«Anch'io ho colpito Mauro» di Francesco Grignetti

«Anch'io ho colpito Mauro» Frosinone, Erik: «Me lo ordinò Fardi, ma a quel punto il bambino non respirava già più» «Anch'io ho colpito Mauro» Il superteste: altrimenti avrei fatto la sua fine FROSINONE DAL NOSTRO INVIATO Questa volta non ha tentennato. Il supertestimone Erik Albert Schertezberg, reo confesso, conferma le sue accuse. E il gip Francesco Galli, neirordinare la custodia cautelare, definisce «lineare» l'ultima ricostruzione. Mauro - secondo il racconto di Erik - fu dunque vittima di un branco di balordi. Adolescenti che mischiavano droga e sesso. «Il bambino doveva essere violentato», ammette a denti stretti il procuratore capo di Cassino, Gianfranco Izzo. Fardi, Denis, Claudio e Daniel quel mercoledì ordinarono a Erik, che era loro succube, di portarsi dietro il bambino. Lui eseguì. E finì in tragedia. «Dovete capire che per un adolescente non è stato facile - spiega il giudice Galli, uscendo dall'interrogatorio - raccontare fatti così scabrosi. Ma oggi ci ha aiutato molto». Erik, raccontano i suoi avvocati Antonio Chianta e Massimo Cassone, è apparso finalmente libero da fantasmi e ritrosie. L'arresto di Fardi, 21 anni, il secondo fratello zingaro, l'ha tranquillizzato. Ha raccontato così al giudice la storia atroce e assurda di un gruppo di adolescenti, ciascuno con la sua sohtudine, che viene calamitato dagli zingari. I due fratelli Denis e Fardi Bogdan più Daniel, il cugino di 15 anni, formano il primo nucleo. Intorno gli ruotano Claudio e Erik. Uno ha 14 anni, ma si dimo¬ stra più grintoso e «adulto» della sua età. L'altro ha 18 anni, ma di carattere è debole e anzi remissivo. Il gruppo è cementato da piccoli traffici. Erik ammette di aver venduto a scuola certi spinelli che gli venivano forniti da Fardi. E c'entra anche il sesso. Sesso omosessuale. «Tra i ragazzi c'erano rapporti morbosi», si limita a dire un magistrato. E' questo il grande mistero che Erik ha nascosto a lungo. Con il senso di colpa per aver portato il bambino, che si fidava ciecamente di lui, nella trappola ordita dagli altri. Il piccolo Mauro, infatti, era lì che spingeva per entrare nel gruppo. Ma anche se si atteggiava a «duro» e rivendicava un po' troppo spesso la parentela con Libero Forimi, lo zio accusato di camorra, Mauro aveva solo 11 anni. Non veniva preso sul serio. Sennonché il branco, un po' infastidito dai suoi atteggiamenti, gli aveva messo gli occhi addosso. «Quel mercoledì - ha raccontato Erik al giudice - mi ordinarono di portare Mauro al nostro appuntamento. Arrivammo a Castrocielo in motorino. Ad aspettarci erano in quattro: Denis, Fardi, Claudio e, con mia sorpresa, c'era anche Daniel, che da qualche settimana non si vedeva più a Piedimonte». Il gruppo prosegue immediatamente. Erik ha precisato che Mauro andò in macchina e Claudio venne sul motorino. La sostanza, comunque, non cambia. Vanno verso San Giovanni Incarico. E' l'imbrunire. Fa freddo e la strada è bagnata. Fardi ordina a Erik di comprare delle buste di plastica nera da immondizia. Gli dà anche i soldi. La procura di Cassino ha identificato il negozio di alimentari dove è avvenuto l'acquisto. La titolare ha riconosciuto Erik. Crede di aver intravisto Claudio dietro la vetrina. Arrivano quindi al boschetto della morte. Erik conferma: i due fratelli nomadi sistemarono qualche busta per terra come giaciglio, Mauro ancora non sospettava nulla, pensava che servissero per sedersi e fumare uno spinello in pace. Invece i ragazzi del gruppo mostrano bruscamente le loro intenzioni. Saltano addosso al bambino e cominciano a spogliarlo. Quello si ribella. La scena si fa sempre più drammatica. Partono i primi pugni. Denis lo zingaro, che in passa- to pare aver mostrato segni di schizofrenia, perde la testa. Copre il capo del bambino con un sacco di plastica e comincia a colpirlo con una spranga o un martello. Il particolare verrà confermato dai tecnici dei carabinieri, che hanno trovato una busta con lacerazioni e sangue sovrapponibili alla nuca di Mauro. E' una scena infernale. Tutti, a turno, si accaniscono sul corpo in terra. Erik è annichilito. Racconta: «Fardi mi disse: se non lo colpisci anche tu, fai la stessa fine. Io colpii. Due volte. Ma a quel punto Mauro era già morto». E' in quel momento, quando Erik si avvicina al corpo esanime della vittima, che probabilmente la sua scarpa s'impregna di sangue. Erik se ne accorge con raccapriccio. Si leva furiosamente scarpe e calze. Resta a piedi nudi. E qui Fardi rivela un sovrappiù di crudeltà. Prende una delle scarpe e la lancia nella boscaglia: «Ora valla a prendere». Erik non se la sente. Ri¬ sale sul motorino a piedi nudi e se ne va. L'altra scarpa, le calze e l'arma restano in mano ai due fratelli zingari che, gli racconteranno poi, buttano tutto in una discarica. Ieri i carabinieri hanno provato a vedere se ci fosse traccia tra i rifiuti, ma è un'impresa disperata. Ieri Antonietta Testa, testimone a favore di Denis Bogdan, ha raccontato di aver subito minacce dal pm Spena: «Mi disse "tu questa sera non torni ad allattare la tua bambina se non dici che i Bogdan ti hanno pagato per testimoniare". La denuncerò». Oggi il gip ascolterà in carcere il presunto capobranco, Fardi Bogdan. Ma a questo punto il procuratore capo Gianfranco Izzo, e i due sostituti Ersilia Spena e Assunta Cocomello, ritengono che il caso sia chiuso. Francesco Grignetti Il pm conferma la pista del tentativo di stupro da parte del branco: «Sì volevano violentarlo» Teste accusa i giudici: mi hanno minacciata Mauro lavarone, ucciso perché si è ribellato alle avanches degli amici e il luogo dell'omicidio

Luoghi citati: Cassino, Castrocielo, Frosinone, San Giovanni Incarico