Un colpo al Primo Comandamento dell'Ue

Un colpo al Primo Comandamento dell'Ue Un colpo al Primo Comandamento dell'Ue Si allenta il rigore imposto dal Patto di stabilità SFRANCOFORTE ECONDO fonti che hanno partecipato alla preparazione del vertice franco-tedesco tenutosi ieri a Potsdam, l'obiettivo di pareggio dei bilànci pubblici entro il 2002, prescritto dal Patto di stabilità, potrebbe essere attenuato e tacitamente spostato avanti nel tempo. Anche gli impegni di riduzione dei deficit pubblici nel '99 potrebbero segnare un rallentamento senza far scattare le penalità previste dal Patto di stabilità imposto da Kohl e Waigel nel giugno del '97 e sottoscritto dai partner nel maggio scorso. Ieri a Potsdam Gerhard Schroeder, Jacques Chirac e Lionel Jospin hanno spostato l'accento della politica comune europea dal rigore alla lotta alla disoccupazione, lanciando l'atteso «Patto per il lavoro» che prevederebbe «criteri vincolanti» per la riduzione della disoccupazione, sul modello dei criteri di convergenza di Maastricht. Il tema sarà al centro della riunione del Consiglio europeo a Vienna tra dieci giorni. Negli stessi giorni saranno discusse le previsioni di finanza pubblica dei Paesi dell'Euro, da cui dovrebbe emergere l'incapacità di alcuni governi di rispettare gli obiettivi del Patto di stabilità. Il governo austriaco ha approntato previsioni di finanza pubblica che per il '98 vedono un netto aumento del deficit del settore pubblico rispetto al '97, nonostante la robusta congiuntura austriaca. Per il 2002, il piano finanziario di Vienna prevede, anziché il pareggio, un deficit dell' 1,4% nell'ipotesi migliore, o del 2,1% nell'ipotesi di una crescita media dell'economia inferiore al 2% annuo. Il governo tedesco dovrebbe riuscire in poche settimane a recuperare 20 miliardi di marchi che mancano dal bilancio '99, a seguito di oneri nascosti dal bilancio precedente e delle prime confuse iniziative del nuovo governo. Se non ci riuscirà, incorrerà nella violazione non solo degli obiettivi del Patto di stabilità, ma anche del dettato costituzionale che impone che il deficit corrente rimanga al di sotto della spesa per investimenti dello Stato. Il ministro delle Finanze, Oskar Lafontaine, sta studiando alcune via d'uscita tra cui la ridefinizione degli investimenti pubblici, per spostare spese correnti in conto capitale Schroeder e Lafontaine hanno finora escluso una correzione dei bilanci sia con aumenti di entrate fiscali, sia con tagli a spese sociali. Anche Massimo D'Alema ha escluso manovre di correzione del bilancio pubblico, nonostante l'attesa di una crescita economica inferiore al previsto. In queste settimane Roma studia, a integrazione del do¬ cumento di programmazione finanziaria, l'andamento del deficit entro il 2002 e anche in questo caso viene considerato improbabile il raggiungimento del pareggio di bilancio. Il governo francese è preoccupato per il recente rallentamento della congiuntura che fa temere che i successi del governo Jospin nel rilancio dei consumi delle famiglie possano non es¬ sere sostenibili a medio termine, con conseguenze impreviste e negative sul bilancio. Nella dichiarazione comune che ha coronato il vertice di Potsdam, Bonn e Parigi propongono di integrare il Patto di stabilità con un Patto europeo per l'occupazione, che porrebbe il tema del lavoro al centro dell'azione europea, a fronte della grave situazione occupa¬ zionale nei quattro maggiori Paesi dell'Euro. I contenuti del Patto per l'occupazione sono però rimasti vaghi, se non nella richiesta di armonizzare gli standard sociali e fiscali verso un modello sociale europeo che proteggerebbe i sistemi francese e tedesco dalla concorrenza di Paesi più dinamici. Bonn e Parigi chiedono di armonizzare anche gli andamenti sala¬ riali. In Germania nel '99 si prevedono rinnovi salariali nell'ordine del 4% annuo che metterebbero in difficoltà le imprese tedesche nella concorrenza europea. Aumenti cosi elevati darebbero però non solo impulso all'inflazione europea, ma la trasformerebbero in un'inflazione «politica», perché direttamente dipendente dalle scel¬ te redistributive dei governi. Il conflitto che si aprirebbe con la Banca centrale europea diventerebbe così un vero conflitto politico, influenzando, dopo il Patto di stabilità, anche i margini d'autonomia della Banca centrale europea, l'altra colonna di stabilità che regge l'Euro. Carlo Bastasin