Murdoch-Telecom ai supplementari di Roberto Ippolito

Murdoch-Telecom ai supplementari Intesa possibile prima dell'assemblea del 14-15. Dialogo fra Rai, Wìnd e Telepiù Murdoch-Telecom ai supplementari Pieno mandato a Bernabò che tratta per la pay tv ROMA. Servono i tempi supplementari. Non è ancora finita la lunga trattativa tra la Telecom Italia e U re della tv Rupert Murdoch. Franco Bernabò, da quasi due settimane amministratore delegato del gruppo di telecomunicazioni, vuole valutare ulteriormente le convenienze della progettata alleanza. E perciò non ha chiuso l'accordo per la piattaforma digitale, la struttura che deve gestire la televisione a pagamento via satellite e via cavo. Bernabè si è invece fatto dare dal consiglio di amministrazione, che si è riunito ieri, un mandato pieno per completare il confronto con Murdoch e il suo braccio destro per l'Europa, Letizia Moratti. In contemporanea la Rai studia un'intesa per un'altra piattaforma con Telepiù e Wind. Il fatto che non ci sia la decisione finale della Telecom fa tirare un sospiro di sollievo a quanti temono, con l'arrivo di Murdoch, la costituzione di posizioni monopoliste. Vincenzo Vita, sottosegretario alle comunicazioni, si compiace per la decisione della Telecom «di approfondire ulteriormente il tema». E osserva: «Al di là delle polemiche delle ultime settimane il problema meritava una riflessione». Le dispute sulle alleanze per la piattaforma digitale hanno cioè allargato il dibattito sulle regole necessarie per garantire il pluralismo nella tv a pagamento. Regole che preannuncia Giuseppe Gargani, commissario dell'Authority per le comunicazioni pur definendo «una cosa positiva» l'accordo Murdoch-Telecom. E' vero che il consiglio Telecom non ha messo i sigilli sull'alleanza, come ipotizzato. Ma è vero anche che all'amministratore delegato è stato assegnato il compito «di condurre a termine al più presto una negoziazione ad ampio raggio sulla piattaforma digitale, coerente con gli obiettivi della società», come si legge nello stringato comunicato diffuso dopo il cda. Al più presto potrebbe significare prima dell'assemblea della società del 14-15 dicembre. La rapidità indicata non dovrebbe risultare in contraddizione con la scelta di trattare a 360 gradi: i colloqui dovrebbero continuare a riguardare Murdoch, ma senza escludere nessuna soluzione finanziaria e tecnica. In pratica a Murdoch che aveva dato un brusco avvertimento («Ora o mai più»), la Telecom replica alzando il prezzo e probabilmente facendo presente di avere molto da dire sui contenuti dell'accordo. La questione più delicata riguarderebbe la presenza della Telecom nella Stream, la società posseduta al 100% che con un pesante sforzo finanziario ha costruito una piattaforma digitale. Prima dell'arrivo di Bernabè, il mantenimento del 51% appariva irrinunciabile e si ipotizzava la cessione del 39% a Murdoch e del 10% alla tv francese Tfl. Ora la Telecom prenderebbe in considerazione l'idea di scendere in minoranza (si rafforza l'ipotesi di una partecipazione della Rcs all'operazione) o addirittura, stando a voci senza conferma, l'ipotesi di uscire del tutto dalla Stream. Il motivo è presto detto: la società penserebbe di limitare il suo impegno allo sfruttamento della rete, estraniandosi dalla gestione dell'attività televisiva propriamente detta (ovvero la realizzazione di canali, la scelta di programmi, l'acquisizione dei diritti per la trasmissione di partite di calcio). Ognuno farebbe cioè il suo mestiere tradizionale: la Telecom si occuperebbe della rete (senza svenarsi per comprare i diritti sportivi e senza giocare a fare la tv), Murdoch si interesserebbe dei contenuti. La decisione di affidare a Bernabè il mandato a trattare potrebbe rappresentare un rilancio della Telecom se fosse confermata la richiesta a Murdoch di subentrare nella Stream (le cui perdite per 194 miliardi sono state ripianate a ottobre e che proprio ieri ha lanciato due nuovi canali dedicati all'arte e agli oroscopi). Fermo restando il giudizio negativo sull'alleanza con Murdoch, il ministro delle comunicazioni Salvatore Cardinale lunedì ha dato istruzioni al suo rappresentante nel consiglio, Alessandro Ovi, di astenersi per evidenziare la piena responsabilità dei soci privati ed eventualmente prendere le distanze nel caso di cessione della Stream. Ma ieri non si è votato in consiglio. E secondo l'altro sottosegretario, Michele Lauria, è «più che opportuno» che la Telecom non abbia preso «decisioni affrettate» evitando «di occuparsi di calcio e programmi». Roberto Ippolito Ora il colosso Tic potrebbe rinunciare a tutta la quota detenuta in Stream

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