Stop alla pubblicità razzista di Fabio Albanese

Stop alla pubblicità razzista Sulle gambe di una donna bianca, incatenata con 3 neri, la scritta: marchiamo le pelli migliori Stop alla pubblicità razzista Maxisequestro di manifesti in Sicilia CATANIA _____ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quattro paia di gambe nude in fila, legate l'una con l'altra da una spessa catena. Tre paia sono di uomini di colore, l'altro di uria donna di carnagione chiara che, su una coscia, ha impresso il marchio di una ditta di pelletterie. Sopra, la scritta: «Marchiamo solo le pelli migliori». Un messaggio razzista? Se lo chiede la procura della pretura, che ieri ha ottenuto dal gip Elvira Tafuri il sequestro dei cartelloni pubblicitari della ditta milanese di bijoutterie «Sbarra-Pagano». Manifesti giganti che da un mese sono affissi per le strade di tutta la Sicilia, negli snodi chiave della circolazione o sulle piazze e le vie più frequentate delle città. Secondo il sostituto procuratore Santino Mirabella 0 messaggio e le immagini di quel manifesto, che reclamizza articoli di pelletteria, violerebbero le norme della nuova disciplina in materia di discriminazione razzia¬ le, che vietano «la diffusione in qualsiasi modo di idee fondate sulla superiorità razziale». Da ieri, agenti della polizia municipale e operai del servizio affissioni del Comune si sono messi al lavoro per rimuovere o ricoprire con fogli bianchi i grandi manifesti. I magistrati vogliono anche sapere con certezza chi ha commissionato la pubblicità e chi l'ha preparata, perché i responsabili rischiano, se condannati, fino a tre anni di reclusione oltre che una condanna a prestare attività non retribuita per fini sociali. Da Milano, fonti della ditta precisano che si tratta di una pubblicità locale preparata da una ditta catanese, la «Rocan srl» che produce su loro licenza borse in pelle. «Siamo estranei - dicono - anche se il marchio è nostro e dunque ci sentiamo responsabili». L'accusa di discriminazione razziale è legata a quella scritta «Noi marchiamo le pelli migliori». A fare scattare l'indagine è stata una denuncia presentata da un'as- sociazione per i diritti degli omosessuali. Dal giorno della loro comparsa, i manifesti avevano suscitato polemiche e proteste. Uno era stato affisso lungo l'autostrada Palermo-Punta Raisi, a pochi metri dal luogo dove avvenne l'attentato al giudice Falcone. A rimuoverlo ci pensarono i simpatizzanti del «Movimento per Capaci». A Palermo, il missionario laico Biagio Conte, animatore della Missione «Speranza e carità», si è addirittura procurato scala e vernice per coprirne alcuni. A Partinico, un assessore comunale ha presentato ima denuncia alla polizia e a Catania il caso è finito in consiglio comunale, dove l'amministrazione ha sostenuto di non poter intervenire perché i manifesti sono stati affissi su cartelloni dati in concessione a società private. Fabio Albanese I cartelloni pubblicitari sotto accusa, affissi in Sicilia per reclamizzare prodotti di pelletteria e sequestrati su ordine della magistratura

Persone citate: Biagio Conte, Da Milano, Elvira Tafuri, Falcone, Raisi, Santino Mirabella

Luoghi citati: Capaci, Catania, Palermo, Partinico, Sicilia