Melandri: mai in pay-tv le partite delle nazionali

Melandri: mai in pay-tv le partite delle nazionali Il ministro: niente differite, lo sport va visto in diretta Melandri: mai in pay-tv le partite delle nazionali ROMA. «La vostra festa è stata in parte rovinata, oscurata in video. La differita non conta, lo sport va visto in diretta. Non accadrà più». A Palazzo Chigi la ministra Giovanna Melandri rinnova il suo impegno alla nazionale di pallavolo, ricordando con disappunto come la vittoria degli azzurri ai Mondiali sia stata trasmessa in diretta solo da Stream. «Anche per l'Italia è venuto il momento di accelerare quel provvedimento, già avviato dal governo Prodi, di una definizione seria degli avvenimenti che hanno un valore assoluto di identità nazionale e che vanno visti da tutti in chiaro. Su questo c'è un impegno del governo e sarà mantenuto». Nella «famosa lista», per capire, c'è anche il Festival di Sanremo. Per lo sport dovrebbe garantire in chiaro tutte le manifestazioni che coinvolgono le nazionali italiane. In quest'ultimo caso la Federazione pallavolo spiega che i diritti tv mondiali sono gestiti dalla federazione internazionale e che Stream li ha acquistati dopo il rifiuto della Rai. Il direttore della Tgs, Giovanni Bruno, replica: «Sulla pallavolo non si poteva fare di più. Quando sono arrivato i primi diritti erano già di Stream. A dir la verità abbiamo cercato di convincerli a cederci la finale: ci hanno detto no. Per il futuro la situazione è complicata. Ad esempio, cosa facciamo per gli Europei di pallanuoto che si giocheranno in Italia? A occhio Rudic dovrebbe vincere, però nello sport ci sono sempre sorprese. E se in ogni caso la pallanuoto facesse zero di audience? Non è facile gestire certi casi, diventano fatti politici. Naturalmente Olimpiadi e Mondiali di calcio devono andare sempre in chiaro. Ma lo sci maschile senza Tomba? La soluzione potrebbe darcela il governo, intervenire magari all'ultimo secondo "garantendo" la congruità della nostra spesa per la diretta o per una differita immediata». Tutto chiarito? Mica tanto. Sulle Olimpiadi «vietate» alle pay interviene l'amministratore delegato di Telepiù, dottor Mario Rasini: «I Giochi sono un multievento che dura una ventina di giorni. Perché le tv a pagamento non potrebbero intervenire in alcuni sport che altrimenti sarebbero ignorati? Che ci siano paletti ci sembra naturale, non devono essere troppi. La materia è complessa, verrà regolamentata nel migliore dei modi? Io sono preoccupato. La nostra strategia nei grandi eventi è sempre stata di aggiimgere qualcosa all'esistente, mai portato via nulla al chiaro. E non va dimenticato che certe manifestazioni a volte hanno orari e magari durata "indigeribili" per una tv generalista». La Stream, «causa» dell'ultima polemica (poco meno di centomila abbonati, solo una piccola parte ha pagato le 10.000 lire per la finale del volley) chiarisce: «Le tv generaliste hanno ormai esaurito i loro spazi. Il digitale invece moltiplica i canali e permette di spaziare. Noi non siamo schiavi dell'audience, non facciamo pubblicità. Aspettiamo rispettosamente le decisioni del governo, ma il futuro è nostro». E il calcio? Decisa risposta della Lazio. «La tv in chiaro nel pallone non c'è mai stata. La pay ha creato uno stadio virtuale, un diverso mercato - sostiene il consulente biancazzurro per i diritti tv, Enrico Bendoni - ed è diventata quasi un servizio sociale se si pensa che almeno 20 milioni di italiani stanno davanti al piccolo schermo. Paletti? Se pensiamo alla nazionale tutti d'accordo. Alle Coppe penserà l'Uefa. Per le altre partite, a parte interventi dell'Antitrust, sarà bene che il governo capisca che la pay è la naturale destinazione. Aprire al "chiaro" sarebbe anacronistico, tanto più oggi che le società hanno fini di lucro». Piero Serantoni

Persone citate: Enrico Bendoni, Giovanna Melandri, Giovanni Bruno, Mario Rasini, Melandri, Piero Serantoni, Rudic, Tomba

Luoghi citati: Italia, Lazio, Roma, Sanremo