Telefoni, l'Authority cambia le tariffe
Telefoni, l'Authority cambia le tariffe Telefoni, l'Authority cambia le tariffe Interurbane-7%, locali +7%, canone +2000 lire ROMA. Telefonate urbane più care del 7%, interbane e intemazionali scontate del 7 e del 10% e canone aumentato di circa 2000 lire a bimestre. Il tutto probabilmente in tre franche di rincari, tra questo dicembre, febbrario e luglio prossimi. Sarebbe questa l'ipotesi di «ribilanciamento» delle tariffe telefoniche su cui si starebbe orientando l'Autorità per la tv e le telecomunicazioni, costretta ad affrontare il problema da una direttiva dell'Unione europea. Punto di partenza della discussione - stando alle stesse fonti d'agenzia - è il documento presentato dal comissario Paola Manacorda, che in realtà prende in considerazione quattro diverse ipotesi. La soluzione prospettata come più probabile sarebbe la più «europea». E non si discosta troppo dalle proposte della stessa Telecom, che prevedevano un rincaro delle urbane del'8%. Il riequilibrio delle tariffe (che prevederà comunque sconti per gli utenti affari e vantaggi per quelli domestici quando entrerà in vigore l'estensione di quelle urbane a distretti più ampi) è una conseguenza della liberalizzazione delle telecomunicazioni e si rende neces¬ sario per rendere concorrenziali i gestori di telefonia che un tempo operavano in regime di monopolio. Ma, a quanto è dato apprendere, l'Autorità prima di decidere - cosa che avverrà in settimana, conferma il commissario Giuseppe Gargani - vuole analizzare a fondo le tabelle dei costi fornita da Telecom. Intanto la stessa Authority presideuta da Enzo Cheli ha varato il cosidetto «disciplinare», complemento del regolamento che rende operativo il piano delle frequenze televisive messo a punto l'altro ieri. In sostanza si tratta dello schema in base al quale saranno compilate le «pagelle» delle emittenti tv che a gennaio faranno domanda per avere, o rinnovare, la concessione a trasmettere. Rispetto alla «gara» di sei ani fa, le voci sono molto più dettagliate. Per quanto riguarda le emittenti nazionali, il punteggio più alto - 350 punti - è legato alla qualità dei programmi (percentuale di opere europee, trasmissioni informative, programmi educativi e in generale autoprodotti). 300 punti saranno assegnati in base al piano di impresa che tiene conto di capitale sociale, cash-flow, investimenti. Mentre 200 punti prenderanno il numero di occupati e 150 l'esperienza già maturata nel settore, fatturato, ore trasmesse, vendita programmi. «Puntiamo ad avere economicamente imprese solide e complete, non solo dei confezionatori di programmi acquistati in giro per il mondo», spiega il commissario Antonio Filati. Ed è implicito che se la società concessionaria non rispetta gli impegni presi sarà soggetta a sanzioni, fino alla stessa revoca della concessione. Insomma, se qualche soggetto estero pensa di comprare un'emittente italiana (tra gli analisti circola la voce di un interesse di Murdoch per Tmc) dovrà tenerne conto. Tesa ad accelerare al massimo la conversione delle reti terrestri alla tecnologia digitale, l'Autorità ha anche deciso di far partire entro dicembre il «Tavolo tecnico» a cui parteciperanno i ministeri delle Comunicazioni e della Ricerca Scientifica, i concessionari nazionali, le associazioni e vari esperti. Un confronto che dovrebbe permettere di darò il via operativo ai progetti entro sei mesi. [m. g. b.]
Persone citate: Antonio Filati, Enzo Cheli, Giuseppe Gargani, Murdoch, Paola Manacorda
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