La Albright: sarà così l'Albania del Duemila

La Albright: sarà così l'Albania del Duemila «Nell'aprile '99 a Washington daremo un volto alla difesa atlantica del nuovo secolo» La Albright: sarà così l'Albania del Duemila AL vertice di Washington i nostri leader annunceranno una nuova concezione strategica, un piano per il futuro dell'Alleanza. La Nato del ventunesimo secolo deve tener conto del nuovo ambiente strategico. Mentre la maggior parte dell'Europa è oggi più sicura di quanto non sia mai stata a memoria d'uomo, il territorio dell'Alleanza ed i suoi interessi possono essere minacciati da una serie di rischi provenienti da una varietà di fonti. Come il presidente Clinton ha detto a Berlino nel maggio scorso, «in futuro l'Alleanza dovrà continuare a difendere delle frontiere ampliate, ed a difendere la nostra sicurezza dalle minacce esterne: la diffusione delle armi di distruzione di massa, la violenza etnica, i confitti regionali». La Bosnia e il Kosovo sono esempi recenti che indicano che la Nato deve agire quando i conflitti al di là delle sue immediate frontiere toccano gli interessi dell'Alleanza. La nuova concezione strategica dell'Alleanza deve trovare il giusto equilibrio tra l'affermazione della centralità delle missioni di difesa collettiva della Nato, e la risposta a simili crisi. Assieme, noi dobbiamo migliorare sia la nostra flessibilità, sia la capacità di prevenire, evitare e, se necessario, rispondere all'intero spettro delle minacce possibili agli interessi dell'Alleanza. La missione principale della Nato resterà sempre la difesa contro l'aggressione. E' quello il cuore del Trattato di Washington. Ma i fondatori dell'Alleanza fecero anche mia distinzione tra ciò che il Trattato ci impegna a fare, e ciò che il Trattato ci permette di fare. Se l'azione militare congiunta è necessaria per proteggere gli interessi vitali dell'Alleanza, è giusto usare la struttura militare unificata e l'abitudine alla cooperazione che abbiamo costruito durante gli ultimi 50 anni. Oltre al raggiungimento di mi accordo su una nuova visione per il ventunesimo secolo, iJ Vertice di Washington avrà l'obiettivo di assicurare alla Nato i mezzi per realizzare questa visione. Abbiamo bisogno di forze militari pensate, equipaggiate e preparate per le missioni del ventunesimo secolo. Il Segretario alla Difesa Cohen ha lavorato in stretto contatto con i ministri della Difesa alleati sulle proposte per modernizzare le forze militari Nato. Il nostro compito è raggiungere un accordo al vertice di Washington sul programma a lungo termine per sviluppare le giuste capacità per assicurare tanto l'autodifesa, quanto l'abilità a rispondere velocemente ed efficacemente alle crisi. E' per questo che salutiamo con favore l'appello agli europei del primo ministro britannico Blair, a prendere in considerazione le vie attraverso le quali essi possano assumersi più responsabilità per la loro sicurezza e la loro difesa. Il nostro interesse è chiaro: noi vogliamo un'Europa in grado di agire. Noi vogliamo un'Europa dotata di forze militari moderne, flessibili, capaci di spegnere gli incendi nel cortile europeo e che attraverso l'Alleanza lavorino con noi per difendere i nostri interessi comuni. Gli sforzi europei per fare di più per la difesa dell'Europa ci rendono più facile, e non più difficile, il rimanere impegnati. Esamineremo tutte le proposte per la difesa e la sicurezza europee con in mente ima semplice domanda: migliora o no la nostra efficacia nel lavorare assieme? Come il primo ministro Blair, noi crediamo che sia necessario puntare sul rafforzamento delle capacità pratiche che l'Europa porta alla nostra Alleanza. La crisi del Kosovo mostra come le capacità pratiche di difesa europee possano aiutare la Nato a compiere le sue missioni. Grazie all'iniziativa dei francesi ed al contributo di tedeschi, britannici, italiani ed altri alleati, la Nato sta dispiegando una forza paneuropea per gli osservatori dell'Osce che vengono inviati in quella disgraziata provincia. Questa forza è sotto comando Nato ma è basata su solide capacità europee. Ciò mostra come le forze europee possano lavorare all'interno della Nato nel mondo reale con grande efficacia. Il Kosovo porta anche un'altra lezione: la volontà politica è più forte delle strutture istituzionali aggiuntive. Il problema nel Kosovo, prima che agissimo assieme, non era la mancanza di istituzioni appropriate: era la mancanza di accordo per usare le istituzioni che abbiamo. Mentre gli europei cercano il modo migliore di organizzare la propria cooperazione nel campo della politica estera e di sicurezza, il problema è far sì che ogni cambiamento istituzionale sia compatibile con il principio base che ha ben servito l'Alleanza atlantica per 50 anni. Ciò significa evitare quel che chiamerei le tre D: doppioni, duplicati e discriminazioni. Primo, vogliamo evitare i doppioni: la Nato è l'espressione dell'indispensabile legame transatlan¬ tico. Deve restare un'organizzazione di alleati sovrani, in cui il processo decisionale europeo non è sganciato dal più ampio processo decisionale dell'Alleanza. Secondo, vogliamo evitare i duplicati: le risorse per la difesa sono troppo scarse perché gli alleati pianifichino le forze, gestiscano le strutture di comando e decidano degli appalti due volte, una volta alla Nato e un'altra all'Unione europea. Terzo, vogliamo evitare ogni discriminazione contro i membri della Nato che non sono membri dell'Unione europea. L'obiettivo indicato dal primo ministro Blair è compatibile con questi principi. Aspettiamo di discutere con tutti i nostri alleati e partner europei di come rafforzare la capacità di agire dell'Europa. La Nato del ventunesimo secolo che immaginiamo sarà il pilastro centrale di una assai più ampia comunità dell'Atlantico del Nord, con rischi e responsabilità condivisi tra democrazie sempre più prospere e sicure. Per le nazioni che aspirano a farne parte, la porta della Nato resta aperta, e l'Alleanza dev'essere ancor più attiva nell'aiutarli a passare quella soglia. Noi vogliamo che la Russia partecipi strettamente ed attivamente a questa partnership del ventunesimo secolo. I miei colleghi ed io incontreremo questa settimana il ministro degli Esteri russo Ivanov nel Consiglio permanente Nato-Russia, dove continuiamo i nostri sforzi per migliorare la cooperazione nello spirito dell'Atto di fondazione Nato-Russia, che a giugno compirà due anni. La Nato e le truppe russe continuano a lavorare fianco a fianco in Bosnia. Assieme, stiamo lavorando alla possibile partecipazione della Russia al regime di verifica aerea nel Kosovo: tutti segni del fatto che le relazioni Nato-Russia progrediscono. La lezione di questo secolo - il più sanguinoso della storia - è che quando Europa e America agiscono insieme, si promuovono i nostri interessi e i nostri valori più efficacemente di quanto non potrebbe fare da solo ciascuno dei nostri Paesi. Quando non troviamo un accordo, il risultato è lo stallo, o addirittura la crisi. Tra 50 anni, voghamo che la prossima generazione dica che noi abbiamo appreso la nostra lezione, e che l'abbiamo ben applicata alle molte sfide che affronteremo nel nuovo secolo. Questo nuovo secolo viene forgiato oggi dalla nostra comune risposta all'instabilità nei Balcani occidentali. E sarà ancor più forgiato dalle decisioni che prenderemo questa settimana e nei prossimi mesi. Ho fiducia che saranno le decisioni giuste per il futuro della nostra grande Alleanza. Madeleine Albright Segretario di Stato americano «E' positivo che l'Europa migliori le sue capacità di intervento ma bisogna evitare i doppioni» «La missione della Nato resterà la difesa contro le aggressioni» A sinistra una esercitazione di reparti Nato A destra il segretario di Stato americano Madeleine Albright

Persone citate: Albright, Clinton, Cohen, Ivanov, Madeleine Albright