Se Mussolini vedesse

Se Mussolini vedesse Scoperte in un rustico migliaia di foto proibite e mai viste dell'Italia fascista: un popolo che lotta per l'esistenza Se Mussolini vedesse N-HKL 1938, alla vigilia di Pasqua, Mussolini convocò nel suo studio a Palazzo Chigi l'avvocato e I giornalista torinese Stefano Bricarelli - famoso negli Anni Trenta come fotografo dell'alta borghesia subalpina e collaboratore di Life e Harper's Bazar - per commissionargli un reportage fotografico sulla vita quotidiana dei confinati antifascisti nell'isola di Ponza. Bricarelli accettò l'incarico e lo eseguì, ma poi quel servizio non venne pubblicato. Il Duce era solito esaminare una per una tutte le fotografie che riguardavano lui e le istituzioni del regime e, insindacabilmente, le approvava o le bocciava scrivendo sull'istantanea, a matita nera e in grossi caratteri, un «sì» o un «no» (e quando per caso una foto non gradita gli sfuggiva, come quella che nell'estate del 1935 lo ritraeva abbronzatissimo, mentre ballava in Romagna, impartiva immediatamente ai giornali il divieto tassativo di pubblicarla). Se Mussolini avesse potuto vedere le foto pubblicate ora da Specchio, le avrebbe sicuramente bocciate perché quelle immagini in bianco e nero rivelano sottovoce ma impietosamente - fra i lustrini delle parate, degli archi di trionfo, delle folle oceaniche, dei bambini a dieci anni già col moschetto a tracolla - miserie, pene e difficoltà di un popolo che lotta per l'esistenza in quel periodo che va dalla marcia su Roma all'entrata in guerra dell'Italia (probabilmente il 1941-1942; lo testimonia la bella foto della principessa Maria José che in divisa di crocerossina assiste i feriti in un ospedale militare). Non sappiamo chi ha scattato queste istantanee indimenti- cabili, ma si doveva trattare di un fotografo ufficiale, altrimenti gli agenti della «Presidenziale» - la polizia in borghese che proteggeva il Duce da mattino a sera - non avrebbero consentito che un dilettante armato di «Leica» giungesse fino a pochi passi da Mussolini, come si può notare nella foto in cui sta premiando a Roma i vincitori di un concorso ippico. Professionista o dilettante, lo sconosciuto fotografo de Lo Specchio, con le sue immagini mette a fuoco (si può ben dire) una realtà sociale profondamente diversa da quella presentata dalla propaganda fascista, una realtà che allora era impossibile verificare, alle fumisterie razziste di un Mussolini che si compiace della nevicata su Roma e dell'ondata di freddo intenso perché così confida a Ciano affacciandosi alle finestre di Palazzo Venezia - «muoiono le mezze cartucce» e «si migliora questa mediocre razza italiana», si contrappongono i gruppi di braccianti sradicati dal Veneto che giungono a Roma con mogli, figli e poveri bagagli diretti alle bonifiche di Littoria e di Pontinia. L'implacabile obiettivo scopre che cosa talvolta si cela dietro le vistose quinte del regime: bimbi e genitori, alle mense rurali, consumano un pranzo spartano nelle gavette dei soldati; le massaie assediano le bancarelle dei mercati rionali incerte nello scegliere fra il manzo, carissimo, e la polpa-famiglia da pochi soldi, carne quasi di scarto e da insaporire con pezzetti minuscoli di lardo, carota, prosciutto e cetriolino; i mendicanti circolano nelle strade del centro malgrado gli avvisi agli angoli e sulle porte delle chiese avvertano che «è vietato chiedere l'elemosina»; gli scolaretti, nei grembiuli miseri e tutti eguali, costretti a discipline paramilitari con divisa, saluti, canti, adunate sotto i ritratti corrucciati del re e del Duce; soldati richiamati alle armi per essere spediti nei deserti della Marmarica o sulle montagne innevate dell'Epiro che partono in tradotta accompagnati da mogli, madri e un fiasco di vino o che dai fronti di guerra scrivono su carta da lettere in cui un quarto dello spazio è occupato da motti mussoliniani sono l'altra Italia, «the other side of the bill», che non era mai stata ritratta come in queste dimesse, umane vesti di Paese in gran parte agricolo, pacifico, poco portato ai sogni imperiali e più rivolto al lavoro, alla fatica, alla pazienza. Giuseppe Mayda Una realtà sociale diversa da quella che offriva la propaganda Immagini di povertà così lontana dai sogni imperiali Massaie al mercato, famiglie venete sradicate a Pontinia per bonificarla, mendicanti, scolari educati militarmente Qui accanto Mussolini rende visita ai feriti di guerra In basso soldati richiamati alle armi in partenza per i deserti della Marmarica e per le montagne dell'Epiro. Nella foto sotto il titolo: Roma 1940, dopo un'abbondante nevicata un gruppo di preti gioca a palle di neve in piazza San Pietro