Prodi rilancia il doppio fumo di collegio
Prodi rilancia il doppio fumo di collegio Ultimatum al Ppi per le europee: scelga tra Ulivo e Udr. Ma arriva il no ufficiale di Marini Prodi rilancia il doppio fumo di collegio Appello di Violante e Mancino: riprendere le riforme ROMA. Romano Prodi torna a Roma, dopo dieci giorni di viaggi all'estero, con una sorpresina per niente gradevole per i suoi amici del partito popolare. La riproposta (era nel programma dell'Ulivo) del sistema elettorale a doppio turno di collegio, come in Francia, con la sfida finale solo tra i due candidati meglio piazzati e con l'elezione diretta del capo del governo. I dirigenti del partito popolare sono rimasti di sasso, e per buona parte della giornata hanno fatto di tutto per non darlo a vedere. La mossa di Prodi, infatti, è una forma di pressione soprattutto su di loro, per costringerli a dichiarare da subito se, per le elezioni europee, intendono presentarsi come ulivisti (e senza l'Udr), o alleati con l'Udì' (e senza Ulivo). Prodi dà un ultimatum di un mese ai popolari perché decidano con chi stare. Altrimenti l'ex presidente del Consiglio cercherà un percorso autonomo per le europee, magari in compagnia di Di Pietro e dei sindaci. La proposta di Prodi riattizza sospetti e contrasti nella maggioranza a proposito della riforma elettorale. Col capo dell'Ulivo si è subito schierato il segretario dei democratici di sinistra, Walter Veltroni che vede attorno a lui «il risorgere di nostalgie proporzionaliste e una tentazione forte di mettere in discussione il sistema bipolare». Gli altri, però, hanno subito alzato barricate. Dopo aver tergi- versato declassando la «sassata» di Prodi a «un contributo alla discussione» (Soro), ha deciso di intervenire il segretario del Ppi, Franco Marini, per non lasciare margini di equivoco, annunciando un «no» secco e ufficiale. «Se qualcuno pensa ad una scorciatoia mascherata verso un bipartitismo inaccettabile in Italia, lo dica chiaramente» attacca Marini. Per la presentazione di liste con l'Ulivo, spiega ancora il Ppi, se ne parla alle prossime ele¬ zioni politiche. Le altre, cioè le elezioni europee di giugno, «sono tappe intermedie» spiega Antonello Soro. Come a dire che le regole saranno diverse. E se Prodi vorrà tirar dalla sua parte Di Pietro e Rutelli, Marini ha già la contromossa pronta e la sfoderata ieri sera con un comunicato di tre righe che annuncia che ha incontrato Letizia Moratti... Dietro ai popolari si sono schierati i verdi, Rifondazione comunista, i Comunisti italiani, i socialisti di Boselli. Tutti preoccupatissimi per un tipo di riforma che mira a ridurre il numero dei partiti semplificando gli schieramenti. Perché a questo mirano le riforme, tentando di rendere stabili e forti i governi e chiare e ferme le alleanze. La reazione dei partiti minori era scontata. Il problema rimane capire quali sono le intenzioni di Forza Italia. Gianfranco Fini ha battuto un colpo dimostrandosi interessato e controproponendo l'elezione di¬ retta del Capo dello Stato. Berlusconi continua a ripetere si essere disponibile solo ad esaminare qualsiasi tipo di riforma elettorale e che attende proposte. Ed è a lui che si indirizzano le attenzioni di quanti sono interessati a far ripartire le riforme e non solo ad approvare la legge elettorale. Ieri i presidenti delle Camere, Mancino e Violante, hanno nuovamente lanciato un appello ai parti- ti perché riprendano il cammino delle riforme considerando il referendum, come dice Luciano Violante, alla stregua di «una molla utile». «Occorre fare ancora uno sforzo in più - dice anche Nicola Mancino, presidente del Senato - per varare nuove regole istituzionali. Va bene la riforma elettorale, ma si deve mettere mano alla riforma della Costituzione». Ed è al Senato che i diessini stanno compiendo i passi concreti per riallacciare le «relazioni diplomatiche» con Forza Italia. Ieri il presidente della commissione Affari costituzionale, il diessino Massimo Villone, ha affidato al senatore di Forza Italia, Marcello Pera, l'incarico di fare il relatore alla proposta di legge di riforma costituzionale sul cosiddetto «processo giusto». Sono proprio i temi che più stanno a cuore a Berlusconi. Da Palazzo Chigi, intanto, Massimo D'Alema fa sapere tramite il suo sottosegretario Marco Mainiti, che «il governo non si colloca sul tema delle riforme in una prospettiva neutrale. Sa bene che occorre una larga convergenza, ma intende svolgere una politica interventistica». Alberto Rapisarda Veltroni d'accordo Possibilista Fini La vera incognita sono i «partitini» e il centrodestra i, se ne parla alle prossime ele¬ sta, i Comunisti italiani, i socialisti controproponendo l'elezione di¬ LA PROPOSTA DI PRODI O Doppio turno di collègio di tipo francese 0 Preferenza per l'accesso al secondo turno dei due candidati più votati al primo turno 0 Forma di governo centrata sulla figura del primo ministro Q Candidato premier esplicitamente indicato sulla scheda accanto a ogni candidato dell'uninominale e al simbolo del partito 0 Primo ministro investito con voto di fiducia parlamentare 0 Norma «antiribaltone»: un cambiamento di maggioranza richiede lo scioglimento della Camera e il ricorso a nuove elezioni © Possibilità di un cambio all'interno della maggioranza sostituendo il premier con la sfiducia costruttiva. stanno cmasotnitcome in ubene chvergenzuna pol |
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