«Cerca di intimidire la Consulta»

«Cerca di intimidire la Consulta» La proposta del Capo dello Stato divide il Parlamento. Imbarazzo diessino, soddisfazione centrista «Cerca di intimidire la Consulta» / referendari insorgono. Berlusconi: meglio tardi che mai ROMA. Arriva sulla politica italiana come un missile intercontinentale l'esplosiva «esternazione» del capo dello Stato (successivamente corretta) sulle elezioni obbligatorie dopo il referendum di Segni. I favorevoli al referendum che punta ad abolire la residua quota proporzionale (referendari, An, Ccd) sono insorti perché, secondo loro, Scalfaro rema contro e cerca di «intimidire» la Corte costituzionale. 1 contrari al referendum (Ppi, verdi e altri minori) applaudono, convinti di avere in Scalfaro un potente alleato. I diessini (che il referendum lo vogliono) tacciono imbarazzati. E Silvio Berlusconi se la gode. Al desiderio, non tanto nascosto, di Scalfaro di venire rieletto oppone un «no commenti). «Noi preferiamo l'are un altro presidente e con l'elezione diretta» precisa Enrico La Loggia, che pensa ad Emma Bonino. Ma, in cambio, piace moltissimo al presidente di Forza Italia la tesi scalfariana delle elezioni necesarie dopo un referendum in materia elettorale. «Meglio tardi che mai - dice Prendo atto che finalmente si è tornati a rispettare la volontà dei cittadini». Come sempre accade quando Scalfaro parla, tutti si chiedono dove vuole andare a parare; veramente. I più ritengono che sia una mossa che tende ad allontanare il referendum di Segni e a favorire l'approvazione della riforma elettorale subito e non dopo il verdetto dei cittadini, quando la soluzione potrebbe essere molto più dura per i partiti minori, penalizzati dalla cancellazione della quota proporzionale. «Si tratta di un segnale alle forze politiche impegnate nella costruzione del centro, in particolare i popolari - sospetta Roberto Maroni, numero due della Lega - di evitare il referendum per avere il tempo necessario per il loro progetto». I popolari, in effetti, si rivelano come i più entusiasti estimatori della tesi delle elezioni dopo il referendum. Perchè, evidentemente, la considerano un deterrente per i favorevoli alla consultazione. Quindi, sì alla rielezione di Scalfaro e, se passa il referendum, si vota col turno unico («il ricorso alle urne sarà inevitabile» prevede Lusetti). Poi ci sono i sì-ma. L'Udr è per la rielezione di Scalfaro (proposta da Cossiga) ma contraria alle elezioni. Dini è anche lui per Scalfaro ma tace sulle elezioni. Indignatissimi con Scalfaro, invece, gli organizzatori del referendum che punta a rafforzare il sistema maggioritario. «Cose dell'altro mondo» dice il costituzionalista diessino, Augusto Barbera, duella delle elezioni «è una deprecabile minaccia» sostiene Achille Occhetto. Sullo stesso tono gli uomini di Alleanza nazionale. «Quella di Scalfaro è una intimidazione contro la Corte costituzionale e il Parlamento» denuncia Maceratini. «E' un intervento per puri ed evidenti fini personali» (Urso). Il Polo sottoscriva un documento comune per reagire, chiede An per imbrigliare Berlusconi. Anche Pierferdinando Casini, segretario del Ccd, non ha apprezzato l'esternazione di Scalfaro che «ci ha fornito una ulteriore motivazione per dire sì al referendum». Ma, alla fine, non è deto che si arrivi veramente al referendum, visto che procedono le trattative per definire prima la riforma elettorale. Soprattutto perchè Berlusconi la vorrebbe, anche per disinnescare il referendum che piace a Fini. «Sulla legge elettorale, con un po' di ragionevolezza, si può fare un buon accordo» secondo La Loggia. E Berlusconi aggiunge: «Aspettiamo e speriamo». «C'è una convergenza ampia. Vi è ancora qualche punto di contrasto, ma due anni di riflesione non sono trascorsi invano» certifica il ministro per i rapporti con il Parlamento, Gianguido Folloni (Udr). Il leghista Maroni è sicuro che la legge elettorale si farà. «Ci sono già risultati interessanti» sulla proposta leghista (e che piace ai popolari) di un sistema elettorale alla tedesca. I diessini rilanciano chiedendo l'avvio delle riforme. Quanto meno, della riforma di tipo federale. Mentre, dice Folena a Forza Italia, «la soluzione per Tangentopoli non è il primo problema. Il problema principale è il funzionamento della giustizia ordinaria». Alberto Rapisarda Maroni: un segnale ai centristi gli dà tempo per il loro progetto Urso: evidenti fini personali Barbera: cose dell'altro mondo La Loggia: preferiamo un altro presidente, con l'elezione diretta Da sinistra: ii leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e Mario Segni A destra: Walter Veltroni neosegretario dei Democratici di sinistra

Luoghi citati: La Loggia, Roma