Lira «pubblico» del leader di Guido Tiberga

Lira «pubblico» del leader Lira «pubblico» del leader «Loro bugiardi, alcuni dei miei asini» ROMA. Per Silvio Berlusconi è il giorno della rabbia, che sempre più spesso affiora sotto le maschere del sorriso e dell'ironia. Un lungo giorno diviso in due, con un duplice scopo. Intanto picchiare sul governo, sui «bugiardi che si nutrono di pane e ideologie, ideologie e pane», sulle «menzogne imparate all'università delle Frattocchie», sul cinismo «di chi non è cambiato anche dopo che il muro di Berlino gli è crollato in testa». Ma anche rimettere in riga le critiche interne, «gli asini che pensano di poter correre il derby», i cultori dell'«aria fritta», i bestemmiatori di «San Berlusconi» e del suo «mi-ra-co-lo», scandito così, come le cose che nessuno dovrebbe dimenticare. Poco dopo mezzogiorno e mezzo, il leader di Forza Italia arriva nell'albergo di via Veneto dove la Compagnia delle Opere celebra con un convegno il milione di firme appena consegnate a Luciano Violante. In sala, ministri e sotto- segretari. Giuliano Amato, Guido Folloni e Marco Minniti tengono aperte le porte: se la «sussidiarietà» si può fare, le riforme si «devono» fare, anche in questa legislatura. Il Cavaliere non è ancora entrato, e già non risparmia gli attacchi: «L'obiettivo delle loro riforme è uno solo - attacca -: trasformare lo Stato in un grandissimo campo di concentramento...». Dal palco non sarà più diplomatico: il tempo di accarezzare i riccioli di Giorgio Vittadini - il presidente della Compagnia delle Opere che conduce il dibattito e lo guarda perplesso - e subito Berlusconi fa partire il comizio. Autocelebrativo: «Ancora una volta, ho in tasca la soluzione giusta...». Difensivo: «Dicono che alle armninistrative abbiamo perso: non è vero. Loro sono calati: An del 2%, i diesse dell'uno e mezzo. Noi abbiamo preso lo 0,9...». Irridente: «Perchè i nostri avversari possano cambiare davvero, ci vorrebbe un charter per Damasco...». Sprezzante, con gli uomini della maggioranza ostentatamente chiamati «costoro»: «Costoro sono costituzionalmente bugiardi: maestri nelle parole, peccato che quello che fanno sia sempre diverso da quello che dicono», «Costoro hanno conquistato il potere con la maledizione di tutti i comunisti, senza elezioni», «Costoro ridono dei nostri sondaggi. Servono per definire le nostre strategie, li paghiamo noi, d'ora in poi non li diffonderemo più». La replica arriva a metà pomeriggio, nella sede amica al primo piano di via del Plebiscito. Una conferenza stampa convocata improvvisamente, per parlare ancora, per spiegare meglio. Nel momento in cui Berlusconi prende il microfono, il Polo è inquieto. Una composita pattuglia di deputati - da Teoforo Buontempo a Stefania Prestigiacomo - manifestava davanti al Quirinale contro il ribaltino della Campania, men- tre all'interno del gruppo di Forza Italia andava maturando il caso che probabilmente porterà oggi Beppe Pisanu a dimettersi dal ruolo di capogruppo azzurro a Montecitorio, dopo che 80 deputati su HO avevano sottoscritto un documento di dura critica. Un fatto che, nel pomeriggio, ha portato il direttivo del partito a formalizzare la candidatura di Elio Vito, e di cui si è continuato a discutere fino a tarda sera nel comitato di presidenza convocato per discutere i risultati delle Amministrative. «Nei cinquanta Comuni in cui si era votato anche nel '94, gli unici nei quali abbia senso fare un raffronto, Forza Italia è stata la sola ad avanzare», insiste Berlusconi, prima di lanciare una frecciata a Clemente Mastella: «Fuori dal Sannio quelli sono fantasmi». «Siamo gli spettri che turbano i tuoi sogni», replicherà il segretario dell'Udr poche ore più tardi. Ma a irritare il Cavaliere sono soprattutto le pressioni interne, nel Polo e nel partito: il successo di An a Roma è liquidato così: «Tutti sanno che questo è il territorio di Fini, e nel Polo ognuno rispetta le parrocchie degli altri». Quanto ai fermenti intestini, il giudizio è spietato: «Chi sono questi "tutti" che ci avrebbero lasciato? Persone che preferisco non avere con me. Credetemi, in giro non ci sono santi cui io possa votarmi. A parte uno, che non vorrei citare: San Silvio Berlusconi». Guido Tiberga Il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio Beppe Pisanu: si presenterà dimissionario all'assemblea del gruppo

Luoghi citati: Berlino, Campania, Damasco, Roma, Sannio