Prodi e il Ppi ai ferri corti di Eia. Ti.

Prodi e il Ppi ai ferri corti Cossiga-. con Romano alle europee Prodi e il Ppi ai ferri corti ROMA. Sempre ai ferri corti i rapporti tra Romano Prodi e il Ppi. A peggiorarli da ieri c'è anche il referendum. I popolari hanno annunciato ufficialmente il loro "no", nel caso in cui la Corte costituzionale dovesse ammettere il quesito proposto da Di Pietro e Segni. A stretto giro di posta è arrivata la replica dei "prodiani", attraverso la voce di Franco Monaco che da qualche settimana ricopre il ruolo ufficioso di portavoce dell'ex Premier. «Indubbiamente - ha sottolineato al termine dell'assemblea dei deputati popolari - voteremo sì perché il referendum è uno stimolo utile». Una motivazione che ha fatto perdere la pazienza a Antonello Soro, capogruppo del Ppi a Montecitorio: «Quando mi parlano di stimolo, mi viene in mente una funzione lassativa». Del resto, tra popolari doc e fedelissimi di Prodi le cose non sono andate meglio nemmeno durante la riunione del gruppo convocata proprio per discutere di riforma elettorale. Le due componenti hanno riproposto le loro posizioni (gli uomini di Marini il doppio turno di coalizione, quelli di Prodi il doppio turno di collegio) anche se entrambe hanno indicato in una terza ipotesi - il turno unico con premio di maggioranza - la possibilità di trovare un'intesa. L'unica voce fuori dal coro è stata quella di Ciriaco De Mita che si è detto legato al sistema proporzionale con sbarramento. Intanto le prossime elezioni europee continuano a scuotere i moderati del centro-sinistra. Ieri Francesco Cossiga ha messo di nuovo sul tappeto l'idea di una lista unica dei partiti che aderiscono al Ppe (Ppi, Udr, Ri e Ccd), capeggiata da Romano Prodi. Secondo il laeder dell'Udr, in subordine si potrebbe dar vita ad un'alleanza che si caratterizzi con un programma comune e con l'adozione del simbolo del Ppe. «Per avere Prodi - è stata la promessa dell'ex Capo dello Stato - sono pronto anche a pagare il prezzo di rinunciare alla mia presenza in lista». Scontata la risposta negativa del Ccd e dell'ex presidente del Consiglio, che ha già fatto sapere di non essere interessato, anche da Piazza del Gesù non è arrivato un segnale troppo incoraggiante. «E' una follia - ha esclamato il segretario popolare - parlare di queste cose ora, è troppo presto». In realtà, Marini considera già tramontata («troppo difficile concordare le candidature») la strada della lista unica per Strasburgo e per accontentare sia Prodi (che ha sollecitato le forze dell'Ulivo a prevedere un richiamo grafico comune), sia Cossiga, sta pensando ad una soluzione che possa recepire ambedue le richieste. Si tratterebbe di una sorta di «triciclo», simile a quello utilizzato alle ultime politiche, in cui il «Gonfalone» verrebbe affiancato dagli stemmi, più piccoli, dell'Ulivo e dei popolari europei. Marini sarebbe intenzionato a suggerire la medesima soluzione anche ai cossighiani. Le ultime avances dei popolari non sembrano invece piacere a Prodi. Nella riunione di martedì scorso, il Professore ha ripetuto di vedere nel Ppi un «nemico» e che l'apertura al doppio turno di collegio rientra nella strategia di creare la seconda gamba dell'Ulivo, ma proprio senza i popolari. [eia. ti.]

Luoghi citati: Roma, Strasburgo