In trappola la banda degli scafisti di S. T.
In trappola la banda degli scafisti Brindisi, 14 in cella In trappola la banda degli scafisti BRINDISI. Imprenditori, scafisti, il proprietario di un ristorante e perfino un calciatore della Nazionale d'Albania. Tutti insieme in una assortita e inedita banda italo-albanese che metteva a disposizione i gommoni, organizzava i viaggi dei clandestini, portava in Italia la marijuana poi esportata nel Nord Europa. Per associazione a delinquere finalizzata al traffico di clandestini e di droga, 14 persone sono state arrestate ieri tra Brindisi, Ancona e Bologna, altre 12 sono ricercate. Se l'è cavata un poliziotto: accusato per avere fornito notizie sull'inchiesta ad un imprenditore prima che venisse arrestato, è indagato per favoreggiamento. Non si è ancora spento l'incendio del caso-Forleo, il questore arrestato per l'omicidio di un contrabbandiere, ed ecco che a Brindisi si riaccende un nuovo fuoco: quello che il sostituto procuratore Nicola Piacente definisce «il patto tra la mafia albanese con elementi della criminalità organizzata locale e con piccoli imprenditori». La sacra corona unita non c'entra. Perché - spiega lo stesso Piacente - a Brindisi non è alleata degli albanesi. Vive comodamente con il monopolio del contrabbando, un affare da 2 mila miliardi l'anno. Il traffico di immigrati è troppo rischioso». Ermira Kafa la chiamavano tutti Mira. Tretaseienne di Valona, vive in Puglia, a Ostimi, ed era l'ambasciatrice in Italia di questa banda a prevalenza albanese (19 su 26). Mira acquistava e forniva i gommoni agli jcafisti e organizzava i viaggi. A Brindisi, un punto di riferimento era Luciano Carani, 56 anni, proprietario del cantiere nautico «Luciano Sub» di Ostuni. Vendeva gli scafi, li modificava realizzando i doppi fondi in cui veniva poi occultata la droga. Proprio a Carani, il sovrintendente Francesco Guanùeri, in servizio fino all'anno scorso alla squadra mobile di Brindisi, aveva passato - dicono gli investigatori le notizie sull'inchiesta. Manette anche per Ottavio Fabbri, 34 anni, di Arcevia (Ancona), titolare di una società, la Vega srl, che commercializza scafi. Con entrambi, Carani e Fabbri, Mira Kafa aveva rapporti costanti. Da loro si approvvigionava di gommoni «ritoccati». Carani, in più, avrebbe ospitato clandestini. [s. t.]
Persone citate: Fabbri, Luciano Carani, Nicola Piacente, Ottavio Fabbri, Vega
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