Cossiga; proroga a Scalfaro

Cossiga; proroga a Scalfaro Segnali positivi dalle commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato su norme anti-ribaltoni e giustizia Cossiga; proroga a Scalfaro Berlusconi dice sì, poi alza ilprezzo ROMA. E' vero che il troppo discutere di riforme (senza risultati) ormai ha annoiato i più. I politici ne sono coscienti e forse per riconquistare l'interesse dei cittadini-spettatori alla buona causa delle riforme sembrano disposti persino ad improvvisare spettacoli funanbolici. Le capriole le ha fatte ieri, tra piazza Campo Marzio e la sala stampa di Montecitorio, Silvio Berlusconi. Che nel giro di un'ora e mezzo ha clamorosamente riaperto «il dialogo» sulle riforme (incredulità, sospiri di sollievo) e lo ha richiuso. Silvio Berlusconi «n. 1», delle ore 17,30 in località piazza Campo Marzio appare, a sorpresa, pronto a ricominciare con le riforme. «Se la maggioranza cambia la sua posizione sulla Bicamerale e avanza una proposta vera, concreta, che tenga conto dei nostri cinque punti, noi diciamo sì al dialogo». In questo quadro, Berlusconi n. 1 considera possibile la proroga al mandato da Scalfaro al Quirinale, proposta in mattinata da Francesco Cossiga. «Mettano le proposte nero su bianco. Carta canta». Ma il Silvio Berlusconi n. 2 delle ore 19, in località sala stampa di Montecitorio, si rimangia tutto o quasi. «Non siamo disposti a discutere, ma facciano una proposta concreta. Sono pessimista, a meno che non decidano di venire sulle nostre posizioni. Prima, forse mi sono spiegato male». E dell'eventuale proroga di Scalfaro: «Non ne parlo. Dico "no comment"». Insomma, non bisogna prenderle troppo alla lettera certe dichiarazioni un momento troppo ottimiste e subito dopo troppo pessimiste. Il dato, però, è che parlando parlando qualcosa si muove a proposito di riforme. Sono soprattutto i diessini che si impegnano attivamente a ritessere i fih del dialogo con Forza Italia. Giuliano Amato, ministro per le Riforme, comincia a credere che si possano realizzare alcune riforme costituzionali visti i segnali che arrivano da Camera e Senato. E ieri lo ha detto a Segni. Ed ecco i segnali positivi. La commissione Affari costituzionali di Montecitorio è impegnata ad esaminare l'elezione diretta dei presidenti delle Regioni e ad approvare in tempi rapidissimi (14 dicembre) una norma che impedisca i rovesciamenti di maggioranze. Relatore è un esponente dell'opposizione: Domenico Nania, di Ari. Cossiga, presidente dell'Udr (la maggiore beneficiaria dei «ribaltoni» in atto) ha parlato di «ammiccamento» dei Ds al Polo. Al Senato, la commissione Affari costituzionali registra già i primi consensi tra Polo e Ulivo per introdurre nella Costituzione il principio della parità tra accusa e difesa nei processi. Il tutto da approvare con la procedura dell'art. 138 della Costituzione. Relatore è stato nominato Marcello Pera, senatore di Forza Italia. «Riparte il dialogo con le opposizioni», assicura Villone, presidente della commissione del Senato. «Bravo Pera, che ha proposto il percorso dell'art. 138», aggiunge il popolare Leopoldo Elia. E Marcello Pera conferma che la sua nomina è «un primo passo per riaprire il dialogo sulle riforme». Ma il presidente dei senatori di Fi, Enrico La Loggia, si precipita a spiegare che l'ultilizzazionc dell'art. 138, proposta da Pera, non deve essere considerato un via libera alle riforme con questo sistema. «E' un caso limitato, non un prodromo». Il professore di Forza Italia, Giuliano Urbani, meno oscillatorio di Berlusconi, descrive la situazione ammettendo che «effettivamente c'è un clima più sereno. Però, al di là di tanti colloqui c tanti incontri, sulla legge elettorale è ancora buio pesto. L'impressione è che se non ci sarà un atto di coraggio, un atto vi- rile che sfidi il referendum, non se ne farà nulla». Urbani assicura che Forza Italia è pronta a discutere di un meccanismo che conceda un premio di maggioranza. Ribollono iniziative e proposte e Francesco Cossiga aggiunge la sua annunciando un disegno di legge per l'elezione diretta del Capo dello Stato. Gianfranco Fini risponde subito che non è interessato, al momento, perché «ci vorrebbe un clima politico generale che al momento non c'è». Al momento Fini non vuole ostacoli sulla via verso il referendum di giugno, che non piace all'Udr, ai popolari e neanche a Berlusconi. Alberto Rapisarda L'Udr annuncia un disegno di legge per l'elezione diretta del capo dello Stato Fini: al momento questa idea non mi interessa Urbani: ci vuole un atto di coraggio che sfidi il referendum Siamo disponibili a discutere su un premio di maggioranza Qui accanto l'ex Capo dello Stato e fondatore dell'Udr Francesco Cossiga Il leader del Polo Silvio Berlusconi

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