E c'è un futuro nello nicchia

E c'è un futuro nello nicchia E c'è un futuro nello nicchia Colture alternative, anche «no food» ROMA. «L'agricoltura sta attraversando una delle sue periodiche rivoluzioni, sia tecnica che economica, certamente la più profonda degli ultimi 40 anni». E' quanto sostiene Giampietro Venturi, del dipartimento di Agronomia dell'Università di Bologna. Da questa mini rivoluzione - aggiunge lo studioso sembrano assumere un ruolo rilevante le cosiddette «colture di nicchia», che sono in grado di fornire all'imprenditore un'alternativa produttiva e rappresentare una fonte aggiuntiva di reddito. Soddisfacendo - come aggiunge Maria Teresa Amaducci, collega del professor Venturi - anche usi e funzioni diversi quali quelle dietetiche, estetiche, di protezione del territorio. Che cosa sono le colture di nicchia? ì due studiosi spiegano che può trattarsi di vecchie colture, rese obsolete dalla disponibilità di meno costose materie prime di sintesi, ora in fase di riscoperta; oppure di colture normalmente coltivate in ambienti tropicali o sub tropicali, e di cui si tenta ora l'introduzione anche nelle nostre zone; o ancora di colture contenenti principi attivi di cui si è da poco individuata l'utilità; o infine piante per le quali sono stati solo recentemente individuati impieghi differenti da quelli noti. Qualche esempio? Tra quelle che offrono produzioni cosiddette «multiuso», c'è la luffa, il cui frutto, oltre al più conosciuto impiego come sostituto della spugna, può essere utilizzato nel settore dell'imballaggio e delle confezioni regalo. Tra le più strane, ma forse anche tra quelle che potranno avere un forte potenziale in Occidente, il guar, che in India è una pianta alimentare, ma che da noi può essere impiegata in molti processi industriali: la gomma estraibile dal guar è un buon condensatore, legante, lubrificante e filtrante. O ancora il guayule, ua cui si ricava una gomma, che può sostituire la gomma di Hevea e quindi parti¬ colarmente adatta alla produzione di pneumatici. Ma del guayule si usa anche la resina, che trova impiago nella produzione di vernici, adesivi e plastificanti. S mpre «di nicchia» vengono considerate le cosiddette colture di copertura, cioè loietto, sulla, favino, veccia e altre. Ci sono infine molte piante usate da dolcificanti. Come spiega Vittorio Marzi - dell'Istituto di Agronomia dell'Università di Bari - si sta affermando una consistente serie di dolcificanti naturali, in alternativa al tradizionale impiego dello zucchero ottenuto dalla barbabietola e dalla canna. Tra questi la liquirizia, l'arancia di Siviglia, la stevia rebaudiana detta «erba dolce», la taumatina estratta dal «Thaumatococcus Danielli» è originaria del Sudan e del Ghana e la miracolina, estratta da un frutto tropicale, il «Synsepalum Dulcificum»: «frutto del miracolo», appunto da cui il nome. Gianni Stornello

Persone citate: Danielli, Giampietro Venturi, Gianni Stornello, Maria Teresa Amaducci, Venturi, Vittorio Marzi

Luoghi citati: Bari, Ghana, India, Roma, Siviglia, Sudan