Cecchi Gori; alt a Murdoch

Cecchi Gori; alt a Murdoch Il patron di Telemontecarlo: ho un accordo scritto con Rai, Fininvest, Telecom e Canal plus. Rispettiamolo Cecchi Gori; alt a Murdoch «La piattaforma deve essere italiana» LA «GUERRA» DIGITALE AGITA quattro fogli di carta: «E poi nessuno, dico nessuno, ha alzato il telefono per avvertirmi che questo accordo scritto e sottoscritto era da considerare carta straccia!». Vittorio Cecchi Gori, vestito di blu dalla testa ai piedi, ha i capelli che tendono a fare massa verticale, ma si appassiona e si accalora seduto nel suo studio di Palazzo Borghese a Roma che è una specie di reggia di Versailles: arrivo a lui attraversando una teoria di saloni degna del re Sole, varco giardini settecenteschi pieni di statue e ninfei fino al suo pensatorio adiacente a quello che fu di Scipione Borghese fra statue, specchi, putti, cicisbei dipinti, stucchi e quadri e ori in tale opulenta profusione da far girare la testa. Di che accordo si tratta, senatore? «Ma l'accordo di novembre dell'anno scorso in cui s'era detto che la piattaforma digitale la si faceva insieme fra tutti noi: la Finivest, la Telecom che da allora non s'è più saputo chi comandava e che cosa voleva fare, la Rai e Canale Plus. S'era detto si va avanti insieme. Poi, pàf, cambiano i vertici alla Rai, casino in Telecom, arriva Murdoch, c'entra la Moratti...». Lei ce l'ha con la Moratti fin dai tempi in cui era al vertice della Rai e lei perse un braccio di ferro memorabile, non è vero? «Per l'amor di Dio. Io della Moratti non voglio parlare affatto, e meno che mai parlarne male. Ci mancherebbe solo questo. La Moratti è una scelta di Murdoch e lui si sceglie chi vuole». E a Romiti, che cosa vorrebbe dire? «Nulla, nulla. Io il vizio di mandare messaggi trasversali attraverso le interviste (mi perdoni, lei non c'entra) non ce l'ho. Io se voglio dire qualcosa a Romiti, che tra parentesi è anche amico mio, alzo il telefono e glielo dico. Be' vorrei che anche lui facesse altrettanto». Vuol dire che il dottor Romiti le manda messaggi trasversali attraverso le interviste? «No, via, la questione è chiusa, parliamo di cose serie. E la cosa più seria è che qui nessuno ci ha più capito nulla e non si raccapezza più. Permette che faccio un po' il pedante?». Siamo qui per imparare. «Allora. Dalla televisione a colori in poi è scoppiato il finimondo tecnologico. Quello che prima sembrava un etere per pochi, adesso è satellite e cavo per centomila. Solo che ci vuole una piattaforma digitale, un insieme di aggeggi tecnici che vanno dal satellite al decoder che lei ha in casa, e poi ci vuole uno che trasmetta il soft, ciò che diverte e che fa ascolto». E sarebbe? «Numero uno, il calcio. Chi ha il calcio comanda il mondo. E chi comanda il mondo deve essere disciplinato dalla politica. E' un affare di Stato comandare il mondo, o no? Se uno dice: toh, si dà tutto il digitale a Cecchi Gori, che ne dite? Lei che dice? Che no, assolutamente non s'ha da fare». E poi, dopo il calcio? «I film italiani, i film americani, San Remo, le News cioè i telegiornali. Fine del catalogo. Chi ha in mano questa roba può fare degli utenti quel che vuole». E lei che ha i suoi film non vuole che Murdoch venga a vendere qui il suo catalogo della Twentieth Century Fox. «Io dico che il nostro prodotto di comunicazione, in generale, televisione e cinema, è italiano al sessantacinque, settanta per cento. E credo che italiano dovrebbe restare, almeno in questa proporzione». Non passi lo straniero? «Ma no, passi pure. Ma in condizioni di parità. Io non credo alla storia della colonizzazione culturale americana: noi beviamo troppo cinema americano quando il nostro cinema e la nostra fiction sono fiacchi. Un partner straniero, passi. Ma dargli la maggioranza è da pazzi». Che ne pensa di Murdoch? Lo conosce bene? «Abbastanza. Ci siamo visti a lu- glio, lui è uno abituato a debordare, a vincere, è uno forte, con idee forti, un po' napoleonico e si fa fatica a contenerlo, è uno in gamba, mica no. Ma voglio tornare al punto, al nodo della faccenda». Benissimo. «Allora: qui ho capito io, ha capito Berlusconi, con molto ritardo ha cominciato a capire anche la Rai... Sa una cosa? Mio padre,' per riuscire a vendere alla Rai «L'Armata Brancaleone» per venti milioni, ha dovuto fare la fila e perdere giornate. Dunque: Telecom ha i cavi, i fili, gli impianti, e mi sembra che a questo si debba fermare. Anche il governo mi sembra che la pensi così a giudicare da quel che dice il ministro Cardinale. Dunque Telecom è il treno, e su quel treno deve poter viaggiare chiunque. Se tu sei il treno, l'unico treno con la sola rete ferroviaria, e ci vuoi far viag¬ giare soltanto chi ti pare, ti saluto: siamo al monopolio e anche a una situazione di rischio per la democrazia. Perché dietro il monopolio, con calcio e cinema, tu acchiappi la gente e gli rifili quello che vuoi tu, manipoli le opinioni, mi spiego?». Senta, senatore Cecchi Gori, le malelingue dicono che il suo gruppo è finanziariamente nei guai, senza una lira, e che per questo vede con angoscia l'arrivo di concorrenti forti. «Sa che le dico? Che quando sento dire che noi siamo in crisi finanziaria a me viene da ridere. E sa perché mi viene da ridere? Perché essere in crisi finanziaria vuol dire non avere liquidità, e nel nostro mestiere non avere liquidità significa avere investito tutto fino all'ultima lira. Io ho un pacco di film mai passati in televisione, tutti di primissima qualità, da far paura. Chi può dire quanto valgono? Mille miliardi? Duemila?». Come si fa a farli valere duemila anziché mille? «Glielo spiego subito. Garantendo all'utente che si è comperato la parabolica e il decoder, che quel film che io gli dò, poi non lo vedrà dopo un mese sulla televisione commerciale o sulla Rai. Questo è il punto che non hanno capito: la televisione digitale non deve comportarsi come la tv generalista, è un'idiozia, è tempo e denaro buttato». A proposito di televisione generalista, come mai Agnes, che doveva essere l'anima televisiva delle sue due reti, è stato fatto fuori? «Fatto fuori? Ma lei è matto. Altro che fatto fuori. E' direttore generale...». Appunto, rimosso con promozione. «Ma Agnes è una grande mente, non poteva star lì a guardare la lunghezza di un programma, o perder tempo con le sciocchezze. Fra l'altro fu proprio lui a guidare l'accordo di un anno fa, si figuri». E Giordani? «Giordani no, Giordani se ne è proprio andato, ma con decisione reciproca perché io non voglio fare una piccola Rai, è un'altra televisione quella che voglio fare io. Adesso la seconda rete è nelle mani di mia moglie che sta facendo un gran bel lavoro». Torniamo all'accordo di un anno fa. Mi par di capire che lei vorrebbe ripristinarlo tale e quale, dopo che Bernabò ha sbattuto la porta in faccia a Murdoch. «Ma corto. Quell'accordo ò splen¬ dido, va bene così, permette di risparmiare un sacco di soldi senza mettersi a fare ciascuno la propria piattaforma digitalo o permetto alla nostra «Major», oltre che alla Medusa di Mediaset e alla Rai, di affrontare la sfida della tv digitale». Ma lei ci ha pensato a farsi il suo baracchino digitale proprio? «Ecco qua il progetto, vedo? Ma è inutile, è sciocco buttare via così tempo e denaro. Io faccio il produttore di film, e quello è il mio mestiere. Telecom sa fare i cavi e le reti, quello è il suo mestiere. Che Telecom si metta a fare Stream, una televisione dittata che non guarda nessuno e che va a rotoli, è un errore. Ognuno deve fare meglio quello che già sa fare». Paolo Guzzanti fi fi La rete telefonica non deve essere un monopolio altrimenti si può rifilare quel che si vuole alla gente e si manipolano le opinioni ■■ fi fi Chi ha il calcio ifilm, San Remo e i telegiornali comanda il mondo E chi comanda il mondo deve essere disciplinato dalla politica^ fi fi Niente polemiche con la Moratti e Romiti Dico soltanto che è da pazzi dare la maggioranza a uno straniero p j Qui sopra Rupert Murdoch, a destra Letizia Moratti. Nella foto grande a destra Vittorio Cecchi Gori, e sotto il titolo Cesare Romiti

Luoghi citati: Cardinale, Roma, San Remo