«Clinton, non atterrare a Caia» di Aldo Baquis
«Clinton, non atterrare a Caia» «Clinton, non atterrare a Caia» Israele: sarebbe un avallo allo Stato palestinese TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO La riuscita della visita di Yasser Araiat a Washinjjton - in cui il leader palestinese ha preannunciato per il majjgio prossimo la creazione di uno Stato indipendente con Gerusalemme Est come capitale, e ha raccolto promesse di aiuti per tre miliardi di dollari - preoccupa Israele al punto che il governo di Benyamin Netanyahu ha chiesto ieri al presidente Clinton di astenersi dall'atterrare con il suo Air Force One nel nuovo aeroporto di Gaza, quando fra dieci giorni giungerà in visita nella regione. Agli occhi di Israele l'aereo presidenziale, gli inni e le parate ri¬ schiano di rendere euforici i palestinesi e persuaderli di essersi guadagnati il riconoscimento degli Stati Uniti alla loro sovranità. Netanyahu ha suggerito che Clinton lasci l'aereo all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e prosegua hi elicottero per l'aeroporto Araiat di Gaza. Secondo prime indicazioni da Washington - mentre l'inviato Usa, Dennis Ross, si accinge a tornare in Medio Oriente per preparare i dettagli della visita - Netanyahu sembra essersi aggiudicato questa vittoria tecnica. Ma la crescente impazienza americana verso Netanyahu è tangibile. Al portavoce del Dipartimento di Stato James Rubin sono bastate soltanto poche ore per definire «inopportune» tre nuove condizioni avanzate da Netanyahu per proseguire il ritiro graduale dalla Cisgiordania. Innanzitutto ha detto il premier, in una dichiarazione da cui traspariva un'abissale sfiducia verso i partner palestinesi - Arafat dovrà chiarire («in arabo») che mai Israele si è impegnato a includere «assassini o militanti di Hamas» fra i 750 detenuti palestinesi la cui scarcerazione è imminente. Inoltre, Arafat deve impegnarsi a non proclamare unilateralmente l'indipendenza. Infine, l'Autorità nazionale palestinese deve cessare «l'incitamento alla violenza» contro i coloni. Un collaboratore di Arafat, Ahmed Tibi, ha reagito con l'arma dell'ironia: «Netanyahu - ha rilevato - ha dimenticato di aggiungere una quarta condizione al ritiro: che Arafat intoni "Hatiqwa"», l'inno israeliano. Il negoziatore Saeb Erekat ha sintetizzato la posizione dei palestinesi definendo «inaccettabili» le richieste israeliane e annunciando la sospensione dei negoziati sull'assetto definitivo nei Territori fra Mahmud Abbas e Ariel Sharon (che ha annunciato una missione in Usa a partire da domani). Clinton sa bene che la realizzazione degli accordi di Wye Plantation rischia di provocare «sobbalzi lungo la strada». Questi, infatti, non sono mancati: a Tel Aviv un ostello di manovali palestinesi è stato distrutto dalle fiamme, a Gerusalemme Est dimostranti palestinesi hanno ingaggiato battaglia con la polizia, a Gaza agenti dell'Anp hanno sbarrato la via di accesso alla colonia di Netzarim, per ritorsione, i coloni hanno chiuso per due ore l'area industriale di Karni. L'atmosfera di violenza ha comunque giovato alla coalizione di governo. Il Partito nazional-religioso ha salutato con ammirazione l'atteggiamento rigido di Netanyahu e ha annunciato che non appoggerà più il progetto di legge laborista sullo scioglimento anticipato della legislatura. Aldo Baquis Il presidente Usa sarà in visita nella regione a metà mese Ancora una giornata di scontri
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