Fazio: meno tasse, meno Stato sociale di Stefano Lepri

Fazio: meno tasse, meno Stato sociale «Solo risparmiando sugli usi impropri della previdenza si soccorrono le nuove povertà» Fazio: meno tasse, meno Stato sociale «Per avere più lavoro. Anche Keynes sarebbe d'accordo» ROMA. «In una prospettiva di medio termine» sono necessarie una «graduale riduzione del carico fiscale» e riforme dello Stato sociale che «limitino le risorse impiegate e concentrino gli interventi sulle situazioni di maggior bisogno». Un nuovo patto sociale, poi meno tasse e risparmi sulla previdenza: tra le parole di Antonio Fazio non sono mancati i suggerimenti concreti di politica economica. Ma non era questo lo scopo del colto discorso pronunciato al convegno per il cinquantennale dell'Unione giuristi cattolici italiani. Il governatore della Banca d'Italia h ci parlato di filosofia, per spiegare le ragioni profonde di ciò che fa. Tra giuristi, non si poteva che partire dalla Costituzione italiana del 1948. A quel testo nato «dal ritorno alla libertà democratica», in cui legge le eredità di San Tommaso e della rivoluzione americana, il governatore della Banca d'Italia si sente molto vicino idealmente, non soltanto per dovere d'ufficio. «Diritto al lavoro», «diritto a un reddito minimo», «uguaglianza sostanziale» sono i concetti che ha invocato, concetti che di rado compaiono tra le preoccupazioni dei ban¬ chieri centrali. Nella sua visione, il mercato non è un valore in sé, è lo strumento migliore per «porre l'uomo, il suo valore, al centro», come vuole il principio della sovranità popolare. Se depreca che si continuino a mandare in pensione persone che hanno poco più di cinquantanni, o se chiede di ridurre il carico fiscale sulle imprese, Fazio non lo fa in nome di un freddo principio di efficienza, ma perché pensa che solo una economia più competitiva possa dare lavoro ai disoccupati, e che solo risparmiando sugli «usi impropri» della previdenza si possano soccoirere le «nuove povertà». Espandere l'intervento pubblico fu giusto contro «gli eccessi del laissezfaire» e di fronte alla crisi degli Anni 30 che quasi travolse le democrazie; oggi è indispensabile riportarlo «entro il limite compatibile con uno sviluppo dell'economia in condizioni di stabilità». Nel Mezzogiorno d'Italia «un giovane tra 25 e 29 anni che ricerchi una prima occupazione rimane in questa condizione in media per chea 4 anni», mentre le sfavorevoli condizioni di costo per le imprese causano «il fenomeno del lavoro grigio, che spesso mortifica il lavoratore». L'obiettivo della politica economica in uno Stato democratico non può che essere la piena occupazione, con «pari opportunità» tra i cittadini, sostiene il governatore citando come riferimenti dottrinari più recenti John Maynard Keynes e il filosofo statunitense John Rawls (nomi che piaceranno più alla sinistra che alla destra). Ma l'obiettivo della piena occupazione non può essere perseguito forzando l'economia di mercato. Sono stati eccessi dell'intervento pubblico a spiazzare l'attività privata e rallentare la crescita. «Meccanismi normativi e istituzionali» di varia origine intralciano l'occupazione e vamio rimossi. Il peso dello Stato nell'economia va ridotto non per negare, anzi per conseguire meglio gli obiettivi sociali. Anche Adam Smith, padre del liberismo, riteneva che «lo Stato debba assicurare l'offerta di quei beni e servizi per i quali manca l'incentivo alla produzione da parte dei privati». Meno tasse non è infatti l'unico scopo che Fazio assegna al «contenimento strutturale della spesa corrente»; occorre anche «ridare spazio agli investimenti pubblici». Se l'Italia non ò competitiva, il risparmio italiano continuerà a dirigersi all'estero. «In una certa misura - riconosce il governatore - si tratta di un fenomeno fisiologico in una economia sviluppata»; oltre, è il segnale che il Paese si irrigidisce e declina. Tocca alla politica «trasformare le potenzialità in attualità»; l'accenno del governatore alle «parti sociali» può essere letto come un invito a realizzare un patto sociale nuovo, che ridando fiducia ravvivi gli investimenti. Insieme con gli altri convegnisti, il governatore della Banca d'Italia è stato poi ricevuto in udienza dal Papa nella Sala Clementina dei palazzi vaticani. Giovanni Paolo II, lodando il passato impegno dei giuristi cattolici contro il divorzio e l'aborto, ha riproposto la visione cattolica della fondazione naturale, e non positiva, del diritto; ha invitato a tenere sempre presente «la dimensione della solidarietà» nella quale «si esprime un diritto che non è arbitrario strumento nelle mani del più forte, ma sicuro mezzo di giustizia». Stefano Lepri il ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi

Persone citate: Adam Smith, Antonio Fazio, Carlo Azeglio Ciampi, Giovanni Paolo Ii, John Maynard Keynes, John Rawls, Keynes, Sala Clementina

Luoghi citati: Italia, Roma