Già aperta la caccia a Gore

Già aperta la caccia a Gore LA CORSA ALIA CASA BIANCA Già aperta la caccia a Gore Solo Bushjr. può battere il vicepresidente AConcord, New Hampshire, il postino ha già consegnato gli auguri di Lamar Alexander, ex governatore del Tennessee e concorrente repubblicano alla nomination per le presidenziali del 2000. Mancano 14 mesi alle primarie del New Hampshire, che tradizionalmente aprono la lunga gara per la Casa Bianca, ma si sente già aria di campagna elettorale. Dice Jean Wallin, che nel 1976 organizzò il team di Jimmy Carter: «I candidati si stanno posizionando come in una partita di baseball». E Hugh Gregg, ex governatore aggiunge: «Molti sono già stati qui in avanscoperta, dal repubblicano George W. Bush al vicepresidente Al Gore, che tornerà prima di Natale. E in queste ore è stata annunciata la visita di Bill Bradley». I pochi alberghi di Concord hanno già ricevuto le prenotazioni di sondaggisti, politici, strateghi delle campagne elettorali. Al grande Barnum che sta per iniziare sia il New York Times (con una corrispondenza da Concord) sia il Washington Post (con una analisi sulle prospettive di Al Gore) hanno dedicato ieri i primi articoli. E proprio il giorno dopo la morte di Albert Gore senior, 90 anni, il padre di Gore. Senatore dal 1953 al 1970 in rappresentanza dello Stato del Tennessee, il vecchio Gore viene oggi ricordato come un liberal, difensore dei diritti civili, oppositore della guerra in Vietnam. Insomma un gentUuomo del Sud che ha inse- gnato al figlio l'etica e l'arte della politica. Seduto con la moglie Tipper al capezzale del padre, Al Gore non ha potuto commentare la discesa in campo di Bill Bradley, ex giocatore di pallacanestro ed ex senatore del New Jersey. A Concord, quelli che se ne intendono dicono che Bradley non ha alcuna chance di ottenere la nomination democratica. E così gli altri candidati, da John Kerry, senatore del Massachusetts, a Richard A. Gephardt. Proprio Gephardt, come spiegano gli insiders più informati, ha già concordato con Gore il posto di leader di una eventuale maggioranza democratica alla Camera dei rappresentanti. I problemi di Gore, appena sfuggito allo scandalo della raccolta di fondi per la campagna elettorale del 1996, non sono i possibili concorrenti interni. Come suggerisce George Stephamopoulos, ex consigliere per l'informazione di Bill Clinton, Gore deve dare un proprio progetto all'America, separando la sua immagine da quella dell'attuale Presidente. E così facendo potrà costruirsi una identità forte, capace di sconfiggere il suo avversario repubblicano: George Walker Bush, governatore del Texas. Gore ha tutto dalla sua: l'organizzazione del partito, l'attenzione dei media, i consiglieri, una enorme disponibilità di capitali. Il suo volto, nonostante qualche leggera ombra, è pulito (The Economist, un po' ironicamente, lo ha chiamato Mister Clean). La sua immagine è quella del bravo ragazzo («un boy scout» secondo la definizione del New York Times) molto attento all'ecologia, ai diritti civili, al Dalai Lama e a tutto l'armamentario del politically correct. Belle qualità che non bastano a sconfiggere Bush. Gore per vincere dovrà avere un prò- prio programma per il 2000, dimostrare maggior polso, trovare uno slogan, convincere gli americani di non essere soltanto il migliore dei democratici. Con un Presidente che ha già fatto due mandati è difficile per un vicepresidente in carica presentarsi come l'uomo nuovo e farcela. Sinora ci sono riusciti soltanto Martin Van Buren e George Bush. Un suggerimento inaspettato arriva per Gore da Robert Teeter, esperto di sondaggi d'opinione per il partito repubblicano: «Cerchi di non essere solo il candidato dello status quo», perché se tutto andrà bene, se l'economia crescerà, se la disoccupazione calerà, se gli indici di Wall Street saliranno anche nel Duemila la marcia di Gore verso la Casa Bianca sarà inarrestabile. Ma se gli scenari dovessero cambiare in peggio le chance di Bush potrebbero essere molto superiori. Gore ha bisogno di tempo per trovare un progetto e uno slogan vincenti e non vede l'ora che il Congresso chiuda l'affaire Lewinsky. I repubblicani della commissione Giustizia intendono chiedere l'impeachment di Clinton per spergiuro, ma alla fine il Presidente potrà cavarsela con tma censura e una pesante multa. Da quel momento inizierà una martellante campagna prò Gore, condotta dalla Casa Bianca e da tutto l'apparato democratico. All'inizio l'obiettivo non sarà direttamente Bush (ignorato da Gore in tutti i discorsi tenuti prima delle elezioni di midterm) ma il partito repubblicano. «Gli americani devono convincersi che il Gop non è in grado di offrire un progetto per il nuovo secolo», dicono nello staff del vicepresidente. Poi comincerà la campagna contro il governatore del Texas e il suo programma di «conservatorismo misericordioso» così premiato alle ultime elezioni (68% del voti, un forte sostegno fra le donne, le minoranze nere e latino-americane). George W. Bush e la sua intera famiglia, dal padre George alla moglie, dalla madre Barbara al fratello Jeb, governatore della Florida, sono già in campagna elettorale. Il vecchio Bush non ha mai dimenticato di essere stato sconfitto da Clinton e da Gore e aspetta la rivincita. Dopo essere rimasto nell'ombra per un lungo periodo è tornato alla ribalta con la pubblicazione di un bel libro di memorie («A World Transformed», scritto in collaborazione con Brent Scoweroft) e con un sorprendente viaggio di metà novembre nel Centro America devastato dall'uragano. Bush era a Tegucigalpa proprio negli stessi giorni di Tipper Gore, ma le tv erano tutte per lui più che per la biondissima vicepresidentessa. Figli dell'aristocrazia americana, figli della politica, Gore e George W. Bush si sono formati negli stessi college e nelle medesime università (St. Alban e Andover, Harvard e Yale), sono entrambi cinquantenni, sono collocati al centro, dicono più o meno le stesse cose. Uno deve distinguersi da Clinton ma l'altro dal padre (in caso di vittoria Bush sarebbe il primo figlio di un presidente a conquistare la Casa Bianca dopo John Quincy Adams). Anche se la campagna elettorale è già iniziata con largo anticipo, Bush e Gore, come spiega Bill Kristoll, direttore del Weekly Standard ed ex capo dello staff di Dan Quayle, «hanno tutto il tempo per riflettere sugli errori di Clinton e di Bush». Sono aspiranti alla Casa Bianca che non hanno né problemi finanziari né concorrenti temibili. In un partito di mezze ligure George W. Bush non teme né Lamar Alexander, né il miliardario Forbes, né Dan Quayle, né l'ultraconservatore Pat Buchanan, una figura soltanto folcloristica. Ed è molto probabile che Bush scelga una domia come vicepresidente: Elizabeth Dole, ex ministro ai tempi di Reagan, presidente della Croce rossa americana, molto amata dalle signore dei Rotary ma anche dalle femministe. La Dole ha provato il Viagra col marito Bob e ne è rimasta molto soddisfatta. A Concord, nel New Hampshire, se ne ricorderanno fra quattordici mesi, quando andranno votare sotto la solita neve delle primarie. Carlo Rossella Fra i repubblicani troppo scialbo Alexander, troppo a destra Buchanan Nell'altro campo Bradley e Kerry sperano ancora nel miracolo LO SFIDANTE Il governatore del Texas sogna di vendicare il padre sconfitto daBillnel'92 LA SORPRESA Elizabeth Dole potrebbe essere la prima donna a ricoprire la seconda carica degli Usa L'ALLEATO Richard Gephardt punta a diventare lo «Speaker» della Camera dei Rappresentanti mlla taornsiare lla va ca dà no. siuieare o i i a», no he tro mobe mbe ne, reI democratici insistono che ce la faranno, che l'impeachment alla Camera sarà affondato per un paio di voti. Ma la situazione rimane incertissima e si giocherà sul filo di lana. Gli americani non ne vogliono sapere dell'impeachment, ma a Washington le dinamiche interne dei partiti seguono una logica diversa. E così il Senato, che dovrà «processare» il Presidente se la Camera voterà a favore dell'impeachment, comincia già a prepararsi. «Fino a un paio di settimane l'impeachment sembrava impensabile», dice il sentaore repubblicano dello Utah Orrin Hatch, il presidente della commissione Giustizia. «Ma da allora le cose sono cambiate a sfavore del Presidente. Le probabilità di un processo sono "fifty-fifty". Per cui dobbiamo metterci al lavoro». E Trent Lott, leader della maggioranza repubblicana al Senato, non ha più alcun dubbio. Ieri mattina è andata in televisione per annunciare che «il processo al Senato si farà». WASHINGTON.Andrea di Robilant *' La sorte di Clinton è tornata in bilico ccia a Gore e il vicepresidente A SORPRESA izabeth Dole trebbe essere prima donna a ricoprire la seconda rica degli Usa Kerrey Il senatosi prenoDAL NOSTRO CORRA sorpresa il senmarina che persso di non candidla. L'uomo che mderano uno dei pnation democratferisce passare lelezioni del 2004E' l'ultimo svitorno alle presidscorsa è sceso indemocratico delKnicks e della Sdoveva essere apopolare senator1992. Il prossimo firiunirà a Omahatori prima di annStampa ha appreno una sua canddeciso che non sL'uscita di scposizione di Al Gdei democratici sa per la Casa Bspeaker della Capossibile candid(Massachusetts)In campo demscontro tra Goresta decida di andso, è una pre-caad impensierire po fa campagnaun rullo compreBradley lasciòpolitica a Washiri come un outstale «la voce dnuova e comunsti, per bloccarfavore dell'impGore sarà negatprirsi, L'ALLEATO Richard Gephardt punta a diventare lo «Speaker» della Camera dei Rappresentanti Al Gorel'ereditàNel camnon ci sdi conte Al Gore si prepara a raccogliere l'eredità di Bill Clinton Nel campo democratico non ci sono sfidanti in grado di contendergli la nomination