Carretta, dalla discarica spunta un gialle di Fabio Poletti

Carretta, dalla discarica spunta un gialle Nessuna conferma dagli inquirenti, un canale sarà prosciugato per cercare la pistola del delitto Carretta, dalla discarica spunta un gialle Sarebbero state individuate ossa PARMA DAL NOSTRO INVIATO Una scatola rossa collegata a un'asta e a un carrello azzurro, che porta i monitor. E' il geo radar, la sonda elettronica che da ieri mattina passa centimetro per centimetro l'ex discarica di Viarolo, dove Ferdinando Carretta giura di aver gettato i cadaveri dei suoi famigliari. E' la sonda elettronica che poco prima di mezzogiorno raccoglie un segnale che fa scattare l'allarme: là sotto, ci sono alcuni spazi vuoti nel terreno. Gli stessi che potrebbe aver lasciato un cadavere dopo la putrefazione. Là sotto, ci sono frammenti di materiale organico, il monitor rimanda segnali che fanno pensare alla consistenza delle ossa. E' il momento atteso da giorni, il momento dell'ottimismo anche se nessuno vuole anticipare gli esiti della ricerca, il momento che porta al definitivo riscontro del racconto di Ferdinando Carretta. I giornalisti e le telecamere vengono fatti allontanare, ancora più lontano dalla stradina sopraelevata distante trenta metri, che guarda all'ex cava di sabbia, alla discarica, al sentiero che fa una esse dopo i primi pioppi selvatici, prima della sbarra che adesso non c'è più e che nove anni fa vietava l'accesso verso la cava. I tecnici dei carabinieri avvisano il magistrato Francesco Saverio Brancaccio. Viene convocato un geologo, un esperto delle analisi del terreno. Sul posto, alle tre del pomeriggio, arriva una benna gialla della Geo Invest di Piacenza. Si inizia à scavare, due ore a smuovere terra, sabbia, detriti lì da sempre e chissà cosa altro. Fino a lasciare i buchi nel terreno e le montagne di terriccio dove il sonar lancia l'allarme. «Le ruspe entrano in funzione, quando ci sono significative anomalie del terreno», spiega uno dei tecnici della Geo Invest. «E' un'operazione complicata, l'area è vasta», non aggiunge altro. Due ore di lavoro, e nessuna conferma sui risultati dello scavo. L'area rimane presidiata dai carabinieri. Cinque gazzelle, a bordo i vertici dell'arma e il magistrato, tornano verso la città a lampeggianti accesi. «E' vero che i monitor avevano rilevato zone cave, ma è solo plastica e ferro», giurano i carabinieri che hanno compiuto le analisi. «Non abbiamo trovato nulla, riprendiamo a scavare domani», si allinea Francesco Saverio Brancaccio. E nessuno parla più di quei frammenti di ossa, di quelle tracce rilevate dal geo radar, tarato per raccogliere e analizzare la diversa consistenza di ogni materiale. Nessuno conferma che il Cis dei carabinieri di Parma, lo stesso che dalle analisi del Dna ha permesso di individuare il serial killer ligure Donato Bilancia, sia al lavoro sui frammenti raccolti nell'ex discarica. Nessuno precisa se quella plastica individuata dai monitor, possa essere la stessa con cui Ferdinando Carretta giura di aver avvolto i cadaveri dei suoi famigliari. «Se ci fosse qualcosa, tocchereb¬ be al magistrato dare l'annuncio», fa muro Luigi Basco, il comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Parma. «Io non sono informato, ma è chiaro che se si trova anche solo un frammento osseo, prima di dire che è di un cadavere, bisogna fare tutte le analisi. Non si può sbagliare, potrebbero essere ossa di un animale», spiega i motivi di tanta cautela il gip Vittorio Zanichelli, che il 21 novembre ha firmato l'ordine di custodia. E poi si guarda anche in altre direzioni, al canale Naviglio dietro all'abbazia cistercense sulla strada verso Colorno. Dove Ferdinando Carretta racconta di aver buttato la Walther calibro 6 e 35 con cui ha sterminato la famiglia. «Il punto è qui, mi sembra qui», indica il canale alle otto del mattino di ieri, quando lo portano sul posto, per un secondo sopralluogo, dopo quello alla discarica. Il canale è largo un paio di metri, profondo chissà quanto. Il punto è a meno di un chilometro di una chiusa che regola l'afflusso delle acque. Il magistrato dà ordine di prosciugare il canale. Ci vorranno tre o quattro giorni. Poi potranno iniziare le ricerche dell'arma, se la forte corrente non se l'è portata via, se il fango non ha inghiottito tutto. Quell'arma, se potesse esse¬ re analizzata, potrebbe rivelare ben poco. Ma sarebbe l'ennesima conferma che Ferdinando Carretta non racconta bugie, quando rivela di averla usata contro i suoi genitori e il fratello. «Ferdinando collabora. Ha già cercato di individuare il punto dove ha buttato i cadaveri», conferma il suo legale, Filippo Dinacci, che ora pensa di affiancare al perito psichiatrico incaricato dal magistrato, anche uno psichiatra di parte. «Ferdinando è tranquillo, reattivo, vuole dei libri, non ha mai manifestato l'idea del suicidio ma continua ad essere controllato a vista. Vorrebbe vedere le zie ma non può, sono testimoni», assicura il difensore, dopo l'incontro di ieri mattina, il sopralluogo al canale e l'interrogatorio. «Ma non c'è nessun diario da cercare», smentisce il legale, le indiscrezioni di alcuni giornali. «I gioielli della madre sì, quelli li aveva a Londra e li ha consegnati spontaneamente», conferma Dinacci. E il magistrato, sorridendo ai giornalisti, non può che annotare l'ennesimo elemento d'accusa: «Voi che dite? E' anche questo un indizio della sua colpevolezza o no?». Fabio Poletti

Luoghi citati: Cis, Colorno, Londra, Parma, Piacenza