Ocalan a Ingrao: accetto la Corte internazionale di Maurizio Molinari

Ocalan a Ingrao: accetto la Corte internazionale Ocalan a Ingrao: accetto la Corte internazionale IROMA N vista della maratona di vertici europei della prossima settimana, decisiva per la sua sorte, Abdullah Ocalan si è dichiarato pronto a sottoporsi «al giudizio di un Tribunale Internazionale» facendo così capire di non gradire l'ipotesi del respingimento oltre frontiera che assume una certa consistenza dopo l'annuncio della disponibilità di Teheran a far valere i propri buoni uffici. Il leader del Pkk ha affidato il suo «messaggio» all'ex dirigente del Pei, Pietro Ingrao. Era stato il segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, a suggerirgli di «prendere l'iniziativa» e di «farsi sentire» per evitare di perdere la partita dell'asilo politico. Ocalan deve però sottostare alle rigide misure di sicurezza imposte dalle autorità italiane, rafforzate dopo la sua intervista alla Med-Tv con tanto di minacce ad Ankara. L'occasione è giunta così grazie all'incontro di tre ore con Ingrao, organizzato dall'«Associazione per la Pace». «Ocalan riconosce la validità del giudizio della Corte Internazionale in sintonia con la strada indicata da Massimo D'Alema e dal governo italiano» ha affermato Ingrao, aggiungendo poi che «ovviamente davanti alla Corte Ocalan intende esporre e sostenere le proprie ragioni». La mossa di Ocalan tradisce il nervosismo che serpeggia nelle file del partito dell'asilo politi- co: la Corte Internazionale è l'unica opzione al momento per evitare il rischio dell'espulsione che allontanerebbe il leader del Pkk facendo fallire la sua dichiarata missione di portare le «ragioni del popolo curdo» sulla ribalta europea. I timori di Ocalan sono motivati. L'espulsione - o il respingimento - con il passare dei giorni assomiglia sempre più all'alternativa obbligata se l'Unione Europea non dovesse raggiungere un accordo su dove e come fare il processo. Un'alternativa uscita rafforzata dal «sì» del ministro degli Esteri iraniano, Kamal Kharrazi, alla richiesta italiana di offrire un aiuto per trovare la destinazione finale per Ocalan non lontano dai confini della Turchia. Escluso invece un ritorno a Mosca perché, secondo quanto svelato ieri dall'ambasciatore russo ad Ankara, il Cremlino «promise alla Turchia di non riprendersi Ocalan in cambio di un importante incremento della cooperazione bilaterale soprat¬ tutto nell'alta tecnologia militare». Ankara infatti non vuole avere Ocalan nei paraggi, in alternativa al processo preferisce vederlo esule a Cuba o in Estremo Oriente. Forse non a caso ieri il quotidiano «Sabah» ha pubblicato alcune indiscrezioni sulla possibilità di un'espulsione di Ocalan verso la lontana Corea del Nord «con un volo via Pechino fra il 24 ed il 31 dicembre». Secondo il giornale turco i coreani avrebbero accettato di prendersi lo scomodo ospite in cambio di sostanziosi aiuti economici e grazie alla mediazione dei Comunisti Italiani di Armano Cossutta. Il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha però liquidato queste indiscrezioni come «una invenzione, una stravaganza» anche perché «l'Italia non ha particolari rapporti né relazioni diplomatiche con la Corea del Nord». Puntuale è giunta anche la smentita dei cossuttiani che, con una nota ufficiale, hanno definito «illazioni totalmente prive di fondamento le notizie riportate da Sabah». Senza però smentire i loro ben noti rapporti con il regime di Pyongyang che secondo fonti diplomatiche a Bruxelles - sarebbe stato veramente «sondato» dall'Italia nei giorni scorsi sull'ipotesi di un'espulsione, al pari di Cuba. «Ma si tratta solo di sondaggi di routine in questi casi - aggiungono - e non v'è stato alcun seguito». Maurizio Molinari Dure reazioni al rapporto di Strasburgo «E' come dire sì al terrorismo»