Scioperi, Chirac copia l'Italia
Scioperi, Chirac copia l'Italia Nono giorno di agitazione nelle ferrovie, si teme un nuovo esplodere della protesta sociale Scioperi, Chirac copia l'Italia «Nei trasporti un servizio minimo garantito» PARIGI. Al nono giorno di sciopero nelle ferrovie, Jacques Chirac invoca un «servizio minimo garantito» all'italiana per evitare che aziende statali tengano in ostaggio la cittadinanza. «Nelle democrazie moderne» spiega «è una pratica inaccettabile». Dure le reazioni dei sindacati, secondo cui l'iniziativa chiracchiana celerebbe arrièrepensées autoritari. Ma l'Eliseo non se dà per inteso. Se ne parlava da settimane, e ieri Jacques Chirac è tornato con prepotenza sulla scena. L'ha fatto da protagonista, autodefinendosi portatore dell'autentica «modernità» e presentando le sue proposte per rinnovare la vita pubblica. Il discorso del capo dello stato giunge proprio mentre il premier Lionel Jospin è in ribasso nella popolarità. Ma l'ora si direbbe comunque propizia. I senzalavoro moltiplicano cortei, occupazioni e - talora - violenze, per ottenere l'«una tantum di Natale». E Jospin è a picco nei sondaggi. Una crepa si apre però anche in campo neogollista, con l'ex ministro Charles Pasqua che abbandona la direzione del partito da irriducibile anti-europeista e contesta anche Chirac. Immediata la critica socialista e comunista al rientro di Chirac, definito da socialisti e comunisti un'apertura della campagna elettorale per le presidenziali 2002. Il presidente ha parlato in tre quarti d'ora di discorso a Rennes, praticaniente di tutto, dalla razionalizzazione del territorio nazionale al ruolo dello stato che deve «facilitare i progetti», dal rinnovamento della classe politica all'apertura alle donne. Il suo intento è «liberare le nuove energie democratiche», laddove invece «il sistema democratico si arrugginisce e i francesi non si ritrovano più nei loro rappresentanti». Un incoraggiamento a parte, Chirac l'ha riservato a quelle energie vitali che scaturiscono dalle realtà locali. Il richiamo alla moralità pubblica è stato continuo. «Non c'è strategia presidenziale più chiara di quella di Chirac» ha commentato il segretario socialista Francois Hollande, «è entrato in campagna elettorale», hanno fatto eco i comunisti. Nella «gauche» di governo c'è però turbolenza, per alcuni progetti di legge considerati fondamentali - Pacs, audiovisivo, giustizia - che segnano il passo, e per le sempre nuove polemiche fra i variegati partecipanti, ultima quella suscitata dalla nomina di Daniel Cohn-Bendit a capolista dei Verdi alle europee di giugno. Se l'Rpr, il partito neogollista del presidente, ha «approvato senza riserve» quello che considera «un discorso che farà epoca», le dimissioni, proprio ieri, di Charles Pasqua dalla direzione sembrano destinate a lasciare il segno. L'ex ministro degli interni, irriducibile euroscettico, si è «liberato le mani», come affermano nei corridoi del partito, per combattere contro il trattato di Amsterdam. In questa sua strategia, Pasqua non teme di attaccare Chirac: ieri ha detto che è ancora a tempo a «lavare l'errore» non sottomettendo Amsterdam «al popolo francese». [Ansa]
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