Catania, D'Alema contestato di Fabio Albanese

Catania, D'Alema contestato FISCHI E URLA AL PREMIER Catania, D'Alema contestato Gli studenti! più soldi MCATANIA A che c... di governo democratico è questo, lasciatelo stare, lo avete picchiato». Giubbotto azzurro, zainetto e kefiah regolamentare, urla la sua rabbia a un poliziotto della Digos che trattiene a forza un suo amico, come lui studente. Attorno a loro due, ammaccati e paonazzi, un gruppetto di poliziotti e carabinieri pronti a bloccare ogni ulteriore tentativo di incursione. Per qualche minuto, ieri mattina, nel monastero dei benedettini trasformato in facoltà di Lettere dell'università, è sembrato di essere tornati indietro di trent'anni: urla, spintoni, botte, perfino qualche contuso leggero da una parte e dall'altra. E Massimo D'Alema ha dovuto così sentire il sapore della sua prima volta da contestato, dal giomo della sua elezione a presidente del Consiglio. Quando è entrato nella sala dove per tre giorni si è discusso sulle «cento idee per lo sviluppo», fuori c'erano 3000 studenti, qualcuno dice addirittura 5000, che urlavano come ossessi tutta la loro disapprovazione verso il progetto di concedere contributi alle scuole private: «Usciremo dal ghetto e romperemo la gabbia, per organizzare la nostra rabbia», dicevano. Contestavano D'Alema, ma anche il ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer, che tutti credevano trovarsi lì dentro con il presidente del Consiglio, e che, invece, era in un istituto superiore della città a parlare con altri studenti. Ma era lui, ugualmente, il più bersagliato: «Berlinguer stai attento perché la scuola è in fermento». Poi però un gruppo ha tentato di entrare, ha salito le scale, ha attraversato il portone in ferro che conduce al refettorio del monastero che fa da sala conferenze, ed è stata la bagarre. La polizia ha bloccato il gruppetto a pochi metri dalla sala del convegno, che voleva raggiungere a tutti i costi, e dove c'erano centinaia di persone e decine di personalità, i ministri Ciampi e Letta, il presidente della Regione Capodicasa, il sindaco di Catania Bianco, sottosegretari e assessori regionali. Dopo le botte, gli agenti hanno anche fermato, ma subito rilasciato, due giovani. Uno di loro, Danilo Siracusa, aveva appena finito di dire: «E' una vergogna che un governo di sinistra dia i soldi alle scuole private». All'esterno, saputo cosa era accaduto, gli slogan sono stati subito adattati allo scopo: «Abbasso la scuola privata, via la polizia; mafie, malie», che ha incredibilmente unito nei cori studenti di sinistra e di destra. Nel monastero, a calmare gli animi, ci ha provato il consigliere politico di D'Alema, Claudio Velardi, che ha prima parlato con gli studenti, poi ha trattato con la polizia. D'Alema, dalla sala del convegno, si è detto disponibile a incontrare i manifestanti. Si è provato ad organizzare una delegazione, ma, dicono fonti di Palazzo Chigi, gli studenti medi non si sono messi d'accordo. Nella stanza del preside della facoltà entrano invece sei studenti universitari. Loro protestano per altro, per il numero chiuso negli atenei. Il capo del governo ascolta le loro ragioni; dieci minuti dopo torna nella sala, mentre la delegazione esce e gli studenti, una selva di microfoni sotto la bocca, hanno il loro momento di gloria sulle tv: «Non ci ha detto nulla di particolare, non conosce il nostro problema, ma è stato tanto gentile», dice Francesca Micieli, una studentessa del terzo anno di medicina, faccia minuta, capelli corti e occhiali gram¬ sciani. Valentina Gelardi, una sua collega arrabbiata, racconta le scene di guerriglia vissute poco prima: «Ho preso pugni in faccia e in testa da persone in borghese che avevano un cartellino, ma non era un pass della manifestazione. Però, di questo, con il presidente non ho parla- to; il nostro problema è la sanatoria per il numero chiuso». Agli studenti medi, le migliaia assiepate sulle scale della chiesa di S,an Nicolò l'Arena, proprio accanto aj monastero dei benedettini, il presidente del Consiglio ha poi risposto alla fine del suo intervento sullo sviluppo del Sud: ((Alimentare questa protesta non è serio - ha detto perché nessuno intende o può trasferire fondi alla scuola privata. Vogliamo solo una politica per il diritto allo studio che aiuti le famiglie meno facoltose a sostenere le spese per i loro figli, anche di quella minoranza che manda i figli alla scuola privata. Mi pare però surreale che la protesta sia stata sollevata dall'inserimento in Finanziaria di 700 miliardi in più per il diritto allo studio, perché si è detto che questi soldi serviranno a finanziare la scuola privata e invece è tutt'altra cosa». Fuori, gli studenti non potevano sentirlo, ma sono rimasti nella piazza, presidiata dalle forze dell'ordine, per tutta la mattinata. Anche dopo che la Croma blindata ha lasciato il monastero per dirigersi in uno dei tanti quartieri-ghetto della periferia Nord, Trappeto Nord, dove altri studenti, ragazzi della scuola media «Francesco Petrarca», lo aspettavano a pranzo. Qui atmosfera ben diversa. Nella scuola, dice orgoglioso il preside Santo Gagliano, qualche anno fa si registrava il 30% di evasione scolastica: (Adesso, su oltre 400 alunni, solo due hanno abbandonato gli studi». D'Alema, atteso da Berlinguer, si siede a un tavolo e si gode il pranzo della mensa insieme ai ragazzi delle terze. Pastasciutta, carne, patate al forno, cannoli e dolci di marzapane. Ai giovani studenti, il presidente del Consiglio ha poi confessato che anche i suoi figli, un bambino di 8 anni e una bambina di 12, «non è che poi abbiano tanta voglia di studiare. Ma frequentare la scuola è necessrio, dico a voi quello che ripeto ai miei figli». Poi, rivolto agli insegnanti: «Il vostro lavoro è difficile, importante anche se non adeguatamente riconosciuto. Ritengo che il governo debba fare quello che può per migliorare lo status, anche economico, degli insegnanti». Tanti applausi. Il presidente risale in macchina e corre all'aeroporto, finalmente più rilassato. Fabio Albanese Tafferugli e qualche contuso alla facoltà di Lettere per bloccare 3 mila ragazzi Il premier: non è serio alimentare questa protesta Un momento della contestazione degli studenti al presidente del Consiglio Nella foto a sinistra: Massimo D'Alema pranza nella mensa con gli studenti

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