L'ADDIO DEI BANCHIERI di Mario Deaglio

L'ADDIO DEI BANCHIERI L'ADDIO DEI BANCHIERI LE banche centrali si congedano con stile e con un regalo finale che ha piacevolmente sorpreso mercati finanziari preoccupati e corrucciati. La riduzione dei tassi di ieri è, infatti, un atto di addio dei governi nazionali, sul punto di passare il testimone alla nascente Banca Centrale Europea. E presenta un non trascurabile fattore sorpresa, per l'elevato grado di coordinamento, per essere stata condotta a mercati aperti, per l'entità imprevista del ribasso. Dietro la "generosità» dei governatori non c'è la ricerca di una popolarità di cui non hanno bisogno, ma un'inflazione più bassa delle previsioni, cosi bassa da far temere un collasso produttivo, come quello del Giappone. E forse anche il timore che i sistemi bancari di alcuni Paesi, quali Francia, Olanda e Germania, possano trovarsi in difficoltà a seguito della crisi asiatica e dell'insolvenza russa. Per tutti questi mali, il ribasso del costo del denaro a breve rappresenta una misura preventiva. Qualche peso deve averlo poi avuto la pressione dei governi di sinistra, più preoccupati dei loro predecessori per la disoccupazione. Di per sé, il ribasso dei tassi serve poco a curarla, ma riduce il carico degli interessi sul debito pubblico, lasciando ai governi mani più libere, a parità di altre condizioni, nell'aumentare la spesa o nel ridurre le imposte. Questo è particolarmente vero per l'Italia, dove la Banca Centrale ha voluto differenziarsi, torse con un briciolo di polemica, mantenendo un tasso leggermente più alto delle altre. C'è però un po' di ossigeno aggiuntivo per la Finanziaria e per qualche (piccola) ulteriore misura di stimolo. Per un'economia come quella italiana la cui espansione sembra talvolta sul punto di spegnersi, si tratta in ogni caso di una graditissima dose di ricostituente. Mario Deaglio

Luoghi citati: Francia, Germania, Giappone, Italia, Olanda