Ma Fazio resto mezzo punto indietro
Ma Fazio resto mezzo punto indietro Il governatore telefona a Palazzo Chigi: denaro al 3,5 per cento. Ridotta la riserva obbligatoria Ma Fazio resto mezzo punto indietro D'Alema: ora sarà più facile rilanciare Veconomia ROMA. Visto dall'interno, il tasso di sconto sulla lira - portato ieri al 3,5% dal governatore Antonio Fazio - non era mai stato così basso in quarant'anni. Visto dall'estero, il costo del denaro in Italia è l'unico ancora non perfettamente allineato tra gli 11 Paesi che tra quattro settimane daranno vita all'Euro: gli altri sono al 3%, compresa l'Irlanda che stava più in alto dell'Italia. «Mossa corale» è stata definita da una anonima voce autorevole quella compiuta ieri dalle Banche centrali dell'Eurolandia; ma non c'è per caso in questo coro qualcuno che stona un pochino? «La differenza è d'immagine più che di sostanza» è una risposta che si ascolta all'interno della Banca d'Italia: l'immagine di prudenza e di rigore che Fazio intende comunicare fino all'ultimo. «Ci sono differenze tecniche tra gli strumenti di regolazione dei diversi Paesi» è im'altra risposta. Sta di fatto che le altre 10 banche centrali dell'Euro non prenderanno più alcuna decisione sui tassi fino al 31 dicembre, quando il loro potere indipendente di stabilirli scomparirà; mentre una ulteriore riduzione del tasso di sconto da parte della Banca d'Italia è attesa entro il 22. Nel governo, nessuno recrimina: lo stile è cambiato rispetto ai tempi di Romano Prodi. Il presidente del Consiglio Massimo d'Alema, anzi, è stato tanto pronto a compiacersi (il taglio del tus «è una condizione essenziale per rilanciare sul piano nazionale ed europeo l'economia reale, incoraggiare gli investimenti e sostenere una più larga iniziativa per lo sviluppo e l'occupazione»,; ed e frutto della stabilità) da definire la riduzione di 0,5 punti in Italia «maggiore che negli altri Paesi europei» mentre così non è (il Portogallo ha ridotto di 0,75 e l'Irlanda di oltre 1,5). Altrettanto prontamente palazzo Chigi ha fatto sapere della telefonata di cortesia (non insolita) con cui il governatore ha anticipato di persona a D'Alema, verso le 13, la decisione che sarebbe stata resa pubblica due ore dopo. Carlo Azeglio Ciampi, da parte sua, preferisce alludere a una ritrovata unità di propositi tra governi e banche centrali, dopo gli screzi dei due mesi scorsi soprattutto in Germania. «C'è un nuovo policy mix orientato verso lo stimolo a una maggiore crescita» dichiara il ministro del Tesoro, ricordando il termine inglese (combinazione di politiche) usato dal collega tedesco Oskar Lafontaine nella visita a Roma due settimane fa: se le politiche di bilancio restano rigorose, e la dinamica dei salari si mantiene moderata, i banchieri centrali possono permettersi di favorire la crescita con un minor costo del denaro. L'interpretazione è confermata anche in Banca d'Italia: i governatori dell'Eurolandia sono tutt'altro che sicuri che i governi perlopiù orientati a sinistra faranno le cose giuste (tagliare le spese correnti, riordinare lo Stato sociale, rendere più flessibile il mercato del lavoro), ma si sono almeno convinti che non ne faranno di sbagliate (aumentare le spese, favorire una eccessiva crescita dei salari). C'è in tutta Europa, pur se in Italia più che altrove, un umore negativo tra le imprese che occorre con- trastare. Per questo, il Sistema europeo di banche centrali ritiene di dover «dare fiducia ai mercati». La Confindustria sollecita la Banca d'Italia a portare il tasso di sconto «rapidamente al 3%». Sarà questione di giorni, si risponde nel palazzo umbertino di via Nazionale. Guardando all'indietro, 0 passo graduale della riduzione dei tassi italiani (più volte commentato con impazienza dalla Bundesbank) viene attribuito ad una serie di buoni motivi: prima dell'estate le quotazioni troppo alte della Borsa, l'eccessiva crescita della moneta, il timore che l'introduzione dell'Irap riducesse il gettito fiscale; dopo, le turbolenze internazionali e la crisi di governo. E ora? Nei prossimi giorni il tasso pronti-contro-termine potrebbe di nuovo scendere al di sotto dello sconto, anticipando i tempi del taglio. E non va dimenticato l'effetto espansivo della terza rata di riduzione della riserva obbligatoria, pure decisa ieri, che darà alle banche 20-25.000 miliardi in più per impieghi a favore delle imprese. Le stesse aziende di credito hanno comunque risposto prontamente alla decisione di Fazio. Caripio e Ambroveneto (Intesa) hanno battuto tutti portando il prime rate, cioè il tasso applicato alla migliore clientela, dal 6,75 a 6,25%, mentre il top rate - il livello massimo - è calato di un punto e mezzo al 12,5%. Decisioni dello stesso segno, anche se con misure differenti, sono state adottate anche dal gruppo Unicredit e dal Banco di Napoli. Stefano Lepri LA LUNGA DISCESA DEL TUS ECCO LE VARIAZIONI DEL TASSO DI SCONTO DAL 1992 AD OGGI 9,00%] 8,00% " 3,50% 4 Set. 26 OH. 13 Nov. 23 Die. 4 Feb. 23 Apr. 21Mag. 14 Giù. 6 Ing. 10 Set. 22 OH. 18 Feb. 11 Mag. 12 Ago. 22 Feb. 29 Mag. 24 Lug. 24 OH. 22Gen. 30 Giù. 24 Die. 22 Api 26 OH. 4 Die. 1992 1992 1992 1992 1993 1993 1993 1993 1993 1993 1993 1994 1994 1994 1995 1995 1996 1996 1997 1997 1997 1998 1998 1998 A 4 Ili ili Éiiiiil II governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio
Persone citate: Antonio Fazio, Carlo Azeglio Ciampi, D'alema, Oskar Lafontaine, Romano Prodi, Stefano Lepri
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