«E' follia pagare se un paese frana» di Marco Zatterin
«E' follia pagare se un paese frana» L'economista Brunetta critica la norma sulle polizze obbligatorie contro le calamità «E' follia pagare se un paese frana» «Così è la fine dello Stato» ROMA. Renato Brunetta vede già l'inizio della fine dello Stato. Davanti all'articolo della Finanziaria che introduce il principio secondo cui - in caso di alluvioni, terremoti e simili - chi non abbia sottoscritto una polizza di assicurazione deve pagare una parte dei danni della calamità, l'economista veneziano non esita a parlare di «follia totale» e «pubblica amministrazione che abdica». Qualunque manuale di economia, dice, «insegna che esiste un legame di solidarietà fra il cittadino che paga le imposte e lo Stato che offre dei servizi. Se si rompe questo collegamento, si sbriciolano le istituzioni, i privati fanno per conto loro, e si arriva ad un punto in cui non hanno più senso né le tasse, né il mantenere in piedi un'organizzazione centrale». Fa discutere l'articolo 36 del collegato alla manovra per il '99 che approda in aula al Senato giovedì prossimo. Il testo stabilisce che, a seconda delle condizioni economiche del cittadino, l'assenza di una polizza comporti che il risarcimento in caso di calamità debba essere ridotto in misura compresa fra il 20 e il 50%. Brunetta sorride. E ricorda che «la sicurezza ambientale è un bene pubblico e come tale non ha prezzo; deve essere fornita dallo Stato a tutti senza alcuna discriminazione». I beni privati sono un'altra cosa, aggiunge il docente di Economia, rispondono alla logica del mercato, della domanda e dell'offerta: «Chi ha i soldi compra caviale, poltrone e tappeti; chi non li ha, no. I beni pubblici - come le strade, i semafori, la difesa, la polizia e i fari costieri - non devono far differenza fra chi li ha finanziati e chi no. Sono offerti dallo Stato perché i privati non potrebbero fare altrettanto. E' molto semplice». Vale anche per le alluvioni... «Per i motivi appena detti, lo Stato deve garantire la sicurezza idrogeologica del Paese. Se una calamità naturale distrugge una casa o un Paese, esistono delle norme, ordinarie ed eccezionali, per il risarcimento degli individui». Adesso il rimborso potrebbe diventare parziale. «Non è giusto. Tu non puoi dire che la sicurezza della rocca di Orvieto deve essere un affare di una parte delle persone che ci abitano e non della collettività. E' un bene pubblico. Devi fare il possibile per garantirlo e basta. Imporre un'assicurazione per la certezza di ottenere quello che nei fatti è un bene pubblico porta come minimo alla richiesta di un rimborso fiscale di quanto speso per la polizza, visto che il cittadino ha preso il posto dello Stato. Il principio è chiaro: niente servizio, niente tassa». Si innesca un circolo vizioso... «Sì. Paradossalmente, é provocatoriamente, così arriva alla fine dello Stato. Si comincia con l'individuo che si assicura contro la montagna e pertanto paga meno tasse. A questo punto, decide di assicurarsi contro lo scippo e allora si astiene dal versare le tasse per la polizia. Manda i figli a scuola privata e non si cura delle imposte per l'istruzione pubblica. Si costruisce la sua Sanità, e anche la politica estera, o la difesa con un gruppo di vigilantes. Al termine di tutto ciò, il contribuente non paga più tasse perché si è sostituito alla pubblica amministrazione. Lo Stato si sfalda come conseguenza della sua rinuncia a fornire i beni pubblici che sono una sua prerogativa fondamentale». Cosa deve fare, invece? «Continuare a offrire i beni pubblici. Poi costringerti a costruire case antisismiche nelle regioni a rischio, magari con agevolazioni». Ma se poi ti cade una montagna in testa? «Te ne fai poco dell'antisismicità del tuo appartamento. Per questo chiedere un assicurazione sulla montagna che crolla mi sembra assurdo e, soprattutto, fuori dalle logiche elementari dell'economia in materia di sicurezza pubblica». Come vede il fatto che l'assicurazione dipenda dal reddito? «L'offerta di un bene pubblico ha una esigenza di equità che non può essere discriminata attraverso la determinazione di un prezzo. Si remunera con le tasse e deve essere fornito a tutti nello stesso modo. Il faro e le strade devono essere disponibili per tutti senza differenze. Quando accade una calamità naturale non si può fare a meno di risarcire chi ne è stato vittima». Torniamo alla polizza. Ci sarebbero anche tasse da pagare sul contratto... «Sicuro, il danno e la beffa. E poi in certi casi potrebbe essere quasi impossibile assicurarsi...». Quali casi? «Quanto potrebbe essere alto il premio per una polizza per chi vive a Sarno? Senza contare che poi ci sarebbe cuscrirninazione su discriminazione, perché le assicurazioni metterebbero in piedi un sistema di rilevazioni per ridurre i rischi e, probabilmente, utilizzerebbero le loro informazioni solo per gli assicurati. Gli altri rimarrebbero doppiamente senza copertura. Sarebbe drammatico e paradossale. Veramente paradossale». Marco Zatterin L'economista Renato Brunetta
Persone citate: Brunetta, Renato Brunetta
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