ospedaliera giudiziaria. Dove Ferdinando Carretta, possa essere adeguatamente curato. Come si augura il suo difensore: «Aspettiamo per oggi la decisione del giudice, però la destinazione finale tocca al ministero. Capisco le esigenze di controllo, ma invece di un centro psichiatrico giudiziario, sarebbe meglio una struttura ospedaliera dove Ferdinando Carretta possa essere seguito. La sua è una mente totalmente sconquassata», [f. poi.] CARO MOSTRO TI SCRIVO «Mi fa piacere che ci sia qualcuno che mi pensi, che preghi per me, che mi guardi non solo per ciò che di brutto ho fatto» Ferdinando Carretta al suo arrivo a Fiumicino

Luoghi citati: Londra, Parma