Spedisce al giudice un pezzo d'orecchio

Spedisce al giudice un pezzo d'orecchioBenevento, un detenuto: «Sono innocente» Spedisce al giudice un pezzo d'orecchio BENEVENTO. Come un ostaggio nelle mani dell'anonima sarda, sottoposto dai rapitori ad una orribile mutilazione per convincere i parenti a pagare il riscatto e restituirgli così la libertà. Lui non è nascosto in un covo di banditi, ma deve aver pensato al crudele rituale dei sequestratori quando si è tagliato con una lametta il lobo dell'orecchio destro, lo ha chiuso in una busta e lo ha spedito al giudice che lo ha fatto arrestare. Dal carcere, il macabro messaggio è arrivato al tribunale, ha seguito i percorsi della normale corrispondenza ed è approdato sul tavolo del magistrato. Un pezzetto di pelle e una lettera: «Sono innocente, la giustizia mi perseguita». Ha scelto di gridare con un gesto eclatante le sue ragioni Saverio Sparandeo, 36 anni, da maggio chiuso nel penitenziario di Ariano Irpino, nell'Avellinese, per un'accusa di tentato omicidio della quale si dichiara estraneo. Suo fratello, Corrado, è considerato un capo clan della camorra e lui non ha dubbi: «Pago per il cognome che porto». Finora le istanze presentate dai suoi legali sono state sistematicamente respinte. E allora il detenuto ha deciso di mozzarsi il lobo dell'orecchio e di mandarlo a Flavio Cusani, il gip del tribunale di Benevento che ha emesso le ordinanze di custodia che lo tengono in galera. «Mi astengo da ogni commento - dice ora il giudice -, perché nei prossimi giorni dovrò pronunciarmi sulla richiesta di scarcerazione di Sparandeo». Si sa, però, che il gip ha chiesto una valutazione alla procura su quella busta, inviandola ad un pm che era impegnato in un'udienza preliminare su un'altra vicenda. Per caso alla consegna era presente anche uno degli avvocati del detenuto che si è mutilato: soltanto più tardi ha scoperto che la lettera ed il contenuto che aveva suscitato sconcerto nell'aula appartenevano al suo cliente. «E' un gesto che dovrebbe indurre i magistrati ad approfondire questa vicenda - sottolinea uno dei due difensori di Saverio Sparandeo, l'avvocato Andrea De Longis -. Lui giura di essere innocente, di non aver mai tentato di uccidere nessuno». E in carcere il pregiudicato ha cominciato sette giorni fa anche uno sciopero della fame, lasciando intendere di essere pronto a nuove clamorose proteste. La sua vicenda giudiziaria prende il via 1*8 maggio scorso, quando viene arrestato con altre 10 persone nell'ambito di un'inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Napoli sulle attività del clan capeggiato nel Beneventano dal fratello, Corrado. Pesante l'accusa: associazione camorristica, estorsione e tentato omicidio, per il ferimento di. un rivale dell'organizzazione. Ma l'ordinanza di custodia, su richiesta dell'avvocato De Longis e dell'altro legale, Vittorio Fucci, viene annullata dai giudici del riesame che derubricano l'accusa di associazione camorristica in associazione per delinquere e trasmettono gli atti per competenza al tribunale di Benevento. Il 2 luglio Saverio Sparandeo viene scarcerato, ma la libertà dura solo due giorni: il 4 luglio i carabinieri lo arrestano per un provvedimento che contiene i nuovi reati prefigurati ed è firmato dal gip Flavio Cusani. Ed è lo stesso giudice ad emettere nei suoi confronti successivamente altre due ordinanze di custodia per un traffico di stupefacenti tra Napoli e Benevento. Mariella Cirillo Suo fratello Corrado è considerato un capo clan della camorra e l'uomo non ha dubbi «Pago il mio cognome»

Persone citate: Andrea De Longis, De Longis, Flavio Cusani, Mariella Cirillo, Saverio Sparandeo, Vittorio Fucci

Luoghi citati: Ariano Irpino, Benevento, Napoli