Juve, lo pace con un finale amar
Juve, lo pace con un finale amar La partita di Istanbul, protetta da 22 mila agenti, si è svolta senza tension Juve, lo pace con un finale amar Segna Amoroso, ma all'ultimo minuto la beffa di Sua< ISTANBUL DAL NOSTRO INVIATO Dura undici minuti l'ipotesi di una vittoria scacciacrisi della Juve. Dura il tempo sufficiente a credere che pure quest'anno la pellaccia bianconera si risparmierà l'esclusione prematura dall'Europa. Tra il gol di Amoruso e quello, a tempo scaduto, di Suat, un pelato grinzoso e mingherlino, non c'è nemmeno il tempo di pensare che le falangi turche vorranno vendicarsi eh quanto hanno sopportato prima della partita e ora della sconfitta, dopo una partita noiosa e blindata soprattutto nelle idee. L'l-1 invece lascia la strada aperta al Galatasaray, chiude quasi del tutto quella della Juve che nel recupero, quest'anno, s'è già fumata la Supercoppa con la Lazio. L'inferno in cui dovrebbe calare la Juve si rivela alla prova dei fatti una tinozza d'acqua calda rispetto ai nostri stadi. E all'inferno non farebbe così freddo. La vera violenza è nella musica che assorda, magari lo sono pure gli scudi della polizia che si alzano in curva come una barriera di plexiglas per respingere persino le voci. Ce ne sono tanti di poliziotti. Con la vecchia formula «militari e ragazzi a metà prezzo», i turchi avrebbero cavato ben poche lire da questo match. «Questi controlli, questo clima ci hanno tolto l'anima», aveva spiegato martedì notte il capo del tifo giallorosso. «Non abbiamo più gioia». L'ululato che accoglie la Juve infatti non è un ruggito, piuttosto un lamento. Restano, a condizionare l'avvio, le cose lette e viste, forse l'immagine dei cortei blindati che hanno accompagnato la Juve nelle ore a Istanbul. Zidane è il primo a cadere. Tolunay l'atterra dopo una manciata di secondi, come Tardelli con Rivera in un Juve-Milan di vent'anni fa. Zidane, l'unico musulmano in bianconero, è diventato paradossalmente il nemico nel Paese in cui la maggioranza vota per il partito islamico. Sarà per questo che il suo contributo creativo dura una decina di minuti. Poi si sbriciola, come altre volte. Terim aveva detto che la sua squadra avrebbe giocato meglio del Bologna ma in campo si dimostra il bluff di chi va con una coppia contro un poker. I rumeni paiono intimiditi dall'evento anche più di quanto non mostri la Juve: è un match tirato con pinze da chirurgo, quasi i giocatori temessero di strapparlo, non affondano i colpi (e infatti né Peruzzi né Taffarel effettueranno una parata in tutto il primo tempo). Il Galatasaray tiene il rumeno Filipescu fisso su Inzaghi, cinque centrocampisti più Hagi in assistenza ad Hakan Sukur, che dai tempi del Torino s'è affinato parecchio. E' il modulo che portò la Juve all'ultimo scudetto. Lippi tuttavia non lo applica e rispolvera il 4-4-2, la scoppola di Bologna l'ha convinto che nelle condizioni attuali è meglio blindarsi un po' a rischio di faticare in attacco. Non succede quasi nulla, la percentuale di fuorigioco è astronomica e i turchi ci cadono prodigiosamente anche più di Inzaghi, indispettito dalle piccole scorrettezze del suo marcatore biondo. Il primo tiro al 15' è di Hagi, su punizione procurata da Hakan Sukur piallato da Monterò mentre in dribbling filava verso la porta: palla fuori di poco. Il secondo è di Conte, pure quello fuori misura. Il terzo nasce, ed è già il 39', da una azione tra Zidane, Conte e Inzaghi, Popescu mette in corner e sull'azione dall'angolo Ferrara perdona di un soffio l'uscita sghemba di Taffarel: testa e fuori. Mancano i geni: Zidane ma anche Hagi. Il piede del rumeno non serve da rampa per i balzi da pallavolista di Hakan. Pessotto e alla disperata Monterò (una grinta che sfiderebbe Ocalan) lo annullano. Si procede nell'anarchia pure nella ripresa. I turchi prevalgono nel fisico e recuperano molti palloni di cui non sanno che farsene. La Juve attende e riparte. Come nella partita di Torino deve sostituire Peruzzi (questa volta per infortunio) e rischia al 31' perché Ferrara atterra Hakan Unsal e potrebbe starci il rigore. Ma un minuto dopo passa in vantaggio: colpisce il Galatasaray mentre risistema le marcature ed è una sciabolata al volo di Amoruso sul cross di Zidane dalla sinistra. Pare fatta. Invece il Galatasaray si riversa in attacco con disperazione. Rampulla salva su Hakan Unsal, solo, poi è Monterò a respingere a porta vuota, dopo un gran pasticcio difensivo. Finché, al secondo minuto di recupero, la difesa bianconera ripete gli ultimi disastri e lascia Vedat, appena entrato, e Suat. liberi di colpire di testa Vediamo Deschamps arrabbiarsi con Rampulla, dubitiamo che basti uno solo a creare certi guai. Marco Ansaldo Arbitro: VEISSIERE 6.5 Reti: st.: 36' Amoruso; s.t, 47' Suat. Ammoniti: Tolunay, Monterò, Conte, Hakan Unsal, Hakan Sukur, Filipescu. Spettatori: 28.000. Il clima d'assedio ha condizionato anche i contenuti del match: mancano giocate di genio e non si affondano i colpi. E il pari allontana l'Europa dai bianconeri A fianco: la barriera della Juventus fa argine su una punizione di Hagi Sotto: lo staff del club bianconero all'arrivo; al centro Umberto Agnelli
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