L'Fmi: pil debole, pensioni a rischio

L'Fmi: pil debole, pensioni a rischio «Stagnazione economica e troppe prestazioni portano al crack in pochi anni» L'Fmi: pil debole, pensioni a rischio Con/industria: 1,3% nel '98 ROMA. Confindustria torna alla carica con l'allarme sulla crescita del prodotto lordo italiano nel '98 (sarà appena dell' 1,3-1,5%, dice) e l'Fmi rincara la dose segnalando che uno sviluppo economico così debole, accoppiato a una riforma previdenziale ancora troppo timida, potrebbe trasformare in una voragine, nel corso degli anni, il divario tra entrate e uscite, fino a rendere impossibile il pagamento delle pensioni in Italia. «Meglio muoversi prima che le crisi esploda» ammoniscono gli esperti dell'Fondo monetario. In settimana Guidalberto Guidi, responsabile del centro studi della Confindustria, aveva rivelato che le stime di crescita del governo erano troppo ottimistiche, anticipando che per il pil nel '98 non si poteva sperare in un progresso sopra il 2%. Ieri, con nuovi dati a disposizione, è stato più preciso e più pessimista: l'economia italiana crescerà tra l'I,3 e l'I,5%. Forse andrà un po' meglio nel '99, ma anche allora «è probabile che ci fermiamo al 2% contro il 2,5% stimato dal governo». Allo stesso governo, che sollecita gli imprenditori a investire, ora che i tassi di interesse sono scesi tanto, Guidi ha replicato: «Valuto positivamente la consapevolezza, sempre più diffusa nella classe politica, che ricchezza e occupazione possono venire solo dalle imprese. Ma quello che bisogna chiederci è perché è morta la fiducia fra gli imprenditori». E si è daio questa risposta: pressione fiscale troppo alta, costo del lavoro e rigidità del posto che sco- raggiano le assunzioni. «Bisogna rimettere in moto il meccanismo» ha detto Guidi. Per riaprire ai giovani le porte delle aziende bisogna abbassare tasse e contributi e per fare questo va ridotta la spesa corrente. Un tasto dolente, quest'ultimo, su cui ha battuto ieri anche l'Fmi. Secondo il responsabile del dipartimento fiscale del Fondo, Vito Tanzi, nonostante l'ampio risanamento promosso dal governo in vista dell'Euro la spesa pubblica in Italia corre ancora troppo e la minaccia più seria viene da un possibile crack del sistema previdenziale. «La spesa per le pensioni in Italia tende a crescere - ha detto Tanzi -. Le riforme hanno un po' aggiustato la dinamica generale ma non il fivello complessivo. L'onere per il Paese è rimasto molto alto e nel giro di pochi anni tornerà a aumentare». All'incremento delle uscita rischia di accoppiarsi (ed ecco dove le due questioni si saldano) una riduzione delle entrate dovuta alla minore crescita del pil, perché meno sviluppo significa meno assunzioni, meno buste paga e meno prelievo complessivo. «Se nei prossimi anni si registrerà una crescita economica sostenuta - sottolinea Tanzi - l'Italia potrà anche decidere di sopportare una spesa elevata. Ma se il pil marcerà a ritmo ridotto» (e pur¬ troppo è questo che dicono le previsioni più aggiornate) «allora aumenterà l'urgenza di comprimere la spesa pubblica e quindi di attaccare il capitolo pensioni». Finora si è agito con molta prudenza a questo riguardo, forse troppa, perché i lavoratori sono comprensibilmente restii a fare sacrifici su sacrifici. Però, ammonisce l'esperto deH'Fmi, se si rifiuta di guardare ai numeri, la realtà, alla fine, si imporrà da sola: «Rinviando la soluzione del problema, fino a mettere in dubbio il pagamento delle pensioni, la gente finirà col rendersi conto della dinamica dirompente del problema e si creeranno le con- dizioni per procedere per forza». Sarebbe meglio pensarci prima. L'amara medicina del Fondo monetario comprende: portare l'età pensionabile a 67 anni, ridurre la rivalutazione automatica delle pensioni in base al tasso di inflazione ed eliminare le pensioni di anzianità («un'anomalia ingiustificata»). Che l'economia italiana si awii, se non alla recessione, a una pericoloso «surplace» è confermato anche dal centro studi della Confcommercio, secondo cui «i consumi delle famiglie nel '98 risulteranno in crescita di appena l'I,2 per cento». Luigi Grassia LE PREVISIONI m CRESCITA PER li. '98 STIMA STIMA I5TITUTO ATTUALE PRECEDENTS iMwiipfpi jtwrffciFt^i IBIfSli CONFINDUSTRIA (») +1,3% +2,3 ffl III Mill TIWMBH—WMBBMM ajMMBjMiaBBWM mmm—^mm^^^^m IRS +!,»% +2,« mmmmmmmmmmmam?m FMI -l':J +1,1% .. ' +2,3. . ■^■■^■■Li Mini ■■, +2,4 *lo previsione di Confìndustrio sorà reso nota ufficialmente la prossima settimana. ] LE PENSIONI MEGLI ALTRI TRANCIA La pensione di anzianità piena (il 50% dello stipendio migliore degli ultimi dieci anni) si eroga dopo 37,5 anni di contribuzione e a 60 anni di età per uomini e donne. A questa quota si aggiunge uno pensione integrativa (aziendale) pari al 20% del salario frutto di contribuzione obbligatorio. GERMANIA Si ha diritto all'assegno di anzianità dopo 35 anni di contribuzione ad almeno 63 anni di età (65 sono previsti per la pensione di vecchiaia). Possono ritirarsi a 60 anni quelli che sono rimasti senza lavorò negli ultimi 18 mesi. GIAPPONE La pensione massima si ottiene a 65 anni con 40 anni di contributi. A 60 anni si può lasciare il lavoro percependo solo unindennità integrativo. Per ottenere la pensione sono comunque necessari almeno 25 anni di contributi per gli uomini e 20 per le donne. GRAN Bf RETAGNA Non ò previsto il ritiro per anzianità. L'età pensionabile è fissata a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne. La pensione pubblica ò molto bassa mentre è diffusa la previdenza integrativa. : SPAGNA L'età pensionabile è fissata a 65 anni. Bisogna aver versato almeno 15 anni di contributi. STATI UNITI si va in pensione a 65 anni ma ci si può ritirare a 60 con l'importo ridotto. L'assegno si calcola sullo base delle retribuzioni dell'intero ciclo lavorativo. H J,

Persone citate: Guidalberto Guidi, Guidi, Luigi Grassia, Tanzi, Vito Tanzi

Luoghi citati: Germania, Giappone, Italia, Roma, Spagna, Stati Uniti