L'Agensud «leggera» divide il governo di Gian Carlo Fossi

L'Agensud «leggera» divide il governo Il varo dopo un anno di polemiche. La nuova holding si chiamerà Sviluppo Italia e partirà a luglio L'Agensud «leggera» divide il governo Ma D'Alema impone il via ROMA. Decolla tra polemiche «Sviluppo Italia», la holding leggera per la promozione e il cordinamento dello sviluppo nel Mezzogiorno. A tempo di record e con uno scontro nel governo (cossighiani, cossuttiani e socialisti ne chiedevano il rinvio, ma poi il premier Massimo D'Alema è riuscito a imporre il via) il consiglio dei ministri ha approvato ieri definitivamente il relativo decreto legislativo, che aveva ottenuto da appena ventiquattro ore il prescritto parere consultivo del parlamento. Entro il 31 gennaio '99 sarà costituita la nuova holding in Spa e si deciderà chi governerà il nuovo organismo, ma in campo ci sono già i nomi di Emma Marcegaglia (in pole position) vice presidente di Confindustria e presidente dell'associazione dei giovani industriali, Patrizio Bianchi economista di Nomisma e autore del progetto di «Sviluppo Italia» e degli industriali Vittorio Merloni (che si è subito defilato] e Pasquale Natuzzi. Per il 30 giugno 99 dovrà essere sistemato l'ultimo tassello, destinato a rivoluzionare l'attuale sistema degli enti che finora hanno operato nel Sud: la costituzione delie due società, Progetto Italia e Investire Italia, che confluiranno nella holding e ne saranno i due bracci operativi. Investire Italia, che si occuperà dell'attività di merchant banking, assorbirà Itainvest, Ribs, Insud e Pinagra; Progetto Italia, che avrà un ruolo diretto nella promozione e nell'attuazione degli investimenti, comprenderà Imprenditoria Giovanile, Spi, Enisud e lpi. Resta fuori solo Italialavoro, ex costola della Gepi, che si occupa dei lavori socialmente utili. Dal 1° luglio, dunque, «Sviluppo Italia» avrà tutte le carte in regola per cominciare a lavorare con tecniche, procedure e strumenti del tutto inediti. Dopo una «seria sofferenza durata circa un anno» (ha ricordato ieri sera il ministro del lavoro Antonio Bassolino, lasciando Palazzo Chigi), ora c'e un impegno massiccio per recuperare il tempo perduto e dare sollecitamente una forte spinta alla ripresa degli investimenti nel Mezzogiorno e al rilancio dell'occupazione. Sarà il presidente del consiglio a guidare la politica dell'Agenzia per il Sud d'intesa con il pool di ministri che partecipa alla commissione «occupazione e sviluppo» del Cipe e, quindi, con i ministri del Tesoro, dell'industria, del lavoro, dell'agricoltura, della Ricerca scientifica e degli affari regionali, mentre i diritti dell'azionista saranno esercitati dal ministro del tesoro. Sviluppo Italia non avrà un suo capitale, ma avrà a disposizione i capitali che affluiranno dalle società conferite. A decorrere dall'esercizio finanziario 2000 il Cipe riserverà delie risorse per finanziare i programmi di promozione di nuove attività imprenditoriali. Si prevede, inoltre, la possibilità di finanziamento degli interventi attraverso fondi nazionali e comunitari «il cui utilizzo, ove necessario, può essere disciplinato con apposite convenzioni con i soggetti finanziatori». In particolare, Sviluppo Italia si dovrà impegnare nella promozione di attività produttive e nell'attrazione degli investimenti, ma anche in iniziative occupazionali e di nuova imprenditorialità, di sviluppo della domanda di innovazione, dei sistemi locali di impresa, anche nei settori dell'agricoltura, del commercio e del turismo. Insomma, un raggio di azione molto ampio che richiederà una forte capacità di razionalizzazione, notevole tenacia e, perfino, una buona dose di fantasia. In sintesi, quando marcerà a regime, Sviluppo Italia dovrà essere tutto quello che, purtroppo, per molti lustri non è stata la Cassa del Mezzogiorno. Almeno, nelle intenzioni. E non a caso sia Bassolino che il sottosegretario alla presidenza del consilgio Franco Bassanini hanno insistito sul carattere estremamente snello della struttura della holding. «Non si tratta in nessun modo di un carrozzone - osserva Bassanini - ma è la semplificazione e la razionalizzazione degli strumenti e degli interventi della promozione dello sviluppo nel Mezzogiorno». Bassolino precisa: «Nessun contrasto tra i ministri. Il provvedimento è stato approvato all'unanimità». Gian Carlo Fossi