«Chi paga pizzo non è vittima» di R. Int.

«Chi paga pizzo non è vittima» Borrelli sulla Cassazione «Chi paga pizzo non è vittima» MELANO. Gli imprenditori di un certo livello che pagano mazzette non possono dirsi vittime; la legislazione su corruzione e concussione va cambiata; le sentenze della Cassazione non sono una «sconfessione» al pool di Mani pulite: ruota intorno a questi concetti la reazione del procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli e del suo aggiunto Gerardo D'Ambrosio all'ennesima sentenza assolutoria della Cassazione su vicende nate dall'inchiesta su Tangentopoli. Sorpresi a conversare nei corridoi deserti della Procura, Borrelli e D'Ambrosio, dopo un'occhiata ai titoli dei giornali («Moda, la Cassazione sconfessa il pool») accettano di dar vita ad una replica a due voci. Borrelli: «Cominciamo con il dire che la Cassazione sconfessa i giudici che si sono pronunciati su queste vicende, non noi». D'Ambrosio: «Nel caso degli stilisti c'era già stata una sentenza assolutoria in Appello, in Cassazione si partiva da lì». I due magistrati rifiutano l'immagine degli imprenditori come vittime di questi episodi. «Bisogna distinguere - afferma Borrelli - tra il poveraccio qualunque e l'operatore commerciale di un certo livello culturale, sociale e di relazioni, che ha tutte le doti che gli consentono di resistere a richieste di tangenti e di denunciarle». D'Ambrosio: «Come mai molti si sono rivolti a noi e altri no?». «Ricordiamoci - interviene Borrelli - di quel poveretto che per primo venne da noi (Luca Magni, l'imprenditore che nel '92 denunciò Mario Chiesa, ndr). Figuriamoci se un imprenditore di un certo livello non riesce a resistere». Intanto, il responsabile organizzativo dei Ds, Pietro Folena (già responsabile Giustizia della Quercia) lascia intendere che l'entrata in vigore del giudice unico prevista per il giugno del '99 potrebbe essere posticipata. Raccogliendo il grido d'allarme lanciato del procuratore capo di Milano, Borrelli, secondo il quale l'ingresso del giudice unico porterebbe la giustizia italiana ad una debacle, Folena osserva: «Credo sia preliminare approvare prima che entri in vigore la legge sul giudice unico quella serie di norme di cui ha parlato ieri il ministro Diliberto, come la depenalizzazione». E anche l'Associazione nazionale magistrati concorda su un rinvio, «per dare il tempo di approntare alcune riforme, soprattutto quella del codice di I procedura penale». [r. int.]

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