«Iran, è l'ora della pace con Israele» di Maurizio Molinari

«Iran, è l'ora della pace con Israele» Incontro tra i ministri degli Esteri al seminario della Fondazione Agnelli su Islam e Cristianesimo «Iran, è l'ora della pace con Israele» Appello di Dirti a Kharrazi TORINO. Il ministro degli Esteri di Teheran, Kamal Kharrazi, e il capo della Farnesina, Lamberto Dini, hanno aperto ieri il seminario della Fondazione Agnelli sul dialogo fra Islam e Cristianesimo, segnando un nuovo passo in avanti nelle relazioni fra Iran e Italia. Nel suo intervento, Dini ha rivolto un forte appello a Teheran affinché si «lavori tutti per porre finalmente alle spalle il più tenace dei conflitti del nostro tempo, quello araboisraeliano». La Farnesina preme su questo punto perché il mancato aperto sostegno della Repubblica Islamica al processo di pace è uno degli ostacoli che restano fra Teheran da un lato e Stati Uniti ed Europa dall'altro. «La storia degli ultimi trent'anni - ha sottolineato Dini - prova che la violenza in Medio Oriente non nasce dal fondamentalismo religioso ma dagli estremismi nazionali, dalle loro divergenze o convergenze provocate dalla nascita di Israele». Per voltare pagina l'Italia vuole coinvolgere anche Teheran. Kamal Kharrazi, ex ambasciatore all'Onu e noto in patria come un moderato, non ha concesso molto rispondendo all'invito: «La soluzione globale in Medio Oriente dipende dal rispetto di tutti i diritti dei palestinesi, è l'egemonismo di Israele che fa fallire ogni colloquio. Israele inoltre deve ritirarsi dal Libano del Sud senza condizioni e questo è solo il primo dei passi che deve compiere». Kharrazi si è detto scettico anche su un miglioramento a breve termine delle relazioni con gli Stati Uniti: «Non accettiamo un rapporto con loro che limiti la nostra libertà ed indipendenza, deve essere paritario e basato sul rispetto reciproco. Altrimenti non ne abbiamo affatto bisogno». Ma poi ha mostrato uno spiraglio, indicando in «Paesi come l'Italia, con cui i nostri rapporti sono esemplari, e la Francia» chi può «giocare un ruolo importante in Medio Oriente». Quasi un via libera per future mediazioni e iniziative, magari in coincidenza con la visita a Roma e Parigi che il presidente iraniano, Mohammad Khatami, farà in marzo. L'ospite iraniano non ha invece avuto esitazioni nell'additare l'Afghanistan dei Taleban come «pericolo per la comunità internazionale, base per i terroristi e principale esportatore di droga verso l'Europa». Il «dialogo fra civiltà» era stato indicato a fine 1997 dal presidente iraniano, Mohammah Khatami, come la formula possibile per aprire uno spiraglio della Repubblica Islamica verso Occidente. E proprio su questo terreno Dini e Kharrazi si sono confrontati nei loro interventi nella sede della Fondazione Agnelli, aprendo il convegno su «Religione, società e Stato in Iran e in Italia» che proseguirà oggi a porte chiuse con un confronto che si annuncia serrato fra quaranta esperti e studiosi dei due Paesi. «Le religioni, le tradizioni devono essere terreno di incontro, è importante rifiutare i falsi profeti che prevedevano uno scontro fra civiltà ed in particolare con l'Islam», ha detto Dini, indicando nell'«accettazione dello straniero, dell'altro» da parte di tutte e tre le tre religioni monoteiste la chiave di lettura per «trovare le convergenze ed allontanare i fondamentalismi». «Le civiltà sono fra loro complementari ed il dialogo si deve fondare sull'etica del rispetto per l'uomo e sul rifiuto della brutalità», ha replicato Kharrazi, dicendosi anche favorevole ad affrontare il tema assai delicato per le teocrazie del «rapporto fra religione e potere politico». Ma alcune differenze restano. Dini ha fatto più volte riferimento al coinvolgimento della terza religione monoteista - l'ebraismo - nel dialogo Cristianesimo-Islam, citando anche il Vecchio Testamento con il nome ebraico di «Torà». Un gesto dal forte conte- nuto politico. Ma la risposta di Kharrazi è stata esplicita: «Fra le religioni monoteiste sono Cristianesimo ed Islam che rispettano la giustizia». Lo stesso Kharrazi ha però poi scelto di terminare il suo intervento alla Fondazione Agnelli citando il versetto del Corano che invita tutti i musulmani a «dialogare con la gente del Libro (cioè cri¬ stiani ed ebrei, ndr) nel migliore dei modi». Al termine della prima giornata di lavori alla Fondazione Agnelli, Kharrazi è tornato a Roma per una cena di lavoro con il ministro del Commercio Estero, Piero Fassino, durante là quale ha discusso le prospettive per nuovi investimenti italiani ed anche l'esposizione debitoria dell'Iran. Oggi a Roma Kharrazi è atteso da una fitta agenda di incontri: D'Alema, Scalfaro, Violante, Mancino e un nuovo colloquio con Dini a Villa Madama. Imponenti le misure di sicurezza nel timore di proteste dell'opposizione dei «Mojaheddin del Popolo». Ieri proprio un gruppo di esuli iraniani ha contestato Kharrazi inscenando una manifestazione e tirando anche dei pomodori contro l'auto di Dini, pensando che fosse quella della delegazione iraniana. Maurizio Molinari «Israele deve ritirarsi subito dal Libano Sud» «I taleban sono un pericolo per tutto il mondo»