Il Papa e la verità assoluta, Jospin e i soldati fucilati

Il Papa e la verità assoluta, Jospin e i soldati fucilati lettere AL GIORNALE Il Papa e la verità assoluta, Jospin e i soldati fucilati I cattolici e le altre fedi In un suo recente discorso il Papa ha definito quella cattolica «Verità unica assoluta universale». Confesso il mio smarrimento di fronte a questa esplicita dichiarazione di intolleranza nei confronti delle altre confessioni religiose. Siamo forse arrivati all'ultimo atto di mai finite guerre di religione? Urge la necessità di sancire in via perentoria e definitiva quale delle fedi è più fede delle altre? O forse più verosimilmente e lo dico con tutto il rispetto per Wojtyla, si tratta del grido di un ego tanto gonfio da non «sentire» che le nostre piccole o grandi verità hanno sempre e comunque il carattere della finitezza (punti di passaggio verso più ampie comprensioni) e che, per nostra buona sorte, abbiamo ab aeterno «davanti» a noi un Infinito Oltre da Percorrere, Conoscere, Amare e, quindi, Vivere (almeno per chi ne accetti l'ipotetica realtà)? Renato Patelli, Rivarossa (To) Architettura e teologia I nostri nuovi paesaggi, le nostre nuove città, le nostre nuove case, non mancano di ricordarci ogni giorno che l'architettura come arte liberale è in crisi, che il sapere dell'architetto ha perduto la propria riconoscibilità, confuso nei molti rivoli di un discorso spesso affannato, incomprensibile e autoreferenziale. E' l'esito di una più generale crisi della cultura politecnica, che l'architettura finisce con il soffrire più delle altre discipline. La Stampa di sabato scorso ha rilanciato l'agenzia con la notizia della prematura morte di Edoardo Benvenuto, preside per diciotto straordinari anni della facoltà di Architettura di Genova. Insigne studioso della scienza deJ'e costruzioni, arj chitetto, ingegnere, teologo militante, musicista e pittore, Benvenuto è stato un maestro grande di conoscenza e di etica, al quale va reso un non scontato tributo d'affetto. Mercoledì 2 dicembre la sua scuola lo ha salutato con una pubblica commemorazione. Tra coloro che lo hanno conosciuto, nessuno dimenticherà il suo sguardo e la sua voce inconfondibili, il suo argomentare acuto, il suo lucido riflettere, la sua capacità di ascolto esercitata per tutto e con tutti. In brevi ma preziosi incontri egli ha indicato negli ultimi anni a un piccolo gruppo di ricercatori l'impervio percorso per un lavoro attento sul sapere dell'architetto, sul suo insegnamento e sui suoi fondamenti artistici e tecnico-scientifici. Anche se mancherà la sua guida, il piccolo gruppo farà tesoro delle sue parole e proseguirà il lavoro. Come sempre, con caparbietà. Architetto Marco Trisciuoglio (Gruppo Ermogene) Gli ammutinati e i morti in guerra Il premier francese Lionel Jospin, ha presentato una iniziativa mirante a dare un'assoluzione postuma, con relativa riabilitazione, ai soldati francesi fucilati (durante la 1 ° guerra mondiale) con la motivazione «colpevoli di ammutinamento, codardia e diserzione». Questa iniziativa ha fatto presa in Inghilterra e così da noi. La Stampa dell'8 novembre riporta un'intervista con il ministro della Difesa Scognamiglio: egli approva la iniziativa e dichiara che a quei soldati ed a tutti gli altri, immolati per lo stesso motivo, «va riconosciuto tutto l'onore» e che, anch'essi «non furono meno eroici di quelli che caddero in combattimento». Come in troppe cose del mondo, si verifica che, anche questa volta si viene a passare- da un estremismo all'opposto: dichiarare «eroi» dei militari in divisa che, in tempo di guerra abbandonarono il posto di combattimento, si diedero alla macchia, magari si arresero senza sparare un colpo, si rivoltarono ai loro ufficiali, è un assurdo paradosso, anzi, un vergognoso affronto verso colono che si batte¬ rono, ligi al dovere. Tutti sono d'accordo sulla necessità di cancellare il tragico (purtroppo, ricorrente) flagello della guerra. Ma non lo si annulla facendo come lo struzzo, cioè, cacciando il capo nella sabbia... Cioè, non lo si annulla, rinunciando ad una possibile, necessaria difesa,- La guerra è un evento terribile, ma richiede che le sue spietate regole, vengano rispettate. Ogni battaglia paga lo scotto dei suoi caduti e feriti. Succede anche e purtroppo che certe azioni belliche vengano a dare risultati negativi, a volte (ammettiamolo) anche per errori e colpe dei comandanti... Col sa¬ crificio mutile di chi vi ha partecipato... Però giustifica questo che il subordinato possa (anzi debba) discuterle ed anche, opporvisi? La base della disciplina militare è l'obbedienza... Mancando ciò non esiste esercito, non si possono svolgere azioni di guerra. Ten. col. Elio Rosi Genova Presidente dell'Associazione Nazionale del fante Casalinghe e religiosi trattamenti diversi Le casalinghe, arrivate all'età di 65 anni, non percepiscono alcuna pensione sociale (o assegno sociale) se il reddito lordo del marito è superiore a tre volte il minimo Inps (circa 30 milioni). Le Religiose ed i Religiosi, quelli che, per legge, non hanno mai versato contributi previdenziali, giunti all'età di 65 anni, automaticamente, ricevono dall'Inps la pensione sociale come nullatenenti, mentre le comunità in cui vivono hanno bilanci annuali di centinaia e centinaia di milioni. E' logico e giusto questo? Se in base alla legge 392/'56, ribadita dalla circolare 51/'95, le attività (anche a favore del pubblico esterno - e che attività!) dei Religiosi presso le proprie Comunità non rivestono le caratteristiche di rapporto subordinato soggetto all'obbligo assicurativo, (quindi non pagano contributi), in quanto, questi, sono tutelati, per tutta la vita, dalla Comunità, o dalla Congregazione o dall'Ordine a cui appartengono, perché poi, a 65 anni, la comunità civile deve dare loro la pensione sociale? A tale età smettono di essere tutelati dalle loro comunità religiose, con bilanci annuali notevoli? Se l'Inps ed il Governo pensano che alle casalinghe non spetti nulla di pensione quando nelle loro famiglie entrano 30 milioni lordai annui, perché non tengono lo stesso criterio per stabilire se una persona ecclesiastica debba avere o no la pensione sociale? Lucia Fino Torino L'animo umano di fronte alla morte Il signor Gino Cosci nella lettera del 22 novembre, ironizza sui grandi illuministi, Voltaire, Diderot, ecc., che in punto di morte chiedevano di riconciliarsi con la religione cristiana. André Gide, prima di morire esclamò: «Eccomi di nuovo di fronte all'eterna lotta tra la ragione e ciò che le si oppone». Le accorate e lucide parole del romanziere francese, denotano lo stato d'animo dell'essere umano quando sente che la vita irrimediabilmente sfugge e si trova dinnanzi al bivio tanto temuto: l'aldilà o il nulla? Tutti gli umani, salvo rare eccezioni, credenti, atei e agnostici, in quell'istante supremo sono colti dal dubbio ed allora vacilla la fede del credente come la ragio ne dell'ateo; e penso che su quest'ultima, angosciosa lotta dell'uomo contro i dubbi che insidiano le certezze di un'intera vita, non vi è da fare ironia Circa l'ateismo dell'astrofisica Margherita Hack, di cui parla il signor Cosci, sono convinto che non ci siano fedi con la F maio scola o minuscola; ciò che vera mente conta è l'onestà intellettuale che alla signora Hack non manca. Antonio Miglionico Ivrea

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