La rivincita del fondatore del Kgb di Anna Zafesova
La rivincita del fondatore del Kgb Lo ha deciso la Duma, era stata abbattuta nei giorni della caduta del regime comunista La rivincita del fondatore del Kgb Tornerà sul suo piedistallo la statua di Dzerzhinskij MOSCA NOSTRO SERVIZIO L'orologio della storia in Russia va ormai all'indietro con crescente velocità. Non sono passati che sette anni da quella notte di agosto quando, dopo la vittoria sul golpe comunista, il popolo di Mosca ha rovesciato la statua di Felix Dzerzhinskij, il fondatore del Kgb. La scena del monumento - che per anni aveva troneggiato minaccioso davanti alla sede della polizia politica sovietica sollevato dalle gru dal suo piedistallo, aveva fatto il giro del mondo, diventando il simbolo del crollo del comunismo. Sembrava che l'ombra di Dzershinskij avesse abbandonato i russi per sempre. Ma ieri la Duma ha deciso che deve tornare al suo posto. Con una schiacciante maggioranza di 248 voti favorevoli contro 100 contrari la camera bassa del parlamento russo ha deciso che il «Felix di ferro» deve tornare al suo posto. E' l'ultima iniziativa dei comunisti, dopo gli sconvolgenti appelli antisemiti del deputato Makashov e la proposta del presidente della Duma Ghennadij Selezniov di ripristinare i lavori forzati. Anche il ritorno di Dzerzhinskij sulla piazza Lubianka è stato motivato dal promotore, il leader del partito agrario - un satellite del pc Nikolaj Kharitonov con la necessità di lottare contro il crimine. Secondo Kharitonov, la sola vista del monumento potrebbe ispirare la polizia e l'Fsb (servizio fede¬ rale di sicurezza, erede del Kgb) a una maggiore vigilanza anticrimine. In realtà il «Felix di ferro» aveva fondato la sua CeKa nel 1918, non tanto per lottare contro i delinquenti, quanto per sterminare i nemici politici dei bolscevichi. Ma questa circostanza stori¬ ca è stata ignorata. La maggioranza nazional-comunista della Duma, insieme ai nazionalisti di Zhirinovskij, ha votato senza esitazioni per ripristinare il monumento all'uomo che Grigorij Javlinskij ieri ha definito «uno dei boia più sanguinari» della storia russa. Il partito di Javlinskij, Jabloko, ha tentato ieri disperatamente di ostacolare l'approvazione della risoluzione sul monumento. Ma la proposta alternativa di costruire al posto della statua di Dzerzhinskij un monumento alle sue vittime non è stata nemmeno messa ai voti: la presi- dente della seduta Svetlana Goriaceva, comunista, ha semplicemente staccato il microfono al deputato di Jabloko. Nella parziale, mai completata revisione dei simboli sovietici, Dzherzhinskij è stato condannato come fondatore del Gulag, ma è tutto- ra venerato come padre degli organi di giustizia. In ogni distretto di polizia si può ancora vedere un suo ritratto. Paradossalmente, la proposta di restaurare il suo monumento è coincisa ieri con le celebrazioni per l'anniversario della pubblicazione dell'«Arcipelago Gulag» di Solzhenicyn: un gesto che, secondo Javlinskij, è intenzionale e serve a dimostrare che il partito comunista non rinnega nulla del suo passato. Secondo la legge comunque, ogni cambiamento dell'immagine di Mosca è nelle mani del comune, al quale la Duma può solo fare raccomandazioni. E i moscoviti, che 7 anni fa avevano applaudito la caduta di Dzerzhinskij, ieri si sono mostrati pragmatici: interrogati dalla tv, hanno detto che il monumento non si doveva togliere, ma ormai che è fatta, bisogna lasciarlo nel giardino dove giacciono, inoffensive, le statue dei leader comunisti. Anche perché i lavori verrebbero pagati dal contribuente. Anna Zafesova La risoluzione approvata dalla Duma a larga maggioranza «La sua vista stimolerà gli agenti a lottare contro il crimine» A sinistra, il primo «assalto» al monumento a Dzerzhinskij nell'agosto del 1991. In basso la statua dopo essere stata divelta da una gru
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