«lo Stato dia in affitto i capolavori»

«lo Stato dia in affitto i capolavori» IL CONSULENTE DEL MINISTERO LO Stato italiano vuol fermare i trafficanti d'arte? E allora abbia il coraggio di prendere lui in mano il traffico». Daniel Berger, responsabile del merchandising del Metropolitan Museum di New York e consigliere del ministro dei Beni Culturali Giovanna Melandri, lancia la sfida. «E' come per le droghe leggere - dice -. Dove la vendita è libera, come ad Amsterdam, gli spacciatori non ci sono». Lei mette sullo stesso piano sostanze stupefacenti e capolavori dell'uomo. Non teme di scatenare una guerra di religione? «Il mio è un discorso pragmatico e quello della droga è soltanto un esempio. Se si parla meno e si agisce di più, i risultati si ottengono. L'Italia fa bene a custodire gelosamente il proprio patrimonio, ma non vedo nulla di scandaloso nel cercare nuove formule. Il leasing, per esempio». Il leasing? Quello delle macchine? «Sì, è semplicissimo. Lo Stato dà un bene in consegna a un privato, pattuisce un compenso e fissa la durata del contratto. Poi se lo la restituire». Con quali garanzie e obblighi? «Il dovere della tutela e dell'accessibilità. La questione della proprietà è meno importante. Ciò che conta è che dell'opera non venga fatto un uso improprio, che non venga danneggiata o ceduta e che sia visibile al pubblico. Anche oggi, in fondo, è così: se un privato possiede un "Tiziano", non può certo farne ciò che vuole. Anche per portarlo temporaneamente all'estero ha bisogno di un'autorizzazione». Spieghi meglio il meccanismo: lei darebbe il Davide «lo Stato dia in affitto i capolavori» «Alprivato l'obbligo di esporre e tutelare i beni» di Michelangelo o la Venere di Botticelli a un ricco manager perché se li tenga in una villa, a patto che li difenda dai ladri e ne consenta la visione? «Io non mi riferivo ai capolavori, ma alle migliaia e migliaia di opere chiuse in magazzini polverosi: cocci di origine romana, greca o etrusca, terze versioni di quadri. Occorre un comitato di esperti che individui i pezzi da vendere o dare in leasing». Cifìde che i cocci basterebbero ad accontentare i collezionisti che oggi si rivolgono al mercato clandestino? «Il collezionismo è una mania e gli spazi espositivi non sono infiniti. La mia proposta è una formula nuova per affrontare un problema antico. L'arte è da sempre il bottino dei conquistatori. Roma saccheggiò la Grecia, Venezia depredò Costantinopoli, Napoleone fece lo stesso con l'Italia, i tedeschi si impadronirono delle collezioni degli ebrei. Una volta si usava la politica del "partage": io archeologo mi assumo l'onere degli scavi, tu sovrano ti prendi il 50% del bottino. Il Museo Egizio di Torino, per fare un esempio, è nato così». Quali altri vantaggi può avere uno Stato che «impresta» i suoi tesori? «La pubblicità. Supponiamo che l'Italia mandi un vaso etrusco a un museo giapponese. Sotto il pezzo esposto ci sarà la scritta "preso in leasing dal governo italiano" e al visitatore verrà voglia di andare a Tarquinia». Le ricordo due polemiche recenti: la decisione di alienare alcuni palazzi sotto tutela e l'incendio alla Reggia di Caserta, nei locali oggi occupati da militari. «Non vedo nulla di male nella concessione in uso di un bene, a patto che il possessore ne garantisca la conservazione. Nel caso di Caserta, siamo di fronte a un uso improprio. Vuole un altro esempio? Palazzo Barberini a Roma ospita una mensa per ufficiali e a volte i locali vengono utilizzati per matrimoni: una cosa indegna». Raccomanderà al ministro di adottare una soluzione in tempi stretti? «Nei dizionari italiani la parola "presto" non c'è. Spero piuttosto che vengano sconfitti in fretta certi atteggiamenti culturali sbagliati di origine cattolica e marxista: fare soldi con la cultura non è peccato». Stefano Mancini «Per fermare i trafficanti è necessario mettere sul mercato i tanti pezzi lasciati nella polvere dei magazzini dei musei italiani» «Il problema non è la proprietà di un'opera ma la tutela e l'accessibilità. Un comitato stabilisca cosa si può cedere in leasing» Sopra, la Phiale, coppa d'oro di periodo ellenistico (III secolo a.C.) trovata da un tombarolo vicino a Palermo, finita in America con la mediazione di Cammarata e oggi contesa fra Usa e Italia. A sinistra, il Metropolitan Museum di New York, dove la Phiale era custodita

Persone citate: Barberini, Botticelli, Daniel Berger, Giovanna Melandri, Stefano Mancini