Referendum e voto, il blitz di Scalfaro di Renato Rizzo

Referendum e voto, il blitz di Scalfaro Il capo dello Stato poi precisa: «Parlavo delle elezioni '93». E le riforme «si fanno con larghe maggioranze» Referendum e voto, il blitz di Scalfaro E per il Quirinale è pronto a ricandidarsi «se c'è emergenza» MELBOURNE DAL NOSTRO INVIATO Era previsto un piccolo tifone sulla rotta dell'aereo presidenziale in volo da Singapore a Melbourne: il 767 dell'Alitalia è riuscito, però, a schivare il pericolo sfiorandone solo le frange. La turbolenza vera, quella che a cerchi concentrici ha raggiunto in poche ore Roma, si è scatenata, invece, all'interno del jet quando Scalfaro ha incontrato i giornalisti e ha tracciato per loro l'identikit del suo ideale,futuro Presidente della Repubblica: un politico di lungo corso e di chiara fama disposto a traghettare l'Italia alla stagione del dopo-riforme per poi, magari, farsi da parte. Un personaggio che nelle parole e, forse, più ancora nelle speranze del Capo dello Stato sembra ricalcare proprio lui stesso. E, così, se da un lato tesse l'elogio di chi «rispetta le scadenze e sa passare la mano», dall'altro riconosce, in caso «di assoluta emergenza», l'utilità di un Cincinnato pronto a mettere a disposizione del Paese la propria esperienza «a tempo». E', questa, una architettura che si regge tutta sulla decisione del Parlamento di studiare e varare le indispensabili riforme costituzionali. Compresa quella elettorale sulla quale incombe la spada di Damocle della consultazione popolare per l'abolizione della quota proporzionale. Scalfaro guarda questo scenario e lascia cadere dagli 11 mila metri di quota una frase che contribuisce ad aumentare la fibrillazione del già inquieto palcoscenico romano: «Ci sono state polemiche anche quando si votò la legge elettorale, attraverso il referendum, e questa legge ottenne più dell'80 per cento dei voti. Dissi allora: come nasce una nuova norma, politicamente e non costituzionalmente, il Parlamento si trova in una situazione delicata perché il popolo ha scelto un altro sistema di elezioni. Io, come Capo dello Stato, ho ritenuto che si dovesse andare subito al voto anche se qualcuno obiettò che si poteva aspettare. Oggi, ripensandoci, resto convinto che una legge che cambia il sistema elettorale per referendum, e con quella maggioranza, non può essere te¬ nuta ferma da un presidente che non scioglie le Camere dicendo che sarà applicata in futuro». Questo testo, diffuso dalle agenzie, viene letto e riletto in filigrana. E alcuni lo interpretano come una sorta di intimazione: se il Parlamento non saprà mutare la legge elettorale, il referendum che arriverà potrebbe indurre il Colle a congedare le assemblee, proprio come accadde allora. Interpretazioni insensate nel giudizio del Quirinale. Lo staff del Presidente, nel cuore della notte di Melbourne convoca, così, i giornalisti per precisare che «il Capo dello Stato non ha mai inteso né direttamente né indirettamente fare alcun riferimento all'eventuale referendum la cui procedura è tuttora in corso». E Scalfaro stesso chiarisce, per iscritto, il suo pensiero: «Basterebbe pensare che per il tempo in cui questo referendum dovesse svolgersi non potrebbe in alcun modo e per nessun motivo interessare la mia responsabilità. E avrei ritenuto grave interferenza toccare temi che non potranno riferirsi che ad altre responsa¬ bilità». Il Capo dello Stato, nella cabina dell'aereo, continua la sua analisi sulle riforme, argomento da maneggiare con cautela: sono velleitarie certe «forzature» e non servono «gli inutili sforzi di chi, come Amato e Violante, hanno lanciato un ultimatum all'opposizione annunciando che la riscrittura della Costituzione può essere fatta anche dalla sola maggioranza: serve un accordo di largo respiro, non numeri estremamente risicati». Il Boeing è sulla perpendicolare dello Stretto della Sonda, luogo evocativo di mille scontri reali o ritagliati nelle pagine dei romanzi, quando Oscar Luigi Scalfaro annuncia quella che, forse, è la sua battaglia per restare al Quirinale. Domandiamo: Lei sostiene che per realizzare le riforme occorre un ampio consenso. Anche per eleggere un Capo dello Stato, non crede? «Certo. E' un discorso da esaminare con grande attenzione e saggezza». Altra domanda: «Con il bipolarismo potrebbe, però, capitare ciò che non è mai successo sinora: che, cioè, uno dei due Poli si elegga il proprio Presidente. «E' già successo - minimizza Scalfaro - mi pare con Segni». Presidente, pensa che sulla nomina del suo successore ci sarà scontro? «Mi chiedete un atto di fede, ma io ne faccio uno di speranza: che, cioè, il Parlamento se non avrà fatto le riforme, esprima almeno un appoggio serio, largo. L'elezione del Capo dello Stato deve vedere la maggior adesione possibile». Ancora un interrogativo: Cossiga ha proposto la sua rielezione. L'idea le provoca qualche emozione? «Emozione, no. Posso dire che il mio predecessore fa un atto di generosità, di ottimismo politico, insomma». E lei, come vedrebbe un'eventuale candidatura di Cossiga? Prontamente Scalfaro restituisce il favore, se, poi, di favore davvero si tratta e non, piuttosto, d'una di quelle «bruciature anticipate» di cui secondo il Presidente sono disseminati i giochi del toto-Quirinale: «Ha un'esperienza specifica. Chi ha fatto il nome sottolinea l'importanza che ci sia sul Colle una persona con competenza particolare per il periodo delle riforme». Difficile non cogliere in questa affermazione l'ombra di un retro pensiero: lasciatelo svolgere ad un ex (come Cossiga o come me) questo compito delicato e forzatamente limitato nel tempo «anche perché oggi sembra difficile ritenere che eleggendo una persona col sistema in vigore nei sette anni successivi non debbano mtervenire modifiche». Una cosa, comunque, è assodata: si deve fare riferimento «a chi abbia dimestichezza con la politica», avverte il Presidente assestando cosi un ineffabile sgambetto alle eventuali ambizioni di qualcuno come Di Pietro. Nel 1992 in Spagna, durante la sua prima visita da Capo dello Stato, Scalfaro guardò ai lavori della commissione Bicamerale guidata da De Mita e annunciò di avere sempre le valigie pronte: «Se nascesse una pagina nuova, con un'altra figura costituzionale di Presidente, si interromperebbe un'investitura». Oggi afferma: «Se ci fosse una legge per cui il Capo dello Stato venisse eletto dalla base, dovrei dire: signori, il mio mandato è a disposizione». Ma le riforme che continuano a segnare il passo potrebbero fungere da sostegno ad una sua rielezione. Renato Rizzo 11 ritorno di Cossiga? «Ha esperienza, serve qualcuno competente» Antonio Di Pietro A destra: Oscar Luigi Scalfaro all'incontro con i giornalisti

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