Ritornano sotto esame nove anni di indagini

Ritornano sotto esame nove anni di indagini Ritornano sotto esame nove anni di indagini IL LAVORO DELLA SCIENTIFICA PARMA DAL NOSTRO INVIATO La vera partita, alla fine, si giocherà qui, sotto l'occhio di un microscopio elettronico, in un laboratorio gelido pieno di macchine strane, e di uomini in camice bianco che analizzano e studiano le «tracce» raccolte in tutti i casi di cronaca nera su cui indagano i carabinieri. Caso Carretta compreso. Ma l'indagine da una settimana è stata catalogata con un «precedenza assoluta», e negli uffici del Centro investigazioni scientifiche, sezione di Parma, i reperti raccolti in nove anni di inchiesta sono usciti dagli armadi e sottoposti a nuove analisi. Nuovi vetrini, nuove comparazioni, perché «da dieci anni a questa parte la "scientifica" è cambiata, e ora esistono tecniche sofisticate, e lo studio della scena del crimine ha subito una rivoluzione», dice il maggiore Luciano Garofano, comandante del centro di Parma. Di più, naturalmente, non può e non intende dire. Tanto meno sui reperti catalogati come «Carretta». A maggior ragione, in una giornata come quella di ieri, quando sono arrivati - per la prima volta dopo tanti anni - alcuni nuovi elementi su cui lavorare. Briciole, frammenti. Ma ce n'è abbastanza per riannodare un filo che sembrava perduto per sempre, e trasformare il contenuto di una bustina di plastica trasparente in una prova da portare ad un processo. Un Dna, ad esempio. Perché un codice genetico, in questa storia, c'è già, e porta a Ferdinando Carretta. Ne serve un altro, certo. Ma se le briciole trovate ieri in una fossa scavata in una vecchia discarica sono davvero resti umani, allora il passo seguente sarà una comparazione, e in tre-quattro giorni sarà possibile dare un nome anche a quei frammenti. «Se trovano un osso, sarà sicuramente un osso di prosciutto. Sa, qui siamo a Parma...», se la rideva un curioso dei tanti che cercavano di vedere qualcosa, ieri pomeriggio alla discarica di Viarolo. Sei mesi fa i commenti erano più o meno simili, quando gli stessi uomini in camice bianco entravano in un gabinetto di treno, a Ventimiglia. Cercavano e raccoglievano tracce, briciole, frammenti, cioè peli, capelli, sangue, urina, liquido seminale: la firma genetica di un uomo che qualche ora prima era entrato in quella toilette e aveva sparato ad una ragazza. Il killer dei treni, appunto. «Ma cosa vuole che trovino, lì dentro? Ma lei sa quanta gente entra in un gabinetto, viaggio dopo viaggio?». Una settimana dopo i Dna ricavati dai reperti della toilette venivano comparati ad altri, raccolti su altri delitti commessi in Liguria. E alla fine si arrivò ad un nome, Donato Bilancia. Arrestato, confessò nel giro di qualche ora. Diciassette omicidi. A Parma, in quei giorni affannosi tra aprile e maggio, con la Esicosi del serial killer, i treni linciati dalla polizia e gli inviti a non fare un viaggio per ferrovia «se non strettamente necessario», i tecnici lasciarono perdere tutte le altre indagini in corso, e si dedicarono solo a quel caso, «pancia a terra», dissero allora. Oggi tira la stessa aria. Lavorare, lavorare, fare in fretta (e bene). Centrare l'obiettivo. Nessuno nasconde la difficoltà del caso - un delitto vecchio di quasi dieci anni - ma qualcuno fa un esempio concreto. Un omicidio avvenuto a Torino undici anni fa, un pregiudicato ucciso a bastonate, così sembrava nel 1987. Un caso irrisolto. Poi le indagini ripartono, qualche mese fa, e in casa di un sospettato viene trovata una scopa, che ha il manico sporco di chissà cosa. Sangue, forse. Il manico di scopa finisce a Parma. E sì, è sangue, rispondono. Sangue della vittima, caso risolto. Qui di sangue non ce n'è. «Ho pulito tutto bene, dopo averli ammazzati. Ho passato due giorni a pulire», ha spiegato Ferdinando Carretta al magistrato. Ma le tracce rimangono, fosse anche in questo sgabuzzino nell'appartamento di via Rimini 8 - che lui dice di aver coscienziosamente ripassato. Su pareti che forse sono state ridipinte, su mattonelle che sembrano quasi nuove, su mobiletti di formica Anni Settanta che nessuno ha mai gettato nella spazzatura. Tutto fotografato, e repertato nel dossier Carretta. Perché se davvero ha sparato lì dentro, un ricordo materiale di quella giornata è rimasta. Nascosta tra vecchie padelle di alluminio, piatti sbeccati, un aspirapolvere, un paio di scarpe vecchie, uno straccio da pavimento, un'antina che non chiude bene, un armadio che non è mai stato spostato. Brunella Giovara Saranno passate ai raggi X le camere della casa dove avvenne la strage Gli esperti «Se davvero ha sparato una traccia di quella giornata è rimasta» A lato la discarica dove si stanno cercando i corpi dei genitori e del fratello di Ferdinando Carretta In basso il padre Giuseppe

Persone citate: Brunella Giovara, Carretta, Donato Bilancia, Ferdinando Carretta, Luciano Garofano

Luoghi citati: Liguria, Parma, Torino, Ventimiglia