In India protestano i cristiani

In India protestano i cristiani «Stupri e violenze» In India protestano i cristiani NUOyA DELHI. Migliaia di cristiani sono scesi in piazza a Nuova Delhi davanti alla sede del Parlamento per denunciare una serie di violenze che, secondo i leader della comunità, sono frutto di un clima di intolleranza favorito dal governo nazionalista indù. I cristiani hanno inoltre proclamato uno sciopero nazionale della comunità, chiudendo le loro scuole e non recandosi al lavoro. Tra gli episodi più gravi denunciati dai cristiani vi è lo stupro di quattro suore, attaccate il 23 settembre scorso da uomini armati in un convento dell'India centrale. Molti i casi di intimidazione ed i roghi pubblici di bibbie ed altri testi sacri. Secondo il «Forum cristiano unito per i diritti umani», uno dei gruppi che hanno promosso la manifestazione, da gennaio ad oggi il numero degli attacchi contro i cristiani è aumentato del 90 per cento, superando gli attacchi anticristiani verificatisi nei 50 anni successivi all'indipendenza dell'India. «Chiediamo che il governo faccia il suo dovere», ha detto Alan de Lastic, l'arcivescovo cattolico di Nuova Delhi che, intervenuto alla manifestazione davanti a 5 mila persone, ha sollecitato indagini più attente e maggiori misure di protezione per i cristiani, una piccola minoranza cui appartiene circa il 2 per cento della popolazione indiana. Le richieste, esposte in un documento, sono state consegnate al Parlamento. Per testimoniare la loro solidarietà con le vittime dell'intolleranza religiosa, alcuni rappresentanti di comunità indù e musulmane si sono uniti al corteo dei cristiani. Già un mese fa il primo ministro Atal Biliari Vajpayee, leader del partito nazionalista indù «Bharatiya Janata», aveva incaricato il ministro federale della polizia di coordinare le indagini sui fatti segnalati da cristiani. E il ministro Singh aveva concluso che nella maggioranza dei casi si era trattato di criminalità comune, senza alcuno sfondo di odio religioso. Ma la tranquillizzante tesi minimalista del ministro della polizia non ha certo convinto i rappresentanti della minoranza cristiana. Quelle del governo indù «sono menzogne insanguinate», ha detto John Dayal, leader del Forum. «Quello che più ci preoccupa - ha detto l'arcivescovo de Lastic - sono le caratteristiche degli attacchi: la gravità delle violenze, la loro distribuzione geografica su tutta l'India, la connivenza di alcuni politici, la complicità dell'apparato statale e, in particolare, della polizia e della magistratura». De Lastic, 69 anni, di madre birmana e padre inglese, in India dal 1942, snocciola implacabile i dati: «Nel 1998 - dice - si sono registrati 120 casi di violenze contro cristiani, inclusi omicidi e violenze carnali, contro i 40 registratisi tra il 1964 e il 1996. Questo è stato per i cristiani l'anno più difficile dell'ultimo mezzo secolo». [Ansa-Agi]

Persone citate: Alan De Lastic, Atal Biliari Vajpayee, De Lastic, Janata, John Dayal, Singh

Luoghi citati: India, Nuova Delhi