Fa una strage a Bologna per vendicare uno stupro

Fa una strage a Bologna per vendicare uno stupro Sparatoria ieri pomeriggio fra la folla, due i morti Fa una strage a Bologna per vendicare uno stupro BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una vendetta inseguita per oltre due anni e infine consumata in mezzo ad una strada affollata, nell'ora dello shopping. Borgo Panigale, periferia di Bologna, ieri, metà pomeriggio: tra via del Greto e via Emilia Ponente, una delle arterie principali del capoluogo, va di scena il Far West. Per qualche minuto è un inferno di colpi sparati, urla, vetri infranti. Quando il sipario si rialza, sull'asfalto restano i corpi di due ragazzi, entrambi del Bangladesh: per Sohel Rana, 20 anni, non c'è più niente da fare, per l'altro, Ataur Rahaman, che avrebbe compiuto 17 anni tra pochi giorni, i sanitari del 118 tentano tutto il possibile. Colpito da cinque colpi, morirà poco dopo il ricovero all'Ospedale Maggiore di Bologna. A far fuoco contro i due asiatici è stato un pluripregiudicato calabrese, Giuseppe Calabro, 26 anni, affiliato alla cosca dei Latella, con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso ed altri reati. E' stato arrestato da due agenti delle volanti dell'ufficio controllo del territorio della questura di Bologna, poco dopo la sparatoria. «Ho vendicato la mia donna», ha detto al pm di turno Andrea Materazzo, il giudice che coordina il pool della procura bolognese contro gli stupri. Il movente del duplice omicidio sarebbe dunque passionale. Due anni e mezzo fa, secondo il racconto fatto da Calabro al giudice, Sohel Rana avrebbe violentato la sua convivente, che abita non lontano dal luogo del duplice delitto. Da allora, Giuseppe Calabro ha inseguito la sua vendetta. Ex collaboratore di giustizia, fino a ieri era un latitante: sei mesi fa non gli era stato rinnovato il programma di protezione. Su di lui pende una condanna definitiva ad 11 anni inflittagli dalla corte di assise di Reggio Calabria. Nel maggio scorso si era reso irreperibile dagli arresti domiciliari. Per andare all'appuntamento con le sue vittime, ieri pomeriggio verso le 16,30, Calabro ha indossato sotto il maglione un giubbetto antiproiettile e messo in tasca una pistola 98F a 15 colpi. Nel caricatore non ce n'è rimasto neppure uno. Per strada ha affrontato i due asiatici ed ha cominciato a fare fuoco. Il vetro di una cabina telefonica è andato in frantumi, un altro proiettile è finito contro la serranda di un negozio alimentare chiuso per turno. Grida ed urla tra i passanti. Nonostante lo spavento, qualcuno è riuscito ad avvertire la volante che transitava in zona. I poliziotti hanno inseguito Calabro, che ha sparato almeno cinque colpi contro di loro, per fortuna andati a vuoto. Da parte degli agenti non c'è stata risposta al fuoco, per non rischiare di colpire le persone che affollavano la strada. I poliziotti hanno atteso che la pistola dell'omicida fosse scarica, poi gli sono saltati addosso e lo hanno immobilizzato. Calabro, che è stato sottoposto alla prova dello «stub» (il moderno guanto di paraffina), è stato interrogato fino a tardi ieri sera. Gli inquirenti stanno verificando il suo racconto. La violenza sessuale, che la sua convivente avrebbe subito, non è mai stata denunciata. Il nome del violentatore fatto dall'assassino non corrisponderebbe a quello di Sohel Rana, ma secondo il questore, Domenico Bagnato, il giovane potrebbe avere dato un nome diverso. I due ragazzi abitavano in via Del Greto, poco lontano dal luogo dove sono stati uccisi. Tra la gente del quartiere c'è ancora spavento ed incredulità. «Ho sentito alcuni colpi e pensavo fossero dei petardi», racconta una negoziante. «Poi ho sentito anche delle grida e sono uscita. Non è stato molto prudente perché un proiettile ha colpito una serranda del negozio qui a fianco. Ma non potevo credere che fossero spari veri». Uno dei due agenti, che hanno consentito l'arresto dell'omicida, nei giorni scorsi si era reso protagonista di un altro pronto intervento: buttandosi nelle acque del fiume Reno aveva salvato una persona che voleva suicidarsi. Marisa Ostolani Ammazzati due asiatici che due anni fa avrebbero violentato la convivente di un giovane affiliato a una cosca calabrese Uno dei due giovani uccisi a Bologna

Luoghi citati: Bangladesh, Bologna, Reggio Calabria