Annan incontra Gheddafi

Annan incontra Gheddafi Il colloquio è avvenuto in una tenda nel deserto. Il Segretario Onu: per il processo Lockerbie ci vuole ancora tempo Annan incontra Gheddafi Dopo un intero giorno d'attesa a Sirte NOSTRO SERVIZIO «Ci vorrà ancora del tempo», ha detto Kofi Annan, il segretario generale dell'Orni, dopo avere incontrato il cplonnello Muammar Gheddafi. Il tempo che ancora ci vuole è quello per ottenere che la Libia consegni i due uomini indicati còme responsabili dell'attentato di Lockerbie. Il colloquio che Annan ha avuto con Gheddafi è stato «fruttuoso e positivo», ma nessun «accordo definitivo» è stato raggiunto. Per ora, dunque, i due uomini restano dove sono. Le speranze per una soluzione rapida che il viaggio di Annan aveva suscitato («se va, vuol dire che ha avuto delle assicurazioni dai libici», si diceva) erano mal riposte. L'incontro fra il segretario generale e Gheddafi è avvenuto in modo imprevedibile, misterioso e anche un po' avventuroso, com'è nello stile del colonnello. Per tutta la giornata di ieri era sembrato che quell'incontro non ci fosse proprio. Annan era arrivato a Tripoli in matttinata, di lì si era spostato a Sirte (senza i giornalisti al seguito, bloccati nella capitale dalle autorità libiche), ma lì aveva trovato solo il ministro degli Esteri, Omar el-Muntassar. Gheddafi, diceva la Jana, l'agenzia ufficiale libica, «è nel deserto, in una regione lontana». Annan, che dietro i suoi modi gentili nasconde un'ostinazione non comune, ha discusso con lui, ha insistito che voleva vedere Gheddafi ed ha annunciato che avrebbe prolungato la sua permanenza in Libia di cinque ore. Come dire: per lontana che sia la regione in cui Gheddafi si trova, il tempo per venire qui o per farmi andare da lui è più che sufficiente. Quando quelle cinque ore stanno per scadere, ecco che Annan Annan viene invitato a liberarsi della parte del suo seguito sopravvissuta al trasferimento a Sirte, (cioè i suoi cqUaboratori e il suo portavóce) e a recarsi da solo in una località segreta, per vedere Gheddafi. L'incontro c'è, avviene sotto una tenda nel deserto, ma questo è tutto ciò che sul momento è dato sapere. Solo quando torna a Tripoli il segretario generale dice quelle poche parole già riferite, il cui significato è che i due «imputati», almeno per ora, restano dove sono. Si chiamano Abdel Basset Ali alMegrahi e Lamen Khalila Fhimah e secondo l'accusa sono stati loro dieci anni fa a collocare la bomba che fece esplodere l'aereo Pan Am mentre sorvolava Lockerbie, in Scozia. Morirono tutte le 259 persone a bordo, più undici persone che si trovavano a terra, proprio nel punto in cui il velivolo, un Boeing 747, cadde. Per lungo tempo americani e inglesi (uniti nell'indagine perché l'aereo era americano e l'esplosione era avvenuta sul cielo britannico) sembrarono molto poco ansiosi di scoprire i colpevoli. Così almeno apparivano agli occhi dei parenti delle vittime unitisi in comitato. Solo quando loro insistevano veniva detto di tanto in tanto che le indagini proseguivano e che gli indizi raccolti mettevano la Siria al «primo posto» fra i Paesi in cui l'atto terroristico poteva essere stato progettato. Poi, nel 1992, ecco la svolta: la Siria non c'entra nulla, annunciano gli investigatori. I responsabili dell'attentato sono Megrahi e Fhimah e sono due agenti libici. I parenti dello vittime si dividono: c'è chi accetta la nuova versione e chi fa notare sospettoso che nel frattempo c'è stata la Guerra del Golfo in cui la Siria, entrando nello schieramento anti-Iraq costruito da Georgte Bush, ha acquisito molti meriti agli occhi di Washington. Ma alla fine la nuova versione passa, anche perché l'accusa contro i due libici non ha modo di essere discussa nei dettagli, visto che non si riesce a fare il processo. Americani e inglesi vogliono processare i due in Scozia, la Libia rifiuta di consegnarli proponendo un Paese «neutrale» e viene punita con le sanzioni che il Consiglio di Sicurezza vota proprio nel 1992: embargo sui suoi acquisti di armi, divieto di comunicazioni aeree con gli altri Paesi, congelamento dei suoi beni negli Stati Uniti. Ma non funzionano molto bene, quelle sanzioni. Intanto da esse è rimasto fuori il petrolio (quella di non acquistarlo in Libia è soltanto una «esortazione» che molti Paesi, fra cui l'Italia, ignorano), e quanto al taglio delle comunicazioni aeree, vari Paesi africani si rifutano di rispettarlo del tutto. Così l'estate scorsa americani e inglesi accettano la proposta iniziale libica del «Paese neutrale». Il processo si faccia in Olanda, dicono, ma secondo le leggi scozzesi e con un tribunale scozzese. La Libia accetta, ma sorge il problema di dove saranno detenuti i suoi due cittadini nel caso in cui vengano dichiarati colpevoli. In Scozia, dicono americani e inglesi. Nella stessa Olanda o addirit¬ tura in Libia, sostiene Tripoli. In Scozia con il permesso illimitato ai diplomatici libici di visitarli, ribattono i primi. Da allora tre mesi di silenzio, rotto appunto con il viaggio di ieri di Kofi Annan che non aveva molto margine di manovra. Prima della sua partenza gli americani avevano ricordato che l'ultima offerta, quella delle visite illimitate in Scozia, non era «negoziabile». Franco Pantarelli Il Colonnello aveva fatto sapere all'ospite di «essere in giro nel deserto» La radio: il leader non può prendere decisioni, non ha cariche istituzionali A sera il colloquio ■ Al centro il Segretario Onu all'arrivo ■ a Tripoli con il ministro degli Esteri al-Muntasser e accanto una immagine del disastro di Lockerbie