Bonn-Parigi, l'alleanza rinasce ma zoppica

Bonn-Parigi, l'alleanza rinasce ma zoppica A Potsdam Chirac e Jospin affrontano il dopo-Kohl: sui nodi del futuro europeo restano divergenze Bonn-Parigi, l'alleanza rinasce ma zoppica Patto sull'occupazione dal primo vertice con Schroeder POTSDAM DAL NOSTRO INVIATO Il Patto di stabilità da solo non basta: l'Europa aggredita dal morbo della disoccupazione ha bisogno di dotarsi di strumenti adatti a combatterla e, in prospettiva, a sconfiggerla forse. Il Patto di stabilità coniato dalla Germania di Helmut Kohl e di Theo Waigel per blindare l'area dell'Euro andrà ampliato e rafforzato da un Patto europeo sull'occupazione. Il risultato «positivo» del 72° vertice franco-tedesco - il primo per il nuovo governo federale a guida socialdemocratica - era già scritto. Ma per consacrarlo mancavano le celebrazioni e le ritualità nella Versailles prussiana a cura dei nuovi protagonisti dell'asse Parigi-Bonn: Jacques Chirac e Lionel Jospin da una parte, inquilini di una coabitazione che a Potsdam ieri sembrava tingersi di rosa; Gerhard Schroeder dall'altra. L'impegno di sviluppare «la dimensione sociale dell'Unione», la volontà di mettere a punto «un modello sociale comunitario», il principio di rilanciare una stretta collaborazione economica europea per garantire al massimo i benefici dell'Euro, consacrano ùn vertice che per la prima volta dopo sedici anni ha visto un Cancelliere socialdemocratico al fianco dell'ospite francese. L'«aria fresca» che Schroeder e Chirac hanno cercato di «soffiare sulle relazioni fra i due Paesi cerniera dell'integrazione europea» finisce qui: ma il documento sulla dimensione sociale dell'Europa era in preparazione da tempo, e l'arrivo di un Cancelliere socialdemocratico ne ha soltanto affrettato la messa a punto. Tutto il resto ha confermato che i problemi restano e dividono, al di là delle intenzioni e della volontà di ridar lustro - o di «oliare», come si sottolineava nella delegazione tedesca - un rapporto arrugginitosi già ai tempi di Helmut Kohl. Restano nella politica energetica, con una Francia perplessa dalla decisione tedesca di ab- bandonare il nucleare, anche se disposta ad approfondire il tema magari in un gruppo di lavoro. Restano nella politica della difesa, con Parigi inquieta per le prese di posizione del ministro degli Esteri tedesco Fischer, favorevole a un riesame della dottrina Nato sul «primo colpo» nucleare. Restano nelle strategie dell'industria aerospaziale, dove non è in vista nessun accordo in grado di creare un gruppo europeo forte abbastanza da contrastare il dominio americano. Restano, soprattutto, sul budget comunitario: un capitolo particolarmente sgradevole per Bonn, che dal 1° gennaio assumerà la presidenza di turno dell'Unione. E che entro marzo, insiste il Cancelliere, intende avviare a soluzione i tanti problemi ancora aperti. La vaghezza delle dichiarazioni di ieri conferma lo stallo. Nella conferenza stampa congiunta, Schroeder e Chirac hanno sottolineato l'impegno comune a procedere «spediti» sulla via delle riforme comunitarie: ma sono rimasti lontani sui dossier-chiave che potrebbero rallentare questo processo. Nessun progresso è stato compiuto sui tagli delle contribuzioni te¬ desche al bilancio - le più elevate in assoluto - che la Germania vuole ridurre. Nessun progresso sulla connessa riduzione dei sussidi agricoli: della quale la Francia - il Paese che più ne approfitta - non vuole sentir parlare. Bonn, al contrario, ha di che lamentarsi: la Repubblica Federale versa nel bilancio dell'Unione europea venti miliardi di marchi più di quanto riceve. Soltanto sull'ampliamento dell'Unione c'è stato un riavvicinamento rispetto ai tempi di Helmut Kohl. L'ex Cancelliere voleva affrettare l'adesione di nuovi Paesi - di alcuni, almeno - per realizzare in fretta il suo progetto della «casa comune europea». Chirac dava la precedenza alle riforme istituzionali: una posizione che ieri ha ribadito («le riforme restano un prerequisito»), e che ha trovato riscontro in Schroeder. Il Cancelliere ha sottolineato «la volontà di fare in fretta», perché «le frontiere orientali della Germania non possono essere il limite estremo dell'Europa», ma è rimasto nel vago quanto a scadenze: «Per i negoziati abbiamo bisogno di tempo», ha sottolineato. Emanuele Novazio Non c'è accordo sulla energia nucleare, sulla politica della difesa e soprattutto sul budget comunitario e la adesione di nuovi Paesi ** *** * S Il Cancelliere Schroeder tra il presidente Chirac (a sinistra) e il primo ministro Jospin al vertice franco-tedesco di Potsdam Nella foto piccola Oskar Lafontaine