Gli ultimi Khmer alzano bandiera bianca di Fernando Mezzetti

Gli ultimi Khmer alzano bandiera bianca INDOCINA Fine di un incubo in Cambogia: saranno integrati nell'esercito nazionale. Restano nella giungla, isolati, i tre leader del movimento Gli ultimi Khmer alzano bandiera bianca Si arrendono otto comandanti e 5 mila guerriglieri BANGKOK. Dal fondo della giungla cambogiana emergono per deporre le armi gli ultimi Khmer Rossi, ribellandosi ai loro capi politici e militari che restano alla macchia ma senza più uomini. Otto alti comandanti con circa cmquemila guerriglieri ai loro ordini si sono arresi al governo cambogiano dopo una notte di discussioni e trattative in un tempio al confine con la Thailandia. Secondo il vicecapo di Stato Maggiore delle forze governative, che ha condotto il negoziato, gli otto «sono gli ultimi comandanti, rappresentano i vari gruppi combattenti in tutto il Paese: è la une dei Khmer Rossi». Resta irriducibile la troika di vertice della guerriglia: Ta Mok, capo militare, Khieu Samphan, capo politico, Nuon Chea, ideologo. Sono tutti e tre nella foresta, non si sa con quanti uomini, ma sostanzialmente isolati. L'anno scorso, guidati da Ta Mok, per rifarsi la faccia e cercare un qualche sostegno internazionale avevano fatto fuori il loro famigerato capo, Poi Pot, «processandolo» nella giungla e lasciandolo poi morire il 15 aprile in una capanna. Adesso tocca a loro subire la ribellione dei gruppi piìi consistenti, che constatando il fallimento della guerriglia si consegnano con la garanzia di essere integrati nelle forze governative. Sui tre, un gruppo di giuristi delle Nazioni Unite sta valutando in questi giorni in Cambogia le prove per un eventuale processo davanti a un tribunale internazionale, e presenterà in gennaio un rapporto al Segretario generale. Il primo ministro Hun Sen dichiara che i tre dovranno essere processati, mentre quadri e semplici militanti saranno accolti nell'esercito. La tv cambogiana ha trasmesso ieri un video registrato dopo l'accordo di resa nel tempio al confine thailandese: uno degli otto comandanti, vice di Ta Mok, afferma: «Abbiamo smesso di credere nell'inganno dei nostri tre capi, che sono autentici criminali. D'ora in poi aderiamo alla piattaforma politica del governo e alla Costituzione, e rispettiamo gli ordini delle forze armate governative». Tra gli otto vi è il tesoriere dei Khmer Rossi, per le cui mani sono passati i traffici di droga, legnami pregiati e pietre preziose con cui i guerriglieri si sono finora mantenuti. La resa è venuta a una settimana dall'accordo tra Hun Sen e il principe Ranariddh, figlio di re Sihanouk, grazie al quale il 30 novembre è stato formato un governo. Con l'intesa si chiudeva la crisi scoppiata a giugno dell'anno scorso, quando, con un colpo di Stato preventivo, Hun Sen silurò Ranariddh - con cui divideva la carica di primo ministro - il quale stava trattando coi Khmer Rossi per farli arrendere e unirsi a lui. Ranariddh dovette fuggire all'estero, tornando con garanzie internazionali solo pochi mesi fa, per elezioni che hanno visto l'affermazione di Hun Sen. In base all'accordo, questi dirige il governo, Ranariddh il Parlamento. Della triade ancora alla macchia, il più famoso è Khieu Samphan; gli altri due sono primitivi e furbi animali da giungla. Legato a Poi Pot fin dalla giovinezza in Francia, dove si è laureato, è stato con lui nella guerriglia fino alla presa del potere nel '75 e nell'opera di sterminio: un milione e 700 mila uccisi in poco più di tre armi su meno di cinque milioni di abitanti. Con l'invasione vietnamita di fine '78, Poi Pot, divenuto impresentabile si ritirò dietro le quinte, e venne alla ribalta Khieu, mentre nella logica della guerra fredda l'Occidente si univa in funzione antisovietica alla Cina nel sostegno alla guerriglia antivietnamita dei Khmer Rossi. Col suo francese fluente e i suoi modi urbani malgrado le mani lorde di sangue, Khieu passò dalla giungla ai corridoi dell'Onu e ai saloni governativi di mezzo pianeta per incontri ad alto livello. Ovunque suscitando ribrezzo, ina trattato da Eccellenza per i perversi equilibri di potenza. Uopo la fine di Poi Pot, dovrebbe arrivare anche per lui la resa dei conti. Fernando Mezzetti Khem Nuon uno dei comandanti dei Khmer Rossi legge la dichiarazione di resa davanti al tempio di Preah Vihear

Luoghi citati: Bangkok, Cambogia, Cina, Francia, Thailandia