3 dicembre: il «transfuga-day» di Filippo Ceccarelli

3 dicembre: il «transfuga-day» Nella sola giornata di ieri ben 5 parlamentari hanno cambiato partito 3 dicembre: il «transfuga-day» PROMA OSSIBILI ricorrenze: 3 dicembre, giorno del transfuga. Nella sola giornata di ieri cinque parlamentari hanno infatti cambiato gruppo e partito. Un record, indubbiamente, se si considera che si è trattato di iniziative individuali, non in presenza di scissioni, che hanno riguardato, in entrata e in uscita, ben sei gruppi parlamentari di Camera e Senato. Prima di soffermarsi sull'ormai patologica normalità del va e vieni, è doveroso dar conto dei passaggi di ieri, sia pure con l'avvertenza che non si tratta di una lettura semplicissima. E comunque: dal gruppo misto, Livio Besso Corderò e Giovanni Iuliano (socialisti eletti con l'Ulivo e transitati a suo tempo in Rinnovamento) passano al gruppo dei Ds di Palazzo Madama. Sempre dal gruppo misto (ma di provenienza Rifondazione), anche il senatore Antonio Carcarino aderisce - pure lui con la misteriosa qualifica di «indipendente» - ai Ds. Più o meno in contemporanea, dal gruppo di Forza Italia, il senatore Eugenio Filograna ha traslocato nell'Udr. Mentre a Montecitorio, dal sempre più affollato gruppo misto l'onorevole Giuseppe Scozzali (prima De, poi retino, quindi con Di Pietro e dalla scorsa settimana di nuovo retino) s'è iscritto al Ppi, destando qualche ulteriore complicazione di calcolo. L'aggiornamento degli elenchi dei fuggitivi è infatti anch'esso problematico. In tutto, dall'inizio della legislatura hanno cambiato casa 141 parlamentari, 92 deputati e 49 senatori. Ma parecchi di loro lo hanno fatto più volte (recordman, con quadruplo trasloco, l'onorevole Miraglia Del Giudice), così prefigurando un tasso di irrequietezza trasformistica prossimo al 20-25 per cento. E tuttavia la concentrazione di tante fuoriuscite in un solo giorno consente di notare i diversi moduli espressivi di un fenomeno che, nel suo manifestarsi all'esterno, sembra comunque svolgersi nel più compiuto, si spera inconsapevole, oscuramento della realtà fattuale. Chi cambia, cioè, lo spiega talmente a modo suo che è impossibile credergli. Oppure non lo spiega affatto e anche se l'effetto è ancora più grottesco lascia che parlino gli altri. E' il caso dei tre nuovi senatori dei Ds. Le loro adesioni, ha annunciato con toni solenni il capogruppo Salvi, testimoniano ancora una volta come «coloro che provengono dalle tradizioni politiche e democratiche del movimento operaio devono e possono (sic) impegnarsi per la costruzione di un grande partito» eccetera. L'ex berlusconiano Filograna, invece, ha scelto la formula della testimonianza. Lui era partito pieno di entusiasmo, ma in poco tempo «mi sono trovato in una situazione di sofferenza, solitudine ed emarginazione». Ci ha poi tenuto a dire che non è un traditore perché il 50 per cento dell'elettorato di Fi sta con l'Udr. E che sarà il nuovo responsabile Lavoro dell'Udr. A questo punto Mastella, presente al suo fianco, ha così spiegato la scelta: «Non vedo chi altri possa farlo, dal momento che di argomenti come questo - e l'ex ministro del Lavoro si riferiva appunto al lavoro - io personalmente non ne so nulla». Tra la pomposità non proprio sincera del Pds e il patetico giustificazionismo mastelliano si situa il quinto passaggio di giornata. L'inquieto Scozzari s'è destreggiato fra il racconto personale («Ritrovo tanti amici che stavano con me nei giovani De»), la confessione («sono tornato a vivere i valori del cattolicesimo democratico») e l'auspicio politologico («Credo che il centrosinistra dovrà svilupparsi attorno a due aree politiche» eccetera). Vicesegretario e capogruppo del Ppi hanno commentato soddisfatti l'entrata richiamando la cultura, l'innovazione e forse anche l'Europa. Sia nel caso di Filograna che di Scozzari, i berlusconiani e i retini hanno emesso acidi comunicati di riprovazione. Nessuno dei cinque, comunque, in questo memorabile 3 dicembre, festa del fuoriuscito, ha minimamente accennato al fatto che cambiava gruppo perché, dopo tutto, gli conveniva. Filippo Ceccarelli Il deputato Giuseppe Scozzari: è passato da Di Pietro alla Rete e ora ai Popolari

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